Pratico, economico naturale: riscaldare con i pellets


Da qualche tempo è disponibile un combustibile dotato di alto potere calorifico, di grande praticità d’uso ma soprattutto di elevato valore ecologico: il pellet. Si presenta sotto forma di piccoli cilindretti di dimensioni
variabili tra i 5 e i 15 mm di diametro e i 5 e i 30 mm di lunghezza; è ottenuto dalla pressatura, senza aggiunta di alcun collante o di altri elementi estranei, di segatura o di scarti di segheria o della lavorazione industriale del legno o delle operazioni agricole (potatura, selezione arborea etc) ma comunque sempre di legno non trattato con alcun elemento chimico; ha un basso contenuto di umidità (inferiore al 12%) e una grande densità; è facilmente immagazzinabile, in quanto fornito in sacchi di facile manovrabilità. Basta versarlo nei serbatoi delle stufe progettate per questo combustibile altamente ecologico (infatti il materiale di cui è fatto verrebbe buttato via), alimenta una combustione molto efficace, pulita (spesso non necessita di una vera e propria canna fumaria ma solo di un piccolo scarico) e soprattutto automatizzata e programmata da apposite centraline: così si ha un calore più sano, economico,
ecologico e comodo come quello di una caldaia domestica a gas.

Qui sopra, una catasta di legna; i pellets invece sono già venduti in pratici sacchi.

PELLET: NUOVO COMBUSTIBILE
La disponibilità di pellet ha suggerito, soprattutto nelle zone con forte disponibilità di legno in natura e con alta densità di segherie e impianti industriali di trasformazione del legno (come possono essere alcune località montane o
distretti industriali del mobile) la creazione di impianti di riscaldamento a pellet non solo per uso familiare o individuale, ma per utilizzo condominiale, pubblico e addirittura per il teleriscaldamento di intere comunità. I presupposti tecnici
ed economici fanno sì che tali impianti siano ormai competitivi con quelli tradizionali a combustibile fossile o gassoso e, in questi particolari casi geografici, siano, anzi, fortemente avvantaggiati dal punto di vista sia economico che
logistico: il materiale è disponibile in loco o nelle immediate vicinanze e quindi si abbattono i costi di trasporto e quelli di stoccaggio si riducono.

I nuovi impianti di grandi dimensioni sono totalmente automatizzati e quindi richiedono un ridotto impegno di lavoro, minore di quelli a gasolio o a gas; la resa termica è elevata e inoltre si bruciano gli scarti di lavorazione. Il processo
di automatizzazione va dall’alimentazione della legna alla sua accensione, dalla pulizia dello scambiatore sino alla sonda lambda regolata da microprocessore per la programmazione dei diversi cicli termici. Un nastro trasportatore
porta i minuzzoli di legna al pozzo di caduta, da qui vengono introdotti nella camera di combustione, a cui affluiscono aria primaria e aria secondaria per la postcombustione.

Combustibile alternativo o legna tradizionale?

Un’attenta ristrutturazione dell’arch. Fabrizio Bartolomeo, per questa casa in provincia di Como. (Foto Athos Lecce).
La stufa a legna è di Scan, distribuita in Italia da Jøtul.
(I pellets sono fotografati da Fabrizio Gini).

COME FUNZIONA LA STUFA A PELLET

In ogni stufa a pellet esiste un serbatoio, solitamente di buona capacità, in cui si versano manualmente i pellet, dai sacchi in cui sono contenuti, generalmente fino a saturazione. Poi si programma, attraverso la centralina di cui sono
dotate molte stufe, la temperatura voluta nelle varie ore, oppure si regola manualmente la temperatura e quindi il regime di funzionamento, con la possibilità, per le stufe che ne siano dotate, di attivare la ventilazione, continua o a intervalli.

