CONCEPITA CON IL COMMITTENTE

Il clima ridente dell’Adriatico accoglie un progetto, firmato da Angelo Campo con la consulenza del Vescovo, S.E. Mons. Tommaso Valentinetti, che si distingue per l’assenza di vacue pretenziosità formali ma anche per la ricchezza di articolazioni, mentre il senso di sacralità è espresso da un’originale vetrata.

La ricerca di effetti estetici di grande impatto e di forme squillanti ha portato, soprattutto in edifici di fondamentale importanza quali le chiese, a realizzazioni a volte eccessivamente ricercate, ma non necessariamente per questo più significative nel contesto della società contemporanea. Tale problema è ravvisabile ovunque, ed è uno degli aspetti che hanno accompagnato il diffondersi di architetture ecclesiastiche in generale ritenute di non grande qualità, soprattutto nei decenni passati.Lungo l’Adriatico non sono molti gli esempi di chiese nuove dotate di caratteristiche tali da potersi dire ben inserite nel contesto, e allo stesso tempo dotate di notevoli qualità intrinseche. A questo si aggiunga che lungo tutta la costa adriatica il contesto si è deteriorato notevolmente proprio negli ultimi decenni.
Quando invece d’altro canto andava crescendo l’attenzione alla qualità della progettazione delle chiese. Un’edilizia diffusa, motivata dalla speculazione immobiliare, ha accalcato lungo il litorale una teoria di casette e condomini quasi priva di soluzione di continuità da Trieste a Brindisi.
Pescara non è sfuggita a questa situazione generale, tuttavia ha visto sorgere episodi che testimoniano un impegno importante volto a recuperare qualità per il proprio tessuto urbano, in cui i fabbricati dalla parte vicina al mare si sono diffusi sulle pendici dei colli che si alternano nell’interno, prodromi del vicino massiccio del Gran Sasso.
La chiesa di San Giovanni Battista e San Benedetto Abate sorge sul primo rilievo che s’alza dopo la breve fascia pianeggiante prossima al mare e offre una posizione panoramica assai notevole.
Accogliendo le risonanze che emergono dal sito, il progettista ha concepito il centro parrocchiale, purtroppo compresso entro una periferia assillante, su diversi livelli inseriti nella collina, individuandovi alcuni elementi che lo ricollegano alla tradizione locale – quella autentica, radicata nel vernacolo antico – quali il pergolato composto da una serie di travi in aggetto. Ma senz’altro la principale caratteristica di questa architettura è
la rinuncia alla ricerca dello sfoggio.Il corpo della chiesa, che emerge nella parte superiore del complesso culminando col castello delle campane che occhieggiano sui due lati (verso il mare e verso l’interno) della parete articolata che compone la facciata principale, non mostra pretese dettate da vacuo formalismo: fin dalla presentazione esterna manifesta il tentativo di costruire
pensando all’essenza, non all’esteriorità. Non a caso, il progetto è frutto di un’intensa  collaborazione tra progettista e committente, rappresentato dal Vescovo, S.E. Mons. Tommaso Valentinetti.
Oltre che dal parroco, Don Massimo Di Lullo.
Come scrive il progettista: “L’impianto planimetrico del complesso è caratterizzato da diversi corpi di fabbrica articolati in una composizione all’apparenza semplice e ordinata ma allo stesso tempo ricca di aggetti e cambi di giacitura delle superfici orizzontali e verticali, che mostrano scorci inaspettati.
I corpi di fabbrica secondari, seguendo l’andamento del terreno, non sono visibili dall’area di accesso della chiesa”.L’involucro è organizzato con pareti disposte su spezzate geometriche ad andamento  spiraliforme che descrivono un percorso visivo la cui origine sta nel battistero, posto vicino all’ingresso e al porticato, e visibile all’esterno attraverso le vetrate. All’interno, la chiesa è imperniata sull’asse centrale tra ingresso e presbiterio, ma una sua porzione, sulla destra, segue un andamento sghembo rispetto alla geometria regolare dello spazio. Questo dà luogo a una tensione convergente tra le due porzioni dell’aula, che culminano nella vetrata trapezoidale posta verso sudest, oltre la quale si vede il massiccio della Majella. Verso tale vetrata, composta da riquadri di vetri speciali color ambra e ocra che rendono una luminosità opalina, si staglia l’altare e risalta con cristallina limpidezza.
Ne risulta un lucore che fa risaltare il luogo dell’altare, nitido nella sua geometria pura.
