Rievocare e aggiornare l’immagine del tempo

Rievocare e aggiornare l’immagine del tempo

Ampliamento e risistemazione dello spazio liturgico: operazioni oggi molto comuni ma che necessitano di comprendere a fondo la continuità nell’evoluzione dello spazio liturgico. L’intervento qui illustrato, realizzato da Sandro Pittini su un edificio della metà del XX secolo, nasce con una riflessione attorno al ruolo centrale dell’altare nell’aula, e attorno all’inserimento di elementi storici, quali il tabernacolo.

Chi si occupa di progettare chiese nuove, come anche di sistemare parzialmente o completamente quelle esistenti, si trova di fronte ad un tema che non ha nessuna attinenza con gli abituali parametri di una progettazione "normale".
L’evolversi del progetto, infatti, si fissa attorno ad alcuni fondamentali contenuti che per la loro specificità assumono un particolare valore. Così ad esempio la questione della durata dell’edificio o della sua consistenza materiale assume un senso del tutto differente rispetto ai parametri "normali": l’edificio chiesa deve durare per molti anni, per decenni e forse per secoli. E’ il luogo nel quale i fedeli si riconoscono in un’assemblea allargata a più generazioni di cristiani. E’ una sorta di luogo proiettato nel passato e nel futuro, contiene in sé la memoria di un’intera collettività
e al tempo stesso le sue speranze per il domani, dove il presente in fondo è poco rispetto a questa sua vocazione. Da ciò deriva l’importanza per le testimonianze della storia passata indispensabile per "fondare" il nuovo edificio sulla sua vera identità. Ma è anche importante capire che cosa vogliamo lasciare alle generazioni future, che messaggio intendiamo scrivere sulle pareti dell’edificio. La lettura che noi abbiamo del passato è fatta attraverso alcune testimonianze che i nostri predecessori hanno voluto lasciare, e in questo le chiese, dalle più modeste alle più importanti, sono sempre state un veicolo fondamentale che attraversa il tempo.

Fronte sud della chiesa: il nuovo
intervento è in intonaco chiaro.
Le aperture sono un segno di continuità.
Planimetria: in tratteggio la vecchia chiesa demolita; in grigio i muri della chiesa del 1952;
in rosso le parti aggiunte.

Le attuali disposizioni liturgiche indicano espressamente che nel progetto ex-novo o nella sistemazione delle chiese esistenti si deve partire con le riflessioni attorno all’altare. Questo è un fatto assai difficile da cogliere e ci si chiede come un oggetto alto circa un metro, largo e lungo mediamente un metro e mezzo, può determinare uno spazio dieci, venti trenta ed anche oltre più grande. E’ in fondo questa la scommessa fondamentale: la dimensione divina non
usa i nostri stessi parametri per misurare. L’altare è il luogo dove si concretizza e si rende manifesto il senso profondo della liturgia: è mensa e sepolcro insieme. Per rendere evidente questo doppio valore, si è utilizzata la pietra d’Istria per la base e il legno di rovere per la parte superiore nella definizione materiale dell’altare. Lo stesso assemblaggio è stato utilizzato per tutti gli arredi sacri principali al fine di renderli riconoscibili. Da quanto esposto emerge che nel progetto della nuova chiesa e soprattutto nella sistemazione di quelle esistenti, ci si deve porre con lo spirito di chi va a costruire o ricostruire l’immagine di un luogo che deve durare nel tempo, guardando però alle sue radici più profonde; questo valore di durata va a condizionare molte scelte di progetto, ma al tempo stesso
dobbiamo essere coscienti che quello che noi lasciamo sarà nel futuro determinante a sua volta. Con questo spirito si sono recuperati alcune importanti opere d’arte provenienti dalla precedente e antica chiesa (in tratteggio nel disegno planimetrico), demolita negli anni cinquanta per far spazio all’attuale edificio cultuale.

Vista verso l’area presbiteriale, col nuovo altare
e il nuovo ambone.
L’aula liturgica: lungo la parete meridionale due ambienti ospitano la Custodia Eucaristica
e il fonte battesimale.

Tra le opere d’arte vanno ricordate in modo particolare, in quanto assumono il ruolo di evidenti segni di continuità storica, la Custodia Eucaristica proveniente dalla precedente chiesa ricollocata in una nuova cappella posta a lato del presbiterio e illuminata dall’alto, una lastra lapidea in altorilievo del XV secolo ricollocata nella parete di fondo del nuovo spazio dedicato al fonte battesimale illuminato da una luce radente proveniente da aperture non visibili all’interno dell’aula. Infine una patera marmorea settecentesca è stata incastonata nella base in pietra dell’altare, mentre una tela di pregevole fattura proveniente sempre dalla precedente chiesa sovrasta le nuove sedi.

Chiesa di San Giuseppe a Treviso

Committente: Parrocchia di San Giuseppe, Treviso
Progetto e d. l.: Arch. Sandro Pittini
Collaboratori: Arch. D. Cazzaro e L. Sottana
Disegno Vetrate: Prof. Angelo Fassina
Progettista strutture: Ing. Roberto Scotta
Impresa Esecutrice: Dal Zilio Virginio & C.
Realizzazione vetrate artistiche: Gibo, San Giovanni Lupatoto ( Verona)
Foto: Massimo Sordi

L’antico tabernacolo ricollocato a fianco
del presbiterio.

L’attuale chiesa del 1952, non è mai stata completata, si è quindi affrontato il ridisegnato dello spazio interno con la costruzione di un nuovo soffitto in tavolato di rovere per migliorare l’acustica, si sono aperte le finestre del registro inferiore delle pareti interne più lunghe dell’aula e la realizzazione di nuove vetrate artistiche, si è riconfigurata la soglia tra l’assemblea e il presbiterio (arco sacro) con la realizzazione di un elemento chiaramente caratterizzato, infine si sono realizzati due ambiti di ingresso laterali per rendere più efficace la mediazione tra l’interno, l’esterno e gli spazi della cripta sottostante.

Sandro Pittini, architetto

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