Soggiorni tra morbidezza e rigore


Il soggiorno, è il luogo del relax, della convivialità, della conversazione. in questo servizio tre modi di interpretare quest’area della casa.

Pier Picavet, uomo di comunicazione e di strategia per l’austriaca Wolford ha scelto come buen retiro una delle più belle ville della Costa Smeralda. Seguendo in pieno lo “stile Cuelle”, famoso per la sua volontà di costruire confondendosi con la natura, la villa ingloba i grandi massi di granito disseminati in questo angolo della Sardegna. Il soggiorno ne è completamente invaso e la scala che conduce alla zona notte li contorna poggiandosi in parte su di loro. Qui l’architettura è un’originalissima sintesi tra luminosità mediterranea e cavernosità preistorica, un mix accogliente che ci fa sentire all’interno di una conchiglia. Il soffitto è fatto con tronchi a vista e un incannucciato particolarmente scuro che richiama i toni “bruciati” del cotto del pavimento, materiali scelti per creare un effetto di
bicromia piacevole e nello stesso tempo austera.

Un “mandarino” della moda amando la natura primitiva e selvaggia ha scelto
per le sue vacanze una villa costruita tra e sopra i macigni levigati dal tempo.

Un ritratto di Pierre Picavet nella villa in Sardegna.
Camino “Filofocus a parete”, design Dominique Imbert, Focus, distribuito da Celsius Italia.

La casa milanese dell’architetto Vanna Brega è una creazione di tendenza che s’ispira a un surrealismo metafisico. C’è un design che per sentirsi moderno ricorre alle forme strane e innaturali, ce n’è un altro che preferisce far scattare la scintilla della modernità tra oggetti dalle forme tradizionali che però hanno dentro di sé una forza onirica ed emblematica. In questo angolo relax c’è un semplice divanetto ricoperto da una housse celestina posto tra un pilastro a larghe fasce e una scultura inquietante: il ritratto iperrealista di una signora con collo di pelliccia. Una presenza
che ci fa sentire in un ambiente bugiardamente tranquillo dove sotto la cenere cova uno spirito caustico pronto a scattare.
La lampada di Memphis è un uovo gigante posato sopra un cilindro giallo uovo, forse un simbolo o un totem. Due oggetti, una teiera e uno spremiagrumi, sono di Philippe Starck nel suo periodo più avveniristico.
Sulla signora a seno nudo con cagnolino incorporato è meglio non indagare.

Un angolo per il relax e la conversazione viene animato dall’architetto
Vanna Brega con alcuni oggetti di design e sculture d’avanguardia.

Un ritratto di Vanna Brega.
Tavolino, “Quaderna”, Zanotta; sculture, Rod Dudley; manifesto, Dudovich.
Ceramiche, “Vertigo”, di Naoto Fukasawa, B&B Italia.

Negli anni ‘70 è fiorito a Bari e dintorni un “design radicale” con caratteri peculiari che evolvendosi continua a dare i suoi frutti. L’architetto Francesco Mancini ne è stato un capofila.
Per un glorioso calciatore degli anni ‘80 Mancini ha costruito pezzo per pezzo questo interno dai colori accesi su sfondo assolutamente bianco.
È uno spazio concepito come una composizione di forme – colori in movimento, come un quadro tridimensionale
animato. C’è in questo modo di operare una sensibilità da scultore (come avveniva con i grandi pionieri del modernismo), ma sempre calata nella funzionalità dei singoli mobili. Unica deroga: la libreria col cubo rosso, più
scultura che mobile, e la consolle trafitta da un tubo d’acciaio che parte dal soffitto, un fulmine a ciel sereno. Come dice chi ci abita, l’ex-calciatore Antonio Di Gennaro: “In una casa sono i dettagli che te la fanno sentire tua”.

Una sinfonia di rossi, violetti e blu caratterizza questo interno di un capofila
storico del “design radicale” pugliese, l’architetto Francesco Mancini.

Un ritratto dell’architetto Francesco Mancini.
Tavolino “Quadro”, di Karim Rashid, Bonaldo.

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