Sant’Ambrogio

Tratto da:
Chiesa Oggi 47
Architettura e Comunicazione

Lo splendore notturno delle Basiliche Milanesi

Sant’Ambrogio


SANT’AMBROGIO

Il progetto ha previsto l’illuminazione generale di tutto il complesso monumentale attraverso differenti tipi di soluzioni tecnico-impiantistiche. Ogni parte del complesso è stata illuminata con quantità di luce atte a restituire, nelle immagini notturne, i significati e i valori che il monumento ha acquisito nel tempo per i fedeli e per la città di Milano. Il luogo del sacro disegna un impalpabile confine tra realtà profana e realtà divina. Ma bisogna ricordare che la luce fisica di per sé non è luce divina, né va confusa con questa. Lo ricordava p. Giacomo Grasso: “se nelle chiese si facesse grande luce, si potrebbero favorire confusioni, come si fa nei supermercati”.
(CHIESA OGGI architettura e comunicazione N. 29, 1998).
Ecco che il gioco di luci e ombre permette di alludere a uno spazio altro, mentre mantiene una netta separazione tra luogo della chiesa e spazi profani. Nel caso di Sant’Ambrogio la compresenza di luce e penombra permette di mantenere anche di notte il distacco del luogo di culto dal contesto. Sant’Ambrogio ha conservato il suo isolamento di ex necropoli, sito periferico delle sepolture, brano urbano dell’architettura conventuale per secoli aggregata alla Basilica. L’illuminazione esterna ha conservato ed esaltato questo aspetto della separatezza. La Basilica è intesa anche come luogo simbolico di congiunzione tra terra e cielo. L’illuminazione più intensa delle parti alte, in contrasto con una larga fascia inferiore in penombra, consente di restituire l’imponenza del complesso. Al fine di evidenziare in modo suggestivo il legame spirituale tra questa Basilica e i milanesi, si è voluta ricreare un’illuminazione che dall’esterno rendesse palese il “calore dell’interno”. A questo scopo sono stati illuminati con lampade particolarmente calde tutti i principali invasi e in modo particolare il portico superiore del nartece e la cella campanaria. La luce calda di 2700 K che “riempie e fuoriesce” da questi invasi rappresenta la luce delle candele votive che ardono nel cuore della Basilica. Per ottenere questo effetto sono stati utilizzati proiettori di vetro diffondente equipaggiati con lampade al sodio Xenon modello CITYLIGHT DSX che grazie al controllo tramite microprocessore POWERTRONIC appositamente sviluppato da OSRAM è in grado di funzionare a potenze diverse (50/80 W) a seconda delle necessità, abbinando una elevata resa dei colori con una alta efficienza e una lunga durata. Le coperture in rame, invece, sono state esaltate nella loro particolare coloritura con sorgenti a luce fredda (4000 gradi K). Per coprire grandi distanze tra punto luce e superficie illuminante e per ottenere potenze adeguate e temperature di colore desiderate ma non disponibili con le lampade in commercio sono stati miscelati diversi tipi di lampade.
Ing. GianPiero Bellomo, Prof. Arch. Gianni Forcolini

 

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