TRA RICAMI E PROGETTI

In via Lucrezia d’Alagno, a un passo da via Duomo a Napoli, si entra in un mondo che si è fermato. Giovani ricamatrici lavorano con eguale dedizione sia sul labaro della Città di Genova, eseguito per il centocinquantesimo dell’Unità d’Italia, che sull’abito per la statua di San Nicola di Bari, mentre altre sono dedite al restauro di ricami e tessuti come il restauro dei paramenti sacri del Museo diocesano di Bitonto. Si entra nell’officina dei metalli dove si sta lavorando al restauro dell’Urna di San Gaudenzio, la corona in oro e pietre preziose di Santa Maria delle Vergini di Scafati, il pastorale in argento artisticamente cesellato e sbalzato a mano del Vescovo di Forlì, o anche la stautua lignea di Sant’Elena nella chiesa di Santa Maria in Ara Coeli di Roma, lavori di artigianato moderno che affondano le radici nei secoli ma rispondono anche alla più stringente attualità. Qui sono state realizzate anche tutte le bandiere che hanno sventolato nelle Olimpiadi di Torino 2006.
Stiamo parlando della ditta SERPONE, specializzata in arredi sacri. Una realtà importante nella storia di Napoli: un suo opificio ha lavorato a San Leucio, borgo in provincia di  Caserta, la capitale della seta di fattura borbonica. A Nola, storico centro di fonderie pontificie, dispone di un forno dove nascono ancora oggi creazioni in bronzo come la statua del Beato Giovanni Paolo II posta nella piazza di Nizza, e, ancora chiavi di città, opere monumentali come l’aquila che svetta sulla colonna di marmo che onora i caduti di Torano. Tutto nasce a Napoli: compresi quei gonfaloni che rappresentano tante città d’Italia, oppure quegli splendidi abiti con i quali i ministri religiosi armeni hanno ossequiato in Vaticano Papa Giovanni Paolo II, e le bandiere che sventolano a Palazzo Chigi e sulle facciate di molte altre sedi istituzionali. L’Arch. Francesco Serpone, specializzato in Architettura Sacra, ha ampliato l’area di interventi anche alla progettazione e ristrutturazione di presbiteri per il corretto adeguamento liturgico secondo i principi espressi dal Concilio ecumenico Vaticano II. Esempi ne sono l’intervento nel presbiterio della chiesa di Santa Maria in Portico di Napoli o quello della Chiesa di San Giuseppe a Roma.L’attività della famiglia Serpone cominciò a Napoli poco dopo i moti rivoluzionari del 1799, con la produzione di paramenti ricamati per i prelati cittadini (erano attive ben 400 chiese nella sola cinta urbana).
Nel 1820 il laboratorio fu ampliato e cominciò la produzione di altri beni tessili (bandiere, ecc.).
Un impulso importante all’evoluzione dell’azienda si deve a Vincenzo Serpone (1868-1953). Allievo dei maestri Toma e Simonetti (conosciuti pittori del periodo), volle elevare il ricamo a livello artistico: ciò lo spinse a sedersi personalmente al telaio, ove realizzò alcune grandi opere ad altorilievo. A Vincenzo si deve altresì l’ampliamento della produzione, con l’introduzione dei manufatti in metallo fuso e cesellato, dei legni intagliati e di tutti i materiali usati nell’arredo sacro, inserendo in azienda alcuni tra i più competenti artigiani napoletani dell’epoca.
Con l’arrivo dei figli Ruggiero (1892-1977) e Mario (1897-1971) venne incrementata la gamma con nuovi disegni e modelli portando la SERPONE a essere premiata in molte esposizioni nazionali e internazionali, con lavori a Costantinopoli, Malta, Francia, Stati Uniti e in altri paesi. Venne avviata anche la vendita per corrispondenza per mezzo di cataloghi che faranno il giro del mondo. Oggi, dopo la recente scomparsa di Vincenzo Serpone, l’Arch. Francesco Serpone con Franeceeesco e Pietro, figli di Vincenzo, continuano l’opera degli avi, combinando le tecniche tradizionali con le nuove tecnologie digitali.

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