Semplicità e tradizione


Il bicchiere mezzo pieno

Semplicità e tradizione nell’arredo come segno di una convivialità che supera il tempo e le mode.

di Paola Podenzani

Si può quasi immaginare di vedere entrare Carlo Cassola dalla porta socchiusa di questa sala da pranzo di un cascinale ristrutturato, guarda caso, nella campagna intorno a Firenze. Il grande scrittore, romano di nascita ma toscano nell’anima, che tanto amava la dimensione rurale, ben volentieri avrebbe accettato un invito a questa tavola dove gli oggetti parlano di famiglia e tradizione, di gesti semplici e rituali, di ospitalità e calore domestico. Protagonista assoluto di un tale spazio non può essere che il camino, focolare intorno al quale si susseguirono generazioni di famiglie, con la sua architrave del XVI secolo in pietra fregiata, gli alari in ottone decorato a sostenere con gusto i
grossi ciocchi di legno, i mattoni anneriti dall’usura, la pentola in ghisa riposta ad attendere le castagne.

Carlo Cassola nasce a Roma il 17 marzo
1917. La madre è originaria di Volterra mentre il
padre è lombardo, ma vissuto a lungo anch’egli
nella cittadina toscana. E proprio la Toscana, in
particolare la Maremma, diventerà la patria poetica
e spirituale dello scrittore, che vi si trasferirà
nel ’40, partecipando anche alla Resistenza. I
suoi scritti principali sono Fausto ed Anna, di
argomento partigiano, La visita, raccolta di racconti
di vita rurale, e il celeberrimo La ragazza di
Bube, per il quale lo scrittore venne insignito del
premio Strega nel 1960.

Alle pareti pochi quadri e tanti, tantissimi utensili da cucina trasformati da oggetti di uso comune a elementi decorativi, come le belle budiniere e casseruole in rame, lucide come gioielli e ordinatamente allineate, che trovano posto sia in un ambiente rustico come questo che in uno di concezione più moderna, purché abbinate a materiali caldi, come la pietra, il legno, o un marmo dal tono di colore acceso. Perfettamente in stile anche la stadera, la bilancia delle nostre nonne, facilissima da scovare in un qualsiasi mercatino dell’antiquariato, e sospesa sopra un delizioso, minuscolo lavabo antico in pietra che sembra una cavità naturale della parete. L’illuminazione artificiale è affidata ad una lanterna applicata alla trave principale, soluzione che regala un’atmosfera raccolta e accogliente grazie al passaggio della luce attraverso il vetro. Un oggetto questo di grande fascino che si può acquistare in una delle molte botteghe artigiane fiorentine o veneziane, o in una versione più etnica e variopinta, durante un viaggio in Marocco o in Indonesia, dove è simbolo di unità famigliare e di amore coniugale.

“Nulla è più
stupefacente di
un’esistenza comune,
di un cuore
semplice”.

Elementi della tradizione che evocano momenti di gioia e serenità, che portano la mente a una domenica di festa da trascorrere in famiglia, tra odori e sapori noti, uniti a un comfort di contemporanea concezione in cui tutto è a portata di mano, comodo e di grande charme. Sopra il camino fanno bella mostra di sé le alzatine ricolme di frutta in ceramica dipinta, i candelabri antichi di materiali disparati, il vecchio macinacaffè in metallo, mentre la finestra è allegramente incorniciata dalle tendine a quadretti rossi e bianchi che ricordano un picnic all’aria aperta, o le tavole di un’osteria affollata, dove assaggiare un calice di buon vino in un pomeriggio di festa. Allegria e suggestione d’altri tempi anche nella tavola apparecchiata con stoviglie in terracotta artigianali, pronte ad accogliere, e quasi se ne sente l’odore, una ribollita fatta ad arte, da insaporire con un filo d’olio, “quello bono”. Si sente proprio la mancanza di commensali a questa tavola, davvero ci si aspetta di veder varcare la porta da un’allegra comitiva, affamata e chiassosa, e il pensiero ritorna a Carlo Cassola, che ben conosceva le gioie di una vita trascorsa tra gli amici, circondati dalle proprie piccole cose e che proprio nel racconto Gita Domenicale scriveva: “Nulla è più stupefacente di un’esistenza comune, di un cuore semplice”.

 

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