SOGGIORNI A TINTE FORTI

Servizio di Nausicaa Ferrini

I toni caldi dell’arancione avvolgono in doppia altezza il soggiorno del pittore Romano Notari suddiviso in zona studio in alto e zona conversazione in basso.

La scelta di un effetto colorato può risolvere il problema della caratterizzazione di un ambiente. Il colore è elemento fondamentale nell’arredo e definisce lo stile di una casa. Modifica le proporzioni e la prospettiva, regola la sensazione di calore e influisce sullo stato d’animo. Immaginare il cerchio cromatico aiuta a capire la natura e le caratteristiche dei singoli colori: sono detti “caldi” quelli che vanno dal rosso-viola al giallo, mentre tutti gli altri, che danno l’impressione di una maggiore ampiezza spaziale, sono chiamati “freddi”. Attualmente il design predilige i colori sfumati, a base di grigi, beige e tinte scure spesso associati a pavimenti in cemento o resina. Nella foto il soggiorno del pittore Romano Notari “esplode” di energia e luce. Il giallo e l’arancio sembrano accendere ogni elemento dello spazio arredato in stile anni ‘70, l’epoca dei mobili in materiale plastico. Riconoscibilissima la poltrona gonfiabile “Blow”, disegnata da De Pas, D’Urbino e Lomazzi per Zanotta, pezzi famosi di design anche le lampade di Artemide.

Nelle tre foto: libreria “Aristea” in legno massello disegnata da Pininfarina (Riva1920); poltrona “Palla” in midollino disegnata da Travasa, è un modello degli anni sessanta che ha fatto storia per la sua semplicità (Vittorio Bonacina); lampada “Bubble” disegnata da Bottin, (Foscarini).

Doveva essere una casa di tradizione popolare con i materiali che con coerenza rispettavano questa origine: non marmo ma legno, non tende di voile ma paglia, non tessuti fiorati ma grezzi come la juta o la tela da materassi. Questa era la volontà iniziale del padrone di casa quando ha ristrutturato questo appartamento di ringhiera sui Navigli. Successivamente un oggetto d’arredo si è aggiunto all’altro per creare un insie-me di stili volutamente diversi. Il mobile di Sottsass si fa spazio con prepotenza fra gli arredi della casa. Richiami africani si uniscono a forme anni ‘50, come quella della specchiera sopra il divano viola, rifoderato con l’aggiunta di un materasso. L’intervento decorativo sulle pareti è stato affidato ad un restauratore che le ha trattate “a straccio” dipingendo a tempera un fregio sulla parte alta.

Nelle tre foto: “Le Danzatrici”, lampade formate da uno stelo d’acciaio curvilineo e da un vetro diffusore smerigliato formato a mano, (Album); comodissimo divano in rattan, (Gunther Lambert); “L’Escalier” fa parte della collezione “La route du Thé”, un sistema di sette elementi modulari con molteplici funzioni: bar; tv; hi-fi, secrétaire.., (Roche Bobois).

La casa di Venezia della designer Fiorella Mancini è quanto di più lontano ci possa essere da un appartamento di stucchi e seminati, da quella tradizionale alterigia che contraddistingue alcune case della città dei dogi. E’ un affollarsi di colori, di oggetti di design smisurati, di prototipi che superano il senso comune, è il regno del kitsch, del sacro e del profano, riprendendo le parole della padrona di casa. L’estro e l’originalità che aveva portato Fiorella Mancini a trasformare il mito veneziano settecentesco delle maschere carnevalesche di Colombine e Arlecchini in un altro popolato da draghi e grifoni, trova libero sfogo in questo piedàterre, luogo di riflessione e fucina di progetti nuovi nati metaforicamente tra le uova cuscino nel nido “La cova” di Gianni Ruffi. Una inquietante presenza incombe dal soffitto: è “Il colombo che divora il turista”, di Ludovico de Luigi. Una sorta di eliminazione e di vendetta rovesciata: i monumenti cittadini vanno difesi dalle orde del turismo volgare e indiscriminato e non dagli “innocenti” piccioni.

Nelle tre foto: “Spring”’ divertentissima poltrona dalle forme smisurate, design Ron Arad (Moroso); lampada “Colata di vernice” (Taffetà); vasi “forati”, (Venini). Affacciata su uno splendido campiello veneziano la casa della designer Fiorella Mancini rispecchia il suo stravagante modo di “sentire“ la vita.

 

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