LOFT GENERATION

Spazi sviluppati in altezza percorsi da scale concepite come opere d’arte: questa è la prima immagine che danno di sé i migliori loft. Un’idea di casa apprezzata dalle giovani generazioni che in uno stesso luogo, amano, vivono e lavorano.

Il loft, ormai è evidente, ha rivoluzionato il nostro modo di concepire lo spazio abitativo e nulla è più come prima. Dovendo entrare col progetto in una scatola muraria (la fabbrica o il laboratorio) pensati a misura di macchina e non di uomo, per ricavare zone che siano funzionali al nostro modo di abitare, l’architetto progettista si trova di fronte a una libertà di manipolare lo spazio del tutto nuova. La fantasia dei più quotati artefici di loft tende oggi a un immaginario da fantascienza: una super realtà dove tutto s’intravede in scorci da capogiro con la precisa volontà di straniarsi da qualsiasi abitudine “casalinga” del passato. La tendenza di fondo è di liberarsi dai precedenti condizionamenti per inventare una nuova “macchina da abitare” dove l’uomo ha più libertà e meno rassicuranti consuetudini.In una palazzina Liberty di Brescia, dove dal 1889 si produceva la birra Wührer, è stata ricavata dallo Studio AG&F Architetti di Milano una grande abitazione che si svolge su tre livelli. La scala assume nel progetto una connotazione estetica, diventando un elemento scultoreo e suscitando curiosità per la zona superiore.In questo interno vince su tutto un sistema trilitico di pareti ortogonali che delimitano spazi aperti, tutte rigorosamente bianche come il pavimento. È il trionfo della geometria del piano come elemento costruttivo di spazi conchiusi, e delle prospettive multiple provocate da intersecazioni di piani orizzontali e verticali. In questo paesaggio alla Escher si aggirano opere d’arte antica cinese, sculture e vasi collezionati dal raffinato proprietario. Giustamente questi reperti di scavi meritano l’effetto straniante del gioco architettonico: le opere, soprattutto le statue, sembrano muoversi leggere nello spazio bianco, diffondendo il loro fascino arcano dopo millenni di oblio.La scala d’angolo, unico oggetto nero in un mare di bianco, ha un ruolo da protagonista nella sua semplice forma esemplare e perfetta. La sensibilità artistica e l’amore per le antiche civiltà del padrone di casa ha permesso all’architetto Stefano Napoletani, dello studio Wawes Project, di creare uno spazio fantasmatico dove è più di casa l’arte che non la realtà.È un loft tranquillo caratterizzato da una scansione classicamente razionalista degli spazi, cioè con andamento ortogonale su reticolo quadrato, senza artifici e illusorie prospettive barocche. Il bianco di pareti e soffitti è di prammatica, ma il colore fa una violenta comparsa con le scale rosso fuoco e una parete arcobaleno. Il pavimento in marmo grigio spegne in parte l’intensità sia del bianco sia dei colori, e permette ai mobili candidi di spiccare con evidenza.Gli imbottiti e i tavoli che arredano il soggiorno sono pezzi classici del design europeo (divano “Extrawall” di Piero Lissoni, tavolino “Adjustable table” di Eileen Gray, poltroncine LC1 di Le Corbusier, sedie bianche “Panton chair” di Werner Panton, tavolo da pranzo “Beam” e tavolino basso illuminato di Piero Lissoni). C’è tutto il Ghota del design internazionale.

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