PROFETA DI UNA NUOVA RINASCENZA

“Nell’occidente europeo, l’avvio del secondo millennio è stato contrassegnato da un esplodere di cattedrali, monasteri, conventi, sacelli che hanno disegnato il volto antropologico, sociale, culturale dell’intero territorio. Quindi è legittima l’utopia che quest’avvio del terzo millennio possa stimolare una rinascenza capace di produrre nuove
architetture a misura dell’anelito religioso.”
Così scriveva S.E. Mons. Carlo Chenis, sul periodico MASTER I giovani per l’arte cultuale
(allegato di CHIESA OGGI architettura e comunicazione n. 63/2004). Tale inserto, da lui curato con metodica passione, è stato concepito al fine di sostenere l’educazione dei giovani architetti al progetto del luogo di culto, e la formazione dei giovani sacerdoti alla concezione dello spazio liturgico e comunitario. Nelle sue parole si legge un afflato propositivo, volto a un’apertura verso un futuro in cui la Chiesa possa tornare a essere grande committente: come all’epoca delle cattedrali medievali.
La missione cui si era votato, lo portò a collaborare con la rivista dalla metà degli anni ‘90, sempre con idee ponderate quanto originali.
Ora tali scritti vengono a costituire un corpus di elaborazioni e proposte che si muovono sul terreno dell’estetica legata al culto cristiano, tutte pensate con somma finezza e con squisito garbo, volte alla ricerca di una nuova armonia che contribuisca a recuperare l’arte del progettare e del “creare” nel mondo visibile, attraverso la bellezza che sa elevare le menti e i cuori.
S.E. Mons. Carlo Chenis molto prematuramente è stato chiamato alla dimora del Padre e
CHIESA OGGI architettura e comunicazione desidera ricordarlo per i tanti contributi da lui firmati sulle pagine di questa, oltre che per la partecipazione a molte iniziative da questa organizzate: tra cui le due edizioni del Premio Nazionale di Idee di Architettura I Sagrati d’Italia e Architettura, Cultura & Sport. La sua presenza è sempre stata fonte di ispirazione e momento di saggio orientamento.
Egli ha operosamente cercato di raggiungere una nuova concordia orientata alla creazione artistica e architettonica dei nostri giorni, secondo un sentire consono all’epoca ma espressivo della verità che sta al di sopra del tempo.
È stato al centro dei tanti passi che si sono mossi in questi anni per far rifiorire il dialogo
tra Chiesa e arti: e tra queste in particolare l’architettura.
“Occorre riscoprire il senso del limite, nella sua accezione architettonica e metafisica – ha scritto nel 2006 a conclusione del Premio Nazionale di Idee di Architettura I Sagrati d’Italia, toccando un tema che gli era caro – Il limite caratterizza la dimensione creaturale, in quanto rappresenta le condizioni entro cui operare, tanto dal punto di vista
materiale, quanto da quello spirituale… Dal momento che quanto proviene all’intelletto passa attraverso i sensi, l’esperienza del limite fisico si riflette nell’interiorità personale, per cui tale termine connota ogni finitudine…”
All’insegna di questo realismo egli individuava il percorso che può consentire concretamente, fattivamente, il dispiegarsi di nuove proposte progettuali: “Nella ridefinizione dello spazio architettonico urbano si devono garantire socialità e religiosità, rispettando gli individui nei loro bisogni contingenti e trascendenti. In proposito, già Demostene ammoniva dicendo: Guai a quella città che non ha il tempio! Vanno pertanto configurate nuove strategie per riappropriarsi della polis nel senso sociale e politico del termine. Nella fattispecie occorre stimolare la ricerca architettonica e sensibilizzare
l’opinione pubblica…”
Sono parole che continuano a offrire spunti di riflessione. E che mirano alla proposta: “L’architettura ordinata al sacro può rinascere – scriveva
già nel 2002 – Si deve però essere consapevoli che è attualmente impossibile stabilire un linguaggio unico, evitando così la tentazione di enunciare modelli universali. Si deve comprendere la complessità organica e diveniente della chiesa edificio, per cui bisogna attuare una regia progettuale unitaria…
Nonostante tutto, viviamo una stagione interessante e foriera di sviluppi, poiché si è ormai consapevoli dei limiti progettuali e si è nuovamente desiderosi del sacro cristiano. Gli spunti offerti da CHIESA OGGI architettura e comunicazione possono costituire un punto di partenza per nuove sintesi architettoniche…”.

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