SULLA GRANDE SCALA

Sommatoria di storia, accumulo di passioni, centro di civiltà, cuore del nostro mondo cristiano. Betlemme, la “casa del pane” (questo il significato del nome in lingua ebraica) emerge nel panorama della Terra Santa, da secoli saldata alla vicina Gerusalemme.
Questa, luogo della crocifissione, quella, luogo della nascita: e, tra i due, scorre la corrente di pellegrini che ricalcano le orme lasciate da Gesù duemila anni fa.
I Francescani preposti alla custodia della Terra Santa, e all’accoglienza dei pellegrini, hanno voluto il St. Francis Millennium Center attiguo alla chiesa con la grotta ove nacque Gesù.
Il terreno è scosceso e l’edificio vi si raccorda salendo come una gigantesca scalinata, dando luogo a diversi spazi, figurando un’ascesa fisica e simbolica.
Come scrive l’architetto Pier Lodovico Rupi, l’edificio è inteso anche come monumento.
Per questo è stato connotato con figurazioni e segni che rimemorano la tradizione antica della Terra Santa ed è interamente costruito con la pietra del colore del deserto.
Salendo dalla piazza posta a metà altezza del complesso si trova prima il Museo della vita e del lavoro al tempo di Gesù, poi, sopra ancora, il ristoro e infine, al piano più alto, gli uffici della Custodia.
Scendendo dalla piazza verso il basso, si trova la Millennium Hall, grande sala per cinquemila persone e, sotto, altri cinque livelli con ambienti per la documentazione e l’informazione, per la scuola e il gioco dei bambini e, infine, per le esposizioni.
Due grandi ascensori, capaci di contenere i passeggeri di un intero pullman, mettono in
connessione le due strade, che si trovano al di sopra e al di sotto dell’edificio, con i dieci livelli nei quali si articola la costruzione. Il progetto è stato concepito come parte organica di Betlemme: un tema evidentemente arduo a causa della sproporzione dimensionale del nuovo Centro rispetto alla trama degli edifici esistenti.Per raggiungere l’armonizzazione, l’edificio è stato organizzato secondo un sistema frantumato così da risultare, pur nella sua unitarietà, scomposto in volumi ordinatamente aggregati: secondo il modello degli antichi monasteri.
Per mantenere continuità con l’orditura della città è stato articolato in una molteplicità di spazi aperti, terrazze-belvedere, gradonate, camminamenti esterni, che intersecano variamente la costruzione e che aggiungono alternative di percorso e di aggregazione.
Nel disegno dell’edificio, al raccordo fisico con l’intorno si è associato anche il richiamo alle nuove architetture razionaliste dell’Israele contemporanea.
Perché, se nel nuovo centro si distinguono i simboli della tradizione cristiana, esso non poteva apparire estraneo alla situazione odierna, caratterizzata da edifici razionalisti.
Così, ecco il grande arco che apre la parte alta del complesso, sormontato, secondo un disegno che si ricollega alla tradizione, da una serie di archetti a loggiato. Mentre, se si osserva da lontano, si nota come il complesso costituisca una massa unitaria, di dimensioni inconsuete rispetto a tutto quanto lo attornia: ma la differenziazione delle aperture, dei terrazzi, dei balconi, dei loggiati, ne scava l’imponenza facendo sì che le due scale dimensionali: quella massima rappresentata dal complesso stesso e quella minima degli edifici più antichi, si possano accostare.St. Francis Millennium Center a Betlemme

Committente: Custodia di Terra Santa, Gerusalemme
Progetto: Ing. Arch. Pier Lodovico Rupi, collaborazione Studio Fani Associati
Assistenza al cantiere: Ing. Nagib Nasser
Apparecchi di illuminazione: Targetti Sankey, Firenze

Lo scalone che innerva la parte centrale del complesso costituisce l’elemento principale dell’invenzione architettonica: esso, più che mettere in rapporto tutti i livelli del complesso, accenna alla mediazione tra questi e il paesaggio.
Mentre gli elementi a torre che si accostano al grande corpo non giungono a rappresentare uno slancio verticale, poiché sono limitati in altezza. E le specchiature verticali non si estendono mai in modo uniforme: sono limitate da spigoli e rientranze.
Il panorama del costruito si profila con quel misto di ordine e disordine che imita l’accumularsi di strutture sovrapposte nei secoli: la sua molteplicità ordinata non giunge a rappresentare un gravame che blocca la logica del luogo. E l’edificio del Centro diventa come un nuovo colle abitato.

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