I pellets vengono convogliati da una tramoggia nella camera di combustione, dove un sistema elettrico provvede ad accenderli (non occorrono pertanto né fiammiferi né carta né accendifuoco e tutto è automatico); si attivano l’aspirazione primaria attraverso le bocchette di cui è dotata ogni stufa (o anche meglio da una presa d’aria esterna) e la circolazione dell’aria secondaria che provoca la seconda combustione; l’aria calda viene condotta nell’ambiente sia per convezione naturale che per ventilazione forzata (nei modelli che ne sono forniti); l’alimentazione dei pellets
è continua, in base alla temperatura o al regime prefissati, e quindi non bisogna far niente più che provvedere alla ricarica del serbatoio, ad intervalli molto lunghi, e godersi in tutta tranquillità il piacevole calore!

Legna o pellets?

Bruciare legna fa bene ai boschi e all’economia italiana

Contrariamente a quel che molti possono pensare, il patrimonio forestale italiano gode di ottima salute, ed è in continua espansione da circa 150 anni. Attualmente, boschi e foreste coprono circa un terzo dell’intera superficie del Paese, per un totale di circa 9 milioni di ettari, e questa superficie va ampliandosi di anno in anno, e migliorando in qualità e resa per ettaro (provvigione). Secondo l’Ufficio Statistica del Corpo Forestale dello Stato, la massa boschiva italiana aumenta di circa 30 milioni di m3 all’anno, di cui solo un terzo sfruttato economicamente (soprattutto per legna da ardere, che costituisce da sola circa il 60% del consumo). Quindi, il ‘capitale’ di legna depositato nei boschi italiani si accresce inesorabilmente di circa 20 milioni di m3 ogni anno.

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Questo andamento dipende sia dalle politiche forestali dello Stato e delle Regioni, sia dall’abbandono di terreni agricoli in zone collinari e montane, che sono state rimboscate artificialmente o sono state ricolonizzate spontaneamente dal bosco. Le piante da bosco possono essere
coltivate (come qualunque altra pianta) per produrre legna da ardere o legname da lavoro.
Se attuata seguendo le pratiche razionali della moderna selvicoltura naturalistica, la raccolta del legno dei boschi non è un’attività distruttiva. La legna è l’unica fonte di energia realmente rinnovabile di cui disponiamo attualmente.
Tra tutte le fonti di energia rinnovabile, in Italia, il legno è quella con il più grande potenziale di utilizzo a breve periodo.

COMBUSTIONE E POSTCOMBUSTIONE
La combustione è una reazione chimica in cui un combustibile (legna) si combina con un comburente (aria) sviluppando calore e luce. Si ha una buona combustione quando l’aria ricca di ossigeno si combina in modo ottimale con la legna. In un focolare chiuso come quello di una stufa o di un caminetto con vetro ceramico, per bruciare un chilogrammo
di legna occorrono circa 15 metri cubi di aria. È possibile bruciare con il minimo eccesso di aria ottenendo rendimenti elevati superiori al 70%. Questo ci fa capire la necessità di avere una buona presa d’aria e come ciò comporta bassi rendimenti. Con la combustione si forma un gas molto tossico e mortale chiamato ossido di carbonio (CO), dovuto alla
non perfetta combustione e ciò si verifica con qualsiasi combustibile. L’analisi dei fumi ha rilevato che l’ossido di carbonio tende a diminuire con l’aumentare del rendimento termico e a scomparire man mano che la combustione
tende ad essere completa.

Siccome l’ossido di carbonio è un gas combustibile che se miscelato con aria a temperature elevate brucia, la postcombustione consiste proprio nel bruciare il CO presente nei fumi generati dalla combustione primaria. I camini moderni prefabbricati dovrebbero essere progettati tenendo conto di questa particolarità, dove una certa quantità di aria (detta secondaria) dovrebbe essere fatta confluire all’interno della camera di combustione.
L’aria, combinandosi con l’ossido di carbonio prodotto dalla combustione primaria, prende fuoco generando una seconda fiamma più vivace con temperatura elevatissima e fumo più trasparente (si veda la figura). I vantaggi di questa nuova tecnologia sono la riduzione dei gas tossici immessi nell’ambiente, aumento del rendimento termico di circa il 10%, risparmio economico ed energetico.

 

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