Rubinetti: etica e tecnologia

Chi più spende meno spende… il vecchio detto vale anche per i rubinetti?
Ce ne parla Antonio Frattini, Amministratore Delegato della Antonio Frattini Srl, Azienda leader nel campo della rubinetteria. Lo abbiamo incontrato nella Sala Conferenze di Di Baio Editore, nell’ambito delle iniziative mirate ad armonizzare il mercato dei beni e del design per la casa, sotto il segno dell’estetica e della qualità tecnologica non disgiunta dall’etica.
“Il vecchio detto – risponde Antonio Frattini – non solo è vero, ma va aggiornato. Oggi si trovano rubinetti da pochi soldi, dei quali si può dire certamente che dureranno meno di un rubinetto di pari prestazioni e di prezzo maggiore…. ma non si può fare solo un discorso di prezzo e di durata.”

Perché, che altro c’è?
Si può parlare del design che, come si sa, è il cavallo di battaglia di noi italiani: non a caso esportiamo rubinetti di qualità in ogni parte del mondo, ma non è solo così. C’è anche un problema di sicurezza.

In che senso?
Nel senso che oggi molta parte della produzione, in qualsiasi settore, arriva dalla zona del Pacifico. Per restare competitivi sul mercato, molte aziende anche italiane preferiscono acquistare elementi prodotti in Cina per offrire prezzi bassi. Magari sul piano del design non si notano differenze di sorta, perché il progetto è italiano. Ma la qualità intrinseca è diversa.

Che vuol dire?
I materiali di cui si compongono i rubinetti di prezzo più basso possono essere inquinati, quindi dannosi.
È un’accusa molto grave….
Non un’accusa, una constatazione. In Italia vi sono controlli e certificazioni. Noi che produciamo per l’esportazione dobbiamo certificare tutta la produzione. I nostri rubinetti sono in ottone puro e non inquinano né al momento della produzione, né al momento dell’utilizzo o dello smaltimento. Ma l’ottone ha un prezzo: costa attorno ai 6 euro al chilogrammo. Per un rubinetto ci vogliono circa due chili di ottone, quindi solo di materiale, il costo netto di un rubinetto è di circa 12 euro: cui vanno aggiunti la lavorazione, il trasporto, la distribuzione… In tali condizioni, come è possibile immettere sul mercato rubinetti a 15 euro?».Già, come?
Non usando materiali appropriati. Nel dopoguerra lo si faceva anche in Italia: i carri armati, i cannoni erano fusi e riciclati per altre produzioni. Ma si trattava di acciaio, che rendeva pesanti e solidi i prodotti. Oggi i rubinetti che arrivano dal lontano Oriente sono realizzati, a volte, con materiali composti da scarti di ogni genere. Si trovano materiali contenenti cianuro, e materiali radioattivi: tutte sostanze che qui in Italia sono vietate.
Ma non lo sono in Cina. Il problema è che a mettersi in casa questi oggetti, finiamo per convivere con materiali inquinanti e potenzialmente pericolosi. E l’acqua, fonte di vita, può diventare fonte di inquinamento domestico.

Lo stesso discorso vale anche per le cromature?
Certo. Le cromature realizzate in Italia seguono criteri tali da garantire la salute delle persone, sia al momento della produzione, sia al momento dell’utilizzo. Ma che avviene in quei lontani paesi? Ho in mente immagini di documentari che mostrano gli operai immersi fino alle ginocchia nei bagni di cromo…

E qual è la qualità di queste cromature?
Si dice che la salute non ha prezzo e che, d’altro canto, bisogna risparmiare sulle spese sanitarie… E certamente si può risparmiare sulle spese sanitarie: ma solo se si previene la malattia, anzitutto garantendo ambienti di vita salutari. Così, per difendere la salute bisogna incominciare a garantire che gli oggetti di uso quotidiano non siano fonte di inquinanti.
Negli USA sono vietati i rubinetti contenenti anche una minima percentuale di piombo. Anche in Francia i controlli sono molto rigidi.
Forse qui da noi bisognerebbe controllare di più non solo la produzione, ma anche il commercio di questi elementi di arredo che accompagnano la vita di tutti i giorni…RISPETTO
UNICITA’
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TERRITORIO
TRASPARENZA
ONESTA’

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