Sullo stesso livello si trova, con accesso dallo stesso atrio-porticato che introduce alla chiesa, anche la cappella eucaristica e, oltre questa, la canonica, dotata di accesso indipendente e collegata alla chiesa da un piccolo chiostro. La canonica dispone anche di un piano inferiore, alla prima quota ribassata che segue il declivio; a tale quota si trovano anche altri locali di servizio collocati sotto l’aula.A un livello ancora più basso e parzialmente controterra sta il salone parrocchiale, dotato di accesso indipendente e aperto al panorama. Vi sono inoltre tre monolocali atti ad accogliere gli ospiti e altri locali di servizio, mentre all’esterno sono disposti un campo per il gioco delle bocce e un parcheggio.
Nell’insieme, la semplicità apparente dell’involucro esterno si articola in tanti scorci e ambiti che rendono vario l’edificio.
Sulla copertura si allineano i pannelli fotovoltaici di un impianto capace di generare 20 kW: formano anche una “quinta facciata” che riflette le nuvole e che può apprezzare chi abita a monte della chiesa.Località: Strada Pandolfi, Pescara
Committente: Arcidiocesi di Pescara-Penne
Progettista e d.l.: Arch. Angelo Campo
Consulente per la liturgia e iconografia: S.E. Mons. Tommaso Valentinetti
Progetto struttura: Ing. Mario Sablone
Progetto impianti: Ing. Pierluigi Fecondo, P.I. Renzo Sergiacomo
Struttura di supporto: CZPD Architetti + partners
Campane: Merolla Campane, Scafati (Salerno)
Esecuzione luoghi liturgici: Industrialmarmi, Spoltore (Pescara)
Tempi di realizzazione: Gennaio 2008 – Dicembre 2010
Superficie area: 4511mq
Superficie costruita: 2635 mq
Foto: Valerio Bracci, Luca MincariniI poli liturgici sono quel che fanno, di uno spazio ampio e accogliente, una chiesa, un luogo adatto a ospitare la liturgia. La celebrazione avviene là dove sta l’altare e, accanto all’altare, l’ambone. Come accanto all’ingresso il fonte battesimale, a memoria  dell’iniziazione cristiana… I poli liturgici sono sempre rivestiti di grande dignità e realizzati in materiali di pregio: di qui la scelta del marmo per la stragrande maggioranza delle chiese. Che cos’è il marmo? “Fin da piccolo – riferisce Vittoriano Di Gregorio – mi ha sempre colpito una frase che mio padre, Cav. Vittorio Di Gregorio, custodiva gelosamente nella sua agenda: ‘Da un congresso di Studiosi, Ingegneri, Geologi e Mineralisti, si è stabilito all’unanimità che possono essere classificati marmi tutte quelle rocce che possiedono sostanze saccaroide o che abbiano il potere di prendere il lucido, inoltre che siano calcaree e che possiedano un quantitativo di calcio non inferiore al 70%’” . Scultore autodidatta, Vittorio creò dal nulla, col suo lavoro, la ditta Industrialmarmi, oggi fiore all’occhiello di tutto l’Abruzzo grazie ai numerosi traguardi raggiunti negli anni nell’ edilizia privata e sacra: alcune delle più belle opere architettoniche e scultoree presenti in questa regione sono state eseguite infatti dal Cav. Vittorio Di Gregorio. Seguendo la tradizione paterna, Vittoriano ha realizzato i poli liturgici della chiesa di San Giovanni Battista e San Benedetto Abate a Pescara, con la dedizione e passione che derivano dall’impegno di realizzare opere per assolvere una missione, prima ancora che per compiere un lavoro.Che campane significhino “chiesa” è un fatto evidente. Vero è anche che ogni chiesa ha le “sue” campane, architettonicamente inserite nell’insieme in modo tale che la loro efficacia di segno e di simbolo sia messa in risalto nel modo migliore.
Nella chiesa di San Giovanni Battista e San Benedetto Abate a Pescara il disegno riprende quello del campanile “a vela”: un elemento murario che si eleva al di sopra degli altri e regge la struttura entro la quale sono inserite le campane.
Merolla Campane ha compiuto uno studio specifico per definire come inserire il “castello” secondo il progetto architettonico. Qui la struttura del castello è disposta trasversalmente al muro di sostegno, e lo attraversa rendendosi visibile sui due lati. Il concerto di 8 campane è totalmente automatizzato e computerizzato. Senza con questo nulla perdere del “sapore” autentico delle antiche campane, né sul piano del profilo esteriore, né sul piano della sonorità diffusa.Il rintocco che tocca
pro.dibaio.com/merolla-campane

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