Santa Maria MaggioreOrta San Giulio

Spazzaaacaminooo!
I bambini, il viso sporco di nerofumo, il cappellaccio di feltro marrone in testa, lanciano forte l’antico richiamo portandosi le mani ad imbuto sulla bocca. Le donne si affacciano alla finestra con sguardo curioso ed ai lati della strada la gente osserva, sorride. Ed applaude. Passano gli spazzacamini. Oggi è solo una gioiosa sfilata, un ritorno al passato. Ieri per i nonni di questi bambini non era un gioco, ma un lavoro dal risvolto a volte drammatico. Tornano ogni anno in Valle Vigezzo, la valle dei pittori, ripercorrono a ritroso, anche nel tempo, le memorie di quanti, e furono in migliaia, questa
valle lasciavano agli inizi dell’autunno per racimolare un po’ di soldi andando in città a fare gli spazzacamini. Proprio
perché da queste valli dell’Ossola si diffuse il mestiere di spazzacamino non è dato sapere; la storia si mescola con
la leggenda e diventa adesso tradizione. Ogni anno tornano da tutta Europa e sfilano per le strade di Malesco,
Druogno, Santa Maria Maggiore e, per la prima volta, anche ad Orta San Giulio, sull’omonimo lago che fa da confine tra le Prealpi e la pianura novarese. Erano in 750 a sfilare. “Sono venuti, come sempre, non solo dall’Italia, ma anche dalla Svizzera, Francia, Germania, Olanda, Austria, Svezia, Danimarca, Norvegia e, per la prima volta, sono arrivati qui anche due spazzacamini americani, dell’Illinois” racconta Anita Hofer Vice Presidente Associazione Nazionale Spazzacamini.
Questo è il presente fatto di ricordi carichi di poesia. Una volta non era così. E basta il monumento al piccolo spazzacamino che i vigezzini hanno voluto per ricordare come la parte più ingrata di quel lavoro era riservata ai bambini.
“Perché loro, così piccoli e minuti – ricorda Pietro Valsecchi – erano in grado di salire arrampicandosi lungo la canna fumaria e pulire l’interno a puntino. E quando avevano finito ed erano in cima al comignolo mettevano fuori il braccino, erano bambini di sei, sette anni, per segnalare che tutto era finito”. Allora il ‘padrone’ incassava i soldi e ritirava anche la fuliggine e la cenere che veniva rivenduta per fare concime. Non era ambito il mestiere di spazzacamino, ma c’erano famiglie che cedevano il ‘bambino’ per una stagione al prezzo di una forma di formaggio. Si otteneva così il duplice scopo di garantire al piccolo la sopravvivenza per l’inverno e di avere in casa una bocca in meno da sfamare. Quanti ricordi camminando accanto ai vecchi spazzacamini che a loro volta questi racconti li hanno sentiti dai loro genitori e dai loro
nonni. Storie tristi, ma anche storie belle.


Nella foto, da sinistra a destra, Fabrizio Morea, Sindaco di Orta San Giulio, Anita Hofer, Vice Presidente Associazione Nazionale Spazzacamini, Vincenzo Amato, Giornalista.
I 750 spazzacamini per tre giorni si sono ritrovati a Santa Maria Maggiore, per festeggiare, sfilare, partecipare a incontri
e dibattiti con le autorità, hanno, poi, invaso Orta San Giulio per una panoramica dimostrazione della pulitura dei camini sui tetti in ardesia di alcuni tra i palazzi più antichi del borgo storico.

Nelle foto:Alcuni momenti della giornata conclusiva del ‘Raduno Internazionale dello Spazzacamino’. Sono istantanee di, attimi di festa con sfilate, canti e danze che si sono protratti fino a notte, nei caratteristici vicoli di Orta San Giulio e nella frazione di Legro, il paese dipinto.
Da ‘nasino’ sporco di fumo a leggenda del ciclismo d’inizio secolo. Lo sapete chi fu il primo vincitore del Tour de France? Si, Maurice Garin. Ma quello che pochi sanno é che Garin fu prima di tutto uno spazzacamino la cui storia è uguale a quella dei piccoli spazzacamini della Val Vigezzo. Si spostava insieme al suo ‘padrone’ in bicicletta fino a quando ebbe una bici tutta sua. E si mise a correre. Prima per arrivare davanti agli altri quando c’era un camino da pulire. Poi al Tour de France. Anche questa è una storia che raccontano in Val Vigezzo. Per questo motivo vale la pena fermarsi e sentirsela raccontare.
Maurice Garin vincitore del primo Tour de France nel 1903. (Foto tratta da: www.laRepubblica.it)

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