SEZIONE SPECIALE – PROGETTI MENZIONATI

L’eco generato dagli eventi catastrofici di origine naturale si riverbera, per necessità di cose, non soltanto sulla situazione storico politica di un Paese, ma anche e soprattutto sulla condizione economico e sociale della zona interessata.
Il sisma che ha colpito la provincia dell’Aquila nel 2009 ricade tipicamente in uno di questi casi, soprattutto in quanto catalizzatore di interesse verso un paesaggio (quello abruzzese appunto) i cui borghi sono già da tempo sottoposti all’usura incontrollata del tempo e degli abusi edilizi.
Sito del progetto è il paese di Cocullo (AQ) , noto come stazione di svincolo dell’Autostrada A25, ad oggi di competenza della Strada dei Parchi SpA, Ente privato addetto alla gestione e manutenzione dei servizi stradali in una zona di alto interesse naturalistico che coinvolge la presenza di ben sei Parchi Naturali.
Venire a contatto con il borgo e la sua situazione post – aprile 2009 è significato prendere atto di un paesaggio in cui la solitudine ha preso il posto dell’intimo calore folkloristico da sempre presente. La piazza di accesso al paese, occupata da tende provvisorie, riecheggia occasionalmente le voci dei pochi abitanti rimasti. È facilmente percepibile il senso di abbandono di questi luoghi che hanno dovuto rinunciare anche ai rari eventi di affluenza (come la nota festa dei Serpari del 1 maggio) e con la scomparsa dei principali monumenti architettonici hanno perso ogni motivo di interesse. […]Frattura Vecchia è una frazione di Scanno (AQ), tra i borghi più noti dell’Abruzzo grazie alla bellezza del paesaggio in cui si trova immersa, la Valle del Sagittario. In questa regione l’emigrazione, l’abbandono, la condizione di marginalità, hanno infatti custodito un ambiente ancora largamente incontaminato, il che dovrebbe favorire uno sviluppo economico fondato su un turismo attento ai volori dell’ambiente e delle tradizioni locali.
La storia di Frattura è segnata da continue calamità naturali, fino al 1915, quando, a seguito del terremoto della Marsica, fu distrutta e la popolazione venne trasferita inizialmente in baracche provvisorie e poi, nel 1941, nel nuovo insediamento di Frattura nuova. Oggi il borgo si presenta disabitato, e per la gran parte allo stato di rudere: del nucleo originario rimane solo una porzione della torre campanaria mentre si sono parzialmente conservate alcune case nel borgo extra-moenia.
Il borgo è solo apparentemente congelato al 1915, in realtà il passare del tempo lascia il suo segno, visibile nella vegetazione infestante, nel degrado dei materiali, nei continui crolli. Il terremoto che ha scosso L’Aquila nell’aprile dello scorso anno ha avuto poche ripercussioni in questa area, eppure a Frattura vecchia ha provocato dei danni.
Da queste condizioni deriva la necessità di un impegno verso il recupero dei centri storici minori. […]Nell’etimologia della parola “catastrofe” risuona il verbo greco “strèpho” che ha, tra i suoi numerosi significati, anche quello di “girare” nel senso di “girare la barra del timone”, mutando rotta, oppure di “voltare lo sguardo”, “ruotare le pupille”, cambiando panorama. In questo senso la catastrofe non è solo una figura retorica tradizionale della distruzione e dell’annientamento, ma anche un simbolo di trasformazione.
Nella parola catastrofe c’è insomma tutto quello che Paul Klee esprime con il suo “Angelus Novus”, ovvero un angelo come simbolo della storia che guarda ad un passato che accumula rovine su rovine e volge le spalle al futuro, ad un futuro verso il quale è costretto a tendere perché sospinto da una tempesta, simbolo del progresso. […]

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