Nell’oasi naturale


NEL CUORE DELLA SICILIA, NELLA SPLENDIDA OASI NATURALE DI VENDICARI, UN INTERVENTO TOTALE DI RECUPERO DI UN TIPICO CASALE AGRICOLO OTTOCENTESCO LO HA RIPORTATO A CONDIZIONI DI BRILLANTE CONTEMPORANEITÀ, IN SINTONIA CON LA DINAMICA PERSONALITÀ DELLA NUOVA PROPRIETARIA

Servizio di: Caterina Parrello
Foto di Giulio Proli

La Sicilia sud orientale, per posizione geografica e per tradizioni storiche, è riuscita a mantenere intatto gran parte del suo patrimonio naturalistico. Chi percorre per la prima volta la strada provinciale Noto- Pachino, guardando i pantani di
Vendicari si sentirà probabilmente avvolto da un alone di mistero. Da studiosi e da appassionati, Vendicari è stata definita “l’albergo degli uccelli” perché ne accoglie ogni anno migliaia che sostano qui a rifocillarsi prima di spiccare
il volo verso le coste africane.
Questo fazzoletto di terra è stato salvato dalle mani di speculatori grazie alle lunghe lotte di pochi impavidi ambientalisti
locali i quali hanno ottenuto nel 1984 l’Istituzione della Riserva Orientata di Vendicari che venne affidata all’Azienda Foreste Demaniali.

È in questo favoloso luogo che un caseggiato tipico siciliano risalente alla metà dell’Ottocento è stato ristrutturato
con la massima cura ed oggi è la residenza di vacanza della signora Maria Cristina Busi, nota imprenditrice italiana, a capo di un importante gruppo.
L’antico caseggiato, ristrutturato rispettando i materiali e le architetture originali, si erge su una lieve altura, e tale particolare posizione offre un paesaggio suggestivo tutto intorno, sempre visibile dalle ampie terrazze in bianca pietra di Modica, e gode inoltre di una magnifica vista sul golfo, sulla Torre Sveva e la tonnara di Vendicari.

L’intervento di recupero è stato seguito dalla ditta Fratelli Spadaro Calce, di Rosolini (5R), e in particolare dal suo titolare, Orazio Spadaro, in collaborazione col geom. Giuseppe Livia e la restauratrice Mascia Modica.
L’intervento strutturale è consistito, in una prima fase, nella messa in sicurezza del rudere, puntellando le strutture pericolanti; nella seconda fase si è proceduto al risanamento delle murature, con il ripristino della parte ancora staticamente valida, e infine ci si è dedicati al rifacimento della parte ammalorata.
Tutte le parti nuove sono state ricostruite con coerenza, nel rispetto del volume iniziale, delle caratteristiche materiche e cromatiche tradizionali e delle tecniche costruttive dell’epoca originaria. La scala di collegamento al primo piano è stata ricostruita secondo la tecnica tradizionale dello sbalzo e si appoggia a piccole volte murarie. La copertura è stata completamente rifatta recuperando le travi di legno originali, e rifacendo l’incannucciato sia per la parte abitata sia per il portico esterno.

L’antico edificio aveva al suo interno, come era naturale trattandosi di un’abitazione agricola, alcuni spazi dedicati all’attività rurale: l’antico abbeveratoio degli animali, nella ex stalla, è diventato ora uno spazio relax del soggiorno; l’originario frantoio si è trasformato nel cuore dell’abitazione; la macina è stata recuperata e ridisegna lo spazio interno.
In tal modo diventa baricentro di tutte le attività quotidiane della vita famigliare, dalla conversazione alla lettura,
dalla televisione alla musica. I pavimenti sono stati tutti rivestiti di resina color giallo, e alcune delle parti di pavimentazione (dove sorgevano probabilmente dei pozzi) sono state rese visibili da lastre di vetro appoggiate a terra.
La zona notte padronale è stata ricavata al piano superiore ed è servita da un grande bagno affacciato sull’oasi naturale, il cui stupendo paesaggio entra a far parte del nuovo modo di vivere questa tipica abitazione siciliana.

