Evoluzione dei pilotis

La casa si trova a Kolbotn, un sobborgo a sud della capitale norvegese Oslo, in un ambiente da aperta campagna, ma il suo disegno respira l’atmosfera tecnologica. Il panorama scivola su rilievi tra i quali s’insinuano piccoli laghi, e così si apre a volte in viste libere, a volte si racchiude in momenti di intimità… L’arte dei progettisti si è rivolta alla soluzione del contrasto di fondo che caratterizza il lotto scelto dai proprietari: per una metà questo mostra l’asprezza di un pendio piuttosto ripido (la differenza di quota tra il livello di accesso e il piano sottostante è di otto metri), l’altra porzione è costituita da un prato pianeggiante. Per ottenere una casa comoda, confortevole, semplice da abitare, la soluzione più ovvia sarebbe stata costruirla sul prato, ma così facendo questo non sarebbe più stato godibile come giardino. Di qui la decisione di edificare sul pendio, ricorrendo ai pilotis: le palafitte.

Caratteristico è il sito: un lotto in parte pianeggiante, in parte in pendio.
L’edificio su pilotis è quasi totalmente staccato dal suolo se non per la parte che poggia sulla sommità del declivio, e copre il pendio sul quale sale la scala di accesso, lasciando totalmente libero il prato.
La soletta in cemento è sostenuta da una struttura in acciaio.
Le pareti esterne sono rivestite in pannelli di fibra di cemento colorati.
Foto: in questa pagina di Nils Petter Dale, nella pagina precedente di Ivan Brodey.Usa il link per avere approfondimenti tematici
Punta il tuo smartphone oppure digita il linkpro seguito dalla stringa chiave
Es:http://pro.dibaio.com/edge-house
<Video, schede web, approfondimenti, dettagli prodotto e altro ancora>Così la lezione di Le Corbusier riguardo all’utilizzo del terreno sottostante all’abitazione, è stata  portata a compimento e mentre l’accesso poggia sul margine alto del pendio, la parte opposta è sostenuta da sottili colonne di acciaio: resta quasi totalmente libero lo spazio sotto la soletta su cui sta la casa. E, dall’accesso al lotto, attraversato il prato, si accede alla casa dopo aver salito i gradini di una scala che è totalmente coperta dalla  casa stessa.
Questa soluzione ha ottenuto diversi obiettivi.JVA Architects: Einar Jarmund, Håkon Vignæs, Alessandra Kosberg: laureati alla Scuola di
Architettura di Oslo.
I primi due hanno costituito lo Studio nel 1995, dopo diverse esperienze lavorative e di insegnamento, in Norvegia e negli USA.
Nel 2004 vi si è associata la terza partner. Vi lavorano 17 architetti. Ha compiuto diverse opere in cui si riscontra un inserimento in contesti difficili, dalla natura forte e dal clima ostico.
Tra queste, molte case private, la Oslo International School di Bærum, Akershus Fortresss per il Ministero della difesa norvegese. Ha curato mostra “Lost in Nature” che dal 2007 è stata itinerante in molti paesi europei, asiatici, americani.Come spiegano i progettisti: “non solo di lasciare totalmente libera la porzione di prato pianeggiante, ma anche di evitare scavi costosi del terreno roccioso per far passare cavi e condutture, che invece così sono semplicemente poggiati sul pendio, occultati sotto la scala”.
Il luogo, anche dopo la costruzione della casa, mantiene intatte le sue caratteristiche paesaggistiche: il contrasto tra pendio e prato resta evidente sotto la casa e, anzi, la presenza di questa permette di apprezzare l’importanza del dislivello.
Così, insistono i progettisti, “si crea un dialogo di efficacia teatrale tra volume e luogo.
Le caratteristiche dell’ingresso e quel che si esperisce stando all’interno della casa, non fanno che accentuare questo dialogo”. L’interno è “compatto e organizzato in modo orizzontale attorno al taglio attraverso il quale si entra, alla sommità della scala.
Camere e servizi sono strutturati attorno al corridoio”.
Dal punto di vista costruttivo si tratta di un edificio convenzionale realizzato in elementi prefabbricati di vari materiali. Dal punto di vista architettonico si tratta di una soluzione efficace a un problema abitativo e ambientale.

La casa è disegnata dalle grandi finestre e dalla copertura che aggetta con leggerezza.
La struttura portante è di acciaio, la soletta in calcestruzzo che, lucidato, diventa pavimentazione. Le pareti interne sono rivestite in compensato di betulla. Le foto sono di Nils Petter Dale.Usa il link per avere approfondimenti tematici
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Es: http://pro.dibaio.com/lecorbusier-pilotis
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