Note di redazione – Giovanni Marucci – La città continua


 

… Sono ore che avanzi e non ti è chiaro
se sei già in mezzo alla città o ancora fuori
I. Calvino, ‘Le città invisibili’

Negli ultimi decenni le aree metropolitane hanno inglobato territori sempre più vasti, fino a fondersi le une con le altre in agglomerazioni indistinte che si infittiscono, si diradano o, puntiformi, si attestano nella campagna in enclaves secondo una logica di espansione tutta interna ai flussi economici ed alle reti infrastrutturali di supporto.
Si pone, quindi, il problema di guidare tale processo di espansione verso modelli sostenibili, consapevoli dei valori in gioco quali l’equità sociale e il rispetto delle popolazioni locali, la tutela delle risorse naturali e dell’uso agricolo dei suoli, l’attenzione alle reali capacità prestazionali dei sistemi territoriali esistenti e alla loro fragilità ecologica, l’unicità e irripetibilità delle permanenze storiche, architettoniche, archeologiche …
Nel contempo, nella società multietnica contemporanea l’architettura non può limitarsi ad assumere un carattere consolatorio nella costruzione o riedizione di piccoli paradisi artificiali, chiusi all’esterno, protetti ed accessibili solo a pochi, ma deve porsi l’obiettivo di agevolare i rapporti di amicizia, concentrando la propria attenzione sugli spazi
pubblici e collettivi che favoriscano l’incontro e la partecipazione sociale. L’architettura, quindi, dovrà essere capace di dialogare con il mondo circostante per forme, materiali, colori e al tempo stesso di comunicare il senso della collettività, pur nella autonoma elaborazione degli stili, ma a partire da un comune e più largamente condiviso senso dell’arte in grado, cioè, di interpretare desideri e aspirazioni diffuse.
Penso a volumi edilizi sobri, all’uso di tecnologie appropriate non esibite; forme corrispondenti a significati e a funzioni riconoscibili, che contribuiscano a contrastare il senso di vuoto, di spaesamento, di alienazione e talvolta di disperazione esistenti in larghi strati della società contemporanea.
L’architettura dovrà finalmente porsi un duplice impegno di attenzioni e di rispetto: verso la città consolidata e verso il territorio.
Nel primo caso uno dei maggiori problemi sta nella ricerca di sistemi di mobilità che consentano la maggiore libertà possibile di movimento individuale nelle opzioni pedonale, ciclabile e di trasporto veicolare integrati al tessuto urbano e non come corpi ad esso estranei.
L’altro problema, connesso al primo, è quello di ristabilire un uso congruo e moderato della città antica, consono alle sue qualità ed ai suoi limiti prestazionali.
Nei riguardi del territorio va posto un freno all’occupazione indiscriminata delle aree agricole.
Le agglomerazioni urbane più recenti, sorte lungo le vie di comunicazione, e gli insediamenti diffusi si sono sovrapposti alle preesistenze rurali generando la stessa conflittualità irrisolta presente all’interno della città consolidata, nella ibridazione dei tipi edilizi e dei caratteri socio-economici della popolazione e riflette la più generale conflittualità fra il mondo suburbano e peri-urbano, con una identità ancora da costruire ed il mondo rurale che, viceversa, ha una storia antica, radicata ma in declino.
C’è da chiedersi se non sia il caso di restituire al mondo rurale dignità culturale e forza economica per contrastare l’occupazione indiscriminata dei suoli agricoli, considerati finora come riserva di territorio in cui scaricare tutte le funzioni, soprattutto le più scomode e, con esse, i problemi irrisolti delle aree urbane.
Dal punto di vista tipo-morfologico, per l’assenza di ogni specifico rapporto delle espansioni edilizie con i luoghi, è come se negli ultimi decenni una coltre di detriti si fosse depositata al suolo, cancellando geometrie e fragili equilibri a lungo perseguiti attraverso un lavoro costante di presidio del territorio, che ora appare provato ben oltre la soglia dei propri limiti.

Un’ulteriore riflessione, infine, riguarda la unicità dei luoghi. È questo un fattore determinante per la costruzione di un carattere e di uno stile proprio ad ogni città, in passato ne costituiva l’elemento principale di distinzione allorché ogni città era legata al sito di fondazione: città di mare, di collina, di fiume, di montagna o di pianura … I luoghi della natura e i paesaggi urbani che ne derivavano stabilivano un rapporto dialettico di volumi, superfici, tracciati, materiali, colori; ma anche di sapori e odori trasportati dai venti e dalle brezze e che portavano perfino a diverse attitudini e sensibilità umorali, stagionali, climatiche. La perdita di questi caratteri fondativi nelle agglomerazioni più recenti ha portato ad una perdita graduale di tali sensibilità.
Oggi, con l’aiuto delle nuove tecnologie, di cui siamo costantemente sottoposti a saggi dimostrativi di potenza, tanto impressionanti quanto dagli effetti ancora irrilevanti, finalmente ricondotte alla loro portata strumentale, forse è possibile prevedere una più matura condizione insediativa diffusa sul territorio, svincolata dalla necessità di un
suo sfruttamento intensivo e quindi più responsabile e in grado di riprendere il dialogo interrotto con i luoghi.
Il volume raccoglie un’ampia recensione del XVIII Seminario internazionale e Premio di Architettura e Cultura Urbana che si è svolto presso l’Università di Camerino nell’estate del 2008 ed ha avuto per tema La città continua. Architettura e paesaggi nei territori metropolitani.
Il Seminario di Camerino, sin dalla sua prima edizione, si propone di indagare sulle trasformazioni dei paesaggi costruiti, alla ricerca della qualità architettonica degli insediamenti e della sostenibilità ambientale.
In ambito disciplinare, il Seminario è nato con finalità formative, di aggiornamento e di approfondimento nel campo della ricerca e della pratica, nel confronto fra Università, Professione e Società civile, con spirito libero e aperto al reciproco apprendimento.
I temi progettuali trattati nella XVIII edizione sono stati:
– Permanenze storiche, archeologiche, paesaggi rurali
– Frammenti di città, nuovi luoghi costruiti nell’area vasta
– Infrastrutture, sistemi territoriali e armature urbane sostenibili.

Le giornate di studio hanno compreso sessioni con brevi relazioni programmate, comunicazioni e conversazioni interdisciplinari alternate a laboratori all’interno dei quali gli iscritti hanno potuto presentare i loro lavori e confrontarsi
sui diversi aspetti dei temi progettuali proposti. Le opere presentate dai partecipanti al premio sono state esposte in una mostra e, nella giornata conclusiva, sono stati assegnati gli attestati di partecipazione e i premi CAMERINO 2008.
Fra gli eventi d’arte, è stata presentata la mostra personale di Giuseppe Arcidiacono.

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Archeoclub d’Italia
movimento di opinione pubblica
al servizio dei beni culturali e ambientali
Consiglio Nazionale degli architetti, pianificatori paesaggisti  e conservatori
Consiglio Nazionale
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Paesaggisti e Conservatori

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