Santuario di San Gabriele, caso emblematico

Questa vuole essere una testimonianza personale, che intende comunicare tanto un forte disagio quanto un vivo desiderio di risolvere un problema specifico. Il Santuario di S. Gabriele dell’Addolorata di Isola del Gran Sasso (Teramo), tra i più rinomati in Italia, sede della Fondazione
Staurós Italiana, vive da lungo tempo una situazione quantomeno
anomala riguardo agli spazi circostanti. L’enorme complesso dell’antico e del nuovo santuario insistono su un’ampia collina spianata e completamente aperta a sud e ad ovest. Pellegrini o visitatori giungono in auto fino al muro perimetrale del santuario e l’intero spazio antistante assolve praticamente alla funzione di "libero parcheggio". Di recente, si è ricorso al surrogato di aiuole prefabbricate per creare un argine alle macchine e alle folle, onde ovviare al conseguente frastuono e disordine. Non mancano proposte più idonee, che però necessitano di ulteriore riflessione e molte risorse. In occasione dell’anno santo, su ideazione di Carlo Chenis ed esecuzione Francesco Marrone, si è provveduto a creare una prima fascia perimetrale a modo di sagrato.
P.Adriano Di Bonaventura
Vice Presidente
Fondazione Stauròs Italiana
Isola del Gran Sasso,Teramo

Tale soluzione ha permesso di circondare l’area sacrale di un filtro pavimentale decorato; di iscrivere in esso attraverso l’ordito materico percorsi orientativi e processionali; di evidenziare con «tappeti» policromi i vari ingressi ai due santuari. Il progetto complessivo è ambizioso, poiché prevede la sistemazione dell’intera area. In tal modo, attraverso strutture architettoniche e installazioni artistiche l’ampio spazio viene a sacralizzarsi, così che il pellegrino, contemplando natura e arte, può disporsi, tanto ad entrare nel santuario per adorare Dio, quanto ad uscire da esso per testimoniare nel mondo la propria fede. È fuori luogo ricordare che un santuario è spazio qualitativo per entrare nel quale si richiede un corrispettivo tempo qualitativo. In sintesi il santuario necessita di uno spazio, o meglio, di una struttura che faccia da filtro, da preparazione. Ora è proprio questo il sagrato, il luogo in cui può avvenire il passaggio graduale, l’avvicinamento al Santo. Questo flash denuncia in modo drammatico il problema affrontato dal Premio Nazionale di Idee di Architettura “I Sagrati d’Italia”. Ma il discorso appare in generale, di massima urgenza, non solo a livello di programmazione progettuale tra esperti del settore, ma anche per sensibilizzare ed educare il comportamento ecclesiale. Quanto alla “realtà S. Gabriele”, oggi essa assurge a simbolo di luogo dell’infinito, quasi prototipo di “cittadella sacra”, un’autentica meta di preghiera e di pace per l’uomo contemporaneo.

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