DOPO UN SECOLO E MEZZO

Tra la foto a destra, che riporta le condizioni del casale rurale siciliano prima dell’intervento, con le sue pareti diroccate puntellate ad evitare l’ultimo crollo, e la foto sotto, insieme a quelle della pagina di sinistra, possiamo dire che idealmente passa un secolo e mezzo, anche se sono state scattate a pochi mesi di distanza: infatti l’edificio è rimasto immutato nella sua struttura e nella sua distribuzione funzionale e spaziale, come era all’epoca della costruzione a metà Ottocento, subendo solo le ingiurie del tempo e dell’incuria a cui era stato abbandonato. Fortunatamente, l’attenta opera di risanamento e ristrutturazione lo ha riportato a una condizione di splendore, ancora migliore di quella iniziale,
perché le nuove espressioni architettoniche ne hanno potenziato la vitalità estetica e funzionale in ogni parte.

ATTORNO ALL EDIFICIO PRINCIPALE

L’antico casale non era solo, ma era circondato da una serie di altri edifici, magari di minore importanza architettonica ma di uguale vitalità funzionale, tanto che si dovrebbe parlare di un complesso architettonico; uno di questi fabbricati è stato recuperato come residenza per gli ospiti e ha visto l’aggiunta di una parte completamente vetrata che costituisce la zona della sala da bagno. Il nuovo intervento architettonico si contraddistingue per la sua purezza stilistica e per la
minima invasività dell’aspetto originario del piccolo edificio, e nello stesso tempo si evidenzia come nuova architettura rispetto a quella d’epoca: l’uso attento di materiali essenziali come il metallo grigio fumo di Londra e il vetro e l’adozione di linee molto essenziali, quasi spartane, contribuiscono a questo mirabile risultato.

LA PIANTA NEL MURO
La pianta di ulivo che era cresciuta tra la muratura portante, com’è tipico di questa specie, e che aveva piantato in essa saldamente le sue radici, non è stata estirpata ma è stata adeguatamente infibulata per il drenaggio dell’acqua, per cui è attualmente posizionata dove è stata trovata, perfettamente inserita nell’architettura.

VUOTI E PIENI
Il confronto tra la foto sopra a sinistra e quelli a destra potrebbe meravigliare: dove prima c’erano solo murature isolate che si reggevano per “spirito di sopravvivenza” e travi annerite che si stagliavano contro il cielo, oggi vediamo un edificio perfetto nella sua grazia, nobile nelle sue linee architettoniche, confortevole nei suoi interni.

LA MACINA E I MOBILI BALINESI
Anche in questo caso, il confronto tra il prima e il dopo la ristrutturazione potrebbe apparire impari e fuorviante, se non ci fosse la macina del frantoio coll’albero di fico a stabilire un rapporto di causalità temporale: simbolo della contemporaneità, i pavimenti di resina di uno squillante giallo. Su di essi, si stagliano gli arredi quasi tutti indonesiani, e
precisamente di Bali, sia per gli esterni che per gli interni, che sono stati scelti direttamente dalla proprietaria insieme a pezzi rustico-moderni di artigianato locale; tutti i “ferri”, dalle maniglie ai cardini alle balaustre, sono stati attentamente recuperati e perfettamente restaurati.

IL BAGNO NELL’OASI
Nella pagina accanto vediamo ancora un confronto tra il prima e il dopo, con l’antico torchio a fare da muto testimone della continuità e nello stesso tempo del trascorrere del tempo; accanto ad esso la nuova scala, che però è stata costruita con una tecnica antica, come molti degli interventi (la quasi totalità, si può dire) realizzati durante la
ristrutturazione totale. In questa pagina possiamo ammirare, sopra, il bagno padronale della zona notte superiore,
caratterizzato dai brillanti colori sia della resina che riveste i pavimenti (un solare arancione) sia degli arredi (nella stessa tonalità o, in raffinato contrasto, di un bellissimo blu violaceo, coi sanitari bianchi a fare da mediatori cromatici), e dalla bellissima vista che si gode dalle ampie vetrate, tanto che sembra di essere totalmente immersi nella natura lussureggiante dell’oasi.

CUCINARE NEL BOW WINDOW
La cucina è stata inserita all’interno di un grande spazio bow window, anch’esso un’aggiunta parziale all’edificio originario per esigenze di funzionalità ma senza intaccarne la dignità architettonica: essenziali gli arredi, caratterizzati dal contrasto cromatico tra i mobili grigi e le sedie arancioni.

 

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