Tecniche di restauroLa meraviglia di Ibla

Ibla sorge sulla collina che domina la città di Ragusa, alta su un costone roccioso che resta aperto su tre lati, splendido dominatore dell’aspro panorama montano della Sicilia meridionale. La sua particolare collocazione, quasi di vedetta, di isolato avamposto, di solitaria torre di guardia ha fatto sì che gli sviluppi, e anche gli scempi, urbanistici dell’800 e del ‘900 non la toccassero. Così sembra che a Ibla il tempo si sia fermato ai primi decenni del ‘700: epoca nella quale essa fu edificata dopo che un terribile terremoto aveva colpito la Ragusa Medievale, causandone la totale distruzione. Ibla ha, fin nel nome, il fascino del mistero che accompagna tutto quel che il tempo sembra consegnarci come reliquia intonsa a testimonianza di un’epoca passata. Entrarvi è come riuscire a penetrare nei meandri di un’altra epoca, e riscoprire che quest’epoca che sembrava passata è invece ancora presente e viva nei suoi monumenti, nelle sue stradine contorte, nelle sue scalinate scoscese. Con i suoi archi, coi suoi slarghi irregolari, con le armonie dei suoi palazzi imponenti, con le sue maestose chiese, slanciate e ricche di ornamenti, costruite con il roseo calcare, Ibla offre un panorama unico: qui il barocco trova la sua espressione più incontaminata, più completa, più pura. Il Duomo di Ibla, intitolato a San Giorgio, si eleva al sommo di una suggestiva scalinata che si innalza dalla piazza centrale dell’abitato. Scalinata e facciata del Duomo costituiscono uno scenario di indescrivibile bellezza. I tre ordini architettonici mediani articolano la facciata in uno slancio verticale che trova il suo compimento nella cuspide in stile neoclassico che raggiunge l’altezza di 43 metri, sorretta da sedici colonne e che sembra proiettare la croce più in alto, nel pieno del cielo. La dinamicità ascensionale è ulteriormente accentuata dalla bombatura dei settori centrali inquadrati dalle colonne: questi scandiscono verticalmente la facciata e avanzando gradualmente verso la linea mediana del fronte ne sottolineano la curvatura che protende in avanti l’organismo architettonico. Una sinfonia di accenni e di sfumature, di slanci e di volute, di ornamenti e di dinamicità: il barocco qui appare nella pienezza delle sue potenzialità, nella gloria della sua espressività più ricca e fastosa. Fu costruito intorno al 1744 su progetto nel noto architetto Rosario Gagliardi. All’interno il Duomo, su pianta a croce latina a tre navate su pilastri, presenta una profonda abside arricchita da vetrate decorate. Molto pregevoli le tele rappresentanti il “Riposo in Egitto”, “L’Immacolata” e “L’Angelo Custode”.All’interno possiamo inoltre ammirare, oltre alla Santa Cassa (un’urna in argento posta in una nicchia al di sopra dell’ingresso laterale), la lapide del Conte Bernardo Cabrera, uno splendido organo e, nella sagrestia, un’antica pala d’altare in stile gaginiano insieme alle statue di San Giorgio, San Mercurio e Sant’Ippolito. E’ in un contesto tanto ricco di arte, tanto carico di ornamenti e di storia, che le installazioni Bocchiotti dimostrano la loro capacità di inserirsi nell’ambiente senza modificarlo, senza minimamente disturbare la sua augusta ricchezza decorativa e ornamentale. Le canalette Bocchiotti sono in grado di ospitare i cavi per la distribuzione dell’energia e dell’illuminazione in modo tale da rendere la presenza di queste moderne installazioni connaturali al manufatto antico, la cui armoniosa bellezza resta esaltata dai nuovi impianti che contribuiscono a renderlo vivo e attuale anche oggi. Elena Belloni

 

 

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