Opinion Leader

Intervista all’Arch. Giancarlo Marzorati.

di Fabio Bergallo

Qual è il suo pensiero in relazione al trasporto verticale in architettura?
Mi sembra che sia sicuramente in un momento di evoluzione e trasformazione, nel senso che il trasporto verticale è sempre di più necessariamente automatico quindi la scala è sempre più relegata ad una funzione secondaria, secondaria nel senso che serve come elemento di sicurezza e garanzia nel momento in cui viene a mancare il funzionamento della macchina. Ai livelli di tecnologia in cui siamo stiamo credendo tutti che il trasporto verticale debba essere fatto in automatico. Sto citando discorsi di questi giorni di alcune ditte di ascensori, per cui saranno sostituiti sia funzionamenti oleodinamici che funzionamenti ad argano, da tipologie con delle cinghie in caucciù e materiali alternativi così da evitare la rigidezza dell’acciaio e consentendo livellamenti dolcissimi per chi sta sull’ascensore e non ne percepisce l’avvicinamento al livello e la frenata che è sempre un momento difficile e delicato nel percorso. I pericoli o
comunque i momenti di apprensione nel volo ad esempio sono quelli del decollo o dell’atterraggio. E la stessa cosa con gli ascensori.

"E la stessa cosa con gli ascensori.
Io sono uno che tifa perché gli ascensori diventino qualcosa di sempre
meno angosciante, sempre meno
scatolette."

Giancarlo Marzorati

Curriculum

Giancarlo Marzorati , architetto di Sesto San Giovanni dove risiede e svolge la sua professione, si laurea al Politecnico di Milano nel 1974. Dopo aver maturato le sue prime esperienze in un’impresa di costruzioni sestese , intraprende la
libera professione collaborando anche con altri studi di Milano e operando nel territorio Milanese e dell’Interland e in particolare a Sesto San Giovanni, una città caratterizzata da un forte processo di riconversione di grandi aree industriali a città di sviluppo terziario avanzato. In questa realtà ha progettato grandi complessi per uffici che sono sedi oggi di importanti società quali Impregilo, Oracle , Novell, ABB, Alitalia, Inail che hanno scelto Sesto San Giovanni per i loro uffici per la sua posizione strategica rispetto alla città di Milano e in corrispondenza delle più importanti infrastrutture e collegamenti. La sua poliedricità e versatilità lo portano ad affrontare temi differenti quali centri commerciali, complessi residenziali, cinema multisala e auditorium; a quest’ultimi si sta dedicando particolarmente da alcuni anni anche al di fuori del territorio lombardo, esprimendo la sua personalità di progettista tesa all’attento studio delle forme progettate nel contesto urbano ponendo l’attenzione anche alla massima funzionalità delle stesse.
Condivide con altri progettisti partecipazioni a concorsi collaborando anche con specialisti nel settore dell’acustica, dell’ingegneria, della pianificazione urbanistica.

Io sono uno che tifa perché gli ascensori diventino qualcosa di sempre meno angosciante, sempre meno scatolette. Mi auguro che riusciremo ad imparare qualcosa anche noi dai cinesi che hanno già costruito hotel dove gli ascensori hanno cabine da 4 m e non da 2.4 m come da noi . E questo le assicuro, quando si è in tanti, toglie una sensazione di claustrofobia per chi soffre di queste paure. Perché allora non facciamo anche noi cabine più ampie, più confortevoli. Un ambiente più confortevole nel quale si viene trattenuti, che è vero essere una permanenza temporanea dalla quale tutti quanti vorremmo subito uscire, subito finire il percorso, perché ci rendiamo conto di essere in una scatola che si muove, una sensazione di qualcosa di limitato. Ma forse se rendessimo queste scatole, questi contenitori un po’ più confortevoli, per dare una qualità ambientale un po’ meno fobica allora si eliminerebbe questa sensazione. Poi credo anche negli ascensori, e io ne sto progettando qualcuno, anche se per ora è solamente un’idea, che non vadano solamente in verticale, ma si muovano anche in modo inclinato. E questo sta funzionando: abbiamo progettato un ponte sul Po, che è il più lungo d’Europa, a struttura mista per sostenere l’impalcato molto largo contenente sia corsie autostradali che corsie ciclopedonali. Un pretesto per attraversare il Po per chi abita vicino. Sulle torri abbiamo pensato di ricavare dei belvedere guardando il Po con tutte le sue caratteristiche ambientali. E gli ascensori salgono lungo i rampanti verticali in modo inclinato.

Lei crede che possa essere una possibilità di progetto il percorso verticale?
Si, ma occorre che questo trasporto diventi meno angosciante, quindi se riuscissimo a fare dell’andare su non lo stare in una scatola ma in uno spazio all’aria aperta, in uno spazio il più possibile naturale, potrebbe essere più qualificante, più affascinante. Gli ascensori che ho progettato per un hotel a Sesto San Giovanni vengono ingabbiati in un involucro trasparente così che le persone possano godere del panorama e di godere della piazza sottostante. E la suggestione
quando si sale su quest’ascensore è che tutti quanti si rivolgono a questa parte e non come di solito succede inevitabilmente verso la porta aspettando che si apra. Mentre qui si va su per fare un giro panoramico.

Lei è possibilista nel vedere nell’elemento di trasporto verticale altre funzioni?
Assolutamente sì, ma come del resto anche per gli elementi di trasporto statico della scala. In una torre all’imbocco dell’autostrada con i laghi progettata come un elemento a vite di 146 metri, che potrebbe essere il campanile dell’elemento fiera. Il biglietto da visita di Milano, dove ci sono nomi prestigiosi, il faro di Milano. E la scala ha una funzione del tutto particolare. Anziché essere posta in una colonna verticale, gira attorno alla torre svolgendo la funzione di riparo dai raggi solari e degli elementi atmosferici.

Ha mai utilizzato gli home lift?
Sì, e li suggerisco non appena ci sono due piani da collegare fra di loro. Seguo questa logica. Non appena si ristruttura casa o si ci possa comprare una casa nuova, il 95% ha circa 40 anni. Dopo vent’anni ne ha 60/65. Il che implica una difficoltà maggiore nel fare le scale. Ho progettato tante ville in cui c’erano spazi meravigliosi giocati sui pieni e i vuoti e sui percorsi verticali. Il problema è che ci si stanca di fare scale e di portare pesi su vari livelli. Anch’io ho fatto case fatte
a quattro livelli. Ma percorrerli tutti i giorni, beh, questo è un altro discorso. E spesso si rivela un handicap e non da poco. Quella di avere un home lift è un’esigenza vera e funziona molto.

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