NINA MAZZARELLA – RESTAURO – PROGETTO SEGNALATO

La chiesa di Santa Maria de Foris situata nel comune di Teano è delimitata da via Calata S. Maria De Foris a sud e dal Presidio Ospedaliero sugli altri fronti.
L’antica chiesa romanica fu fondata nel 987, a seguito delle generose donazioni dei conti longobardi al monastero di S. Caterina. Il suo impianto doveva articolarsi su tre navate delimitate da archi a tutto sesto su colonne e capitelli di spoglio con sottostante ipogeo.
E’ probabile che inizialmente sia le navate laterali che quella centrale avessero copertura a falda. In seguito fu realizzato il campanile, il portale principale e la postierla, insieme alla chiusura di alcuni archi dell’atrio della chiesa.
Nel Settecento, in coincidenza delle migliorate condizioni economiche del monastero, s’intrapresero una serie di lavori che ne modificarono l’aspetto austero. Furono realizzati dei vani, poi tompagnati, nicchie e tabernacoli, le colonne furono nascoste all’ interno di fodere murarie, le pareti furono rivestite di stucchi, le navate laterali furono coperte, secondo gli studi di R. Pane, da volte ad incannucciata.
Altri elementi settecenteschi, secondo l’accademico, sono l’altare ed il pavimento maiolicato.In seguito ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale la struttura subì danni tali da spingere gli enti pubblici a commissionare R. Pane del progetto di ricostruzione.
Nel 1947, l’accademico presentò due progetti, un riferito alla ricostruzione in situ, l’altro all’edificazione di una nuova chiesa ma nessuno fu attuato.
Intanto, su sollecitazione dello stesso Pane, la Soprintendenza di Napoli intervenne sui resti della fabbrica con operazioni di messa in sicurezza.
Nel 1957, fu ripresentato il progetto di ricostruzione in situ, ma i lavori terminarono per difficoltà burocratiche.
Nel 1982 furono disponibili nuovi fondi e Pane riesaminò il progetto sia perché erano mutati i criteri della “moderna problematica del restauro”, sia per le mutate condizioni ambientali, causate dell’ampliamento dell’adiacente complesso ospedaliero.
Nonostante un ennesimo progetto l’intervento di conservazione della chiesa non fu realizzato.
Oggigiorno la chiesa di S. Maria de Foris comprende l’invaso originario nel quale sussistono, le strutture murarie perimetrali, le colonne sulle proprie basi. Le navate sono scoperte e quasi totalmente prive di pavimentazione.
Gli ambienti del portale d’ingresso hanno tutte le aperture verso l’esterno tompagnate. L’unico accesso è un cunicolo di fortuna ricavato nel muro esposto a sud. Scarse sono le tracce della decorazione e dell’aspetto settecentesco, mentre la configurazione originaria dell’invaso longobardo è problematica a causa degli scarsi riferimenti altimetrici.
Prima di descrivere l’intervento vale la pena soffermarsi su tre considerazioni che hanno ispirato il progetto: il valore del monumento così ridotto; i possibili usi dell’edificio; la protezione delle rovine da nuovi danni. Lo stato di rovina porta l’edificio ad acquisire ai nostri occhi un plus–valore aggiuntivo, che spinge alla voglia di rispettare il sopravvissuto
palinsesto di pietre permettendogli di continuare a resistere all’erosione del tempo, conservandolo per una futura memoria.
Sulla scorta di tali considerazioni, evitando la falsificazione, si è scelto di mantenere l’edificio come rudere ricercando una funzione che permettesse la conservazione con il riuso sostenibile.Sapendo che il comune organizza annualmente il “Teano jazz festival”, si è scelto di adibire l’edificio a “casa del jazz”, in altre parole, una mediateca.
L’invaso è organizzato secondo due diverse necessità: la prima quella creare un volume chiuso in cui collocare le attività di amministrazione, di lettura, di ascolto; l’altra di lasciare l’edificio nello stato in cui la storia l’ha consegnato.
A tale scopo l’intervento è stato limitato alla navata sinistra, in cui è posto un volume articolato su due livelli con copertura inclinata.
La scelta di tale sistemazione trova conferma anche nella necessità di consentire la lettura stratigrafica delle murature originarie, poiché il muro d’ambito della navata sinistra è quello realizzato da Pane recentemente.
L’accesso al volume è possibile sia dalla navata centrale sia dal portale principale, superando un dislivello, necessario, dal punto di vista formale a sottolineare il distacco tra il nuovo intervento e l’esistente.Questo spazio è un corridoio rettilineo leggermente distaccato dal muro e spazialmente scandito dalle travi a vista che sostengono il solaio.
La struttura portante è in legno lamellare, le partizioni verticali sono realizzate con superfici vetrate continue. La pavimentazione è realizzata in pietra.
L’accesso al secondo livello, adibito a sala lettura, è possibile tramite una rampa posta nell’ambiente adiacente alla chiesa. Il solaio è sagomato per creare delle rientranze in corrispondenza delle monofore. La pavimentazione è in listelli di legno e la copertura a falda ha le travi a vista.
L’ultimo strato della copertura è realizzato in lamiera di corten opportunamente sagomata per girare sulla vetrata e all’esterno del muro.
Il prospetto sulla navata del nuovo volume è rivestito da una lunga vetrata serigrafata, ad essa collegata ma distaccata, necessaria a conferire ritmo al prospetto.
E’ stato utilizzato anche il livello interrato, adibito a funzione museale, gli spazi tra le colonne sono tompagnati con pareti in cemento stile brutalist.
L’accesso è possibile dall’ambiente adiacente alla chiesa sul lato ovest, mentre l’uscita è ricavata ampliando l’apertura nel prospetto sud.
Lo spazio esterno della chiesa è lasciato a rudere modificando la pavimentazione realizzata a prato, a meno di una porzione e dell’abside opportunamente risarcite nella pavimentazione.
Nella zona presbiteriale, in corrispondenza della navata destra è realizzata una copertura a falda a protezione degli stucchi settecenteschi.
Gli interventi programmati per i frammenti lapidei e decorativi sono sostanzialmente di conservazione e protezione.

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