Nata dall’acqua nella natura, Arch. Décio Tozzi

Un equilibrio pieno di luminosità caratterizza la cappella delicatamente posata sull’erba e aperta allo specchio d’acqua. Il suo disegno si compone di linee semplici che ricevono significato dalla croce piantata in prossimità della riva. Non c’è soluzione di continuità tra panorama e edificio, ma un’intimità che le esalta entrambi.

Unità di scienza e fede. Questo il concetto alla base del progetto della cappella nella villa Veneza a San Paolo in Brasile, opera di Décio Tozzi. Per questa sua capacità di integrare il costruito con la natura, Tozzi è stato premiato alla X
Biennale di Architettura di Venezia e alla IX Biennale di Buenos Aires. ll suo approccio progettuale trova un fondamento filosofico nel pensiero di Teilhard de Chardin. «Se, sin dall’infanzia – scriveva Teilhard – ho sempre amato e scrutato la natura, posso dire che l’ho fatto non da scienziato ma da “devoto”. In me ogni tensione, anche se mirante a un oggetto naturale, è stata una tensione religiosa e sostanzialmente unica. Ho coscienza di avere, sempre e in tutte le cose, cercato di raggiungere un qualche Assoluto…. Scienza (cioè tutte le forme dell’attività umana) e Religione sono
state sempre ai miei occhi una medesima cosa, l’una e l’altra essendo per me la ricerca di uno stesso Oggetto». Le parole del filosofo francese ben si attagliano allo spirito di questa cappella.

L’assemblea discende
verso il corso d’acqua dove
si erge la grande croce.
Legenda:
1 Giardino – 2 Atrio – 3 Battistero – 4 Navata – 5 Altare – 6 Lago – 7 Croce

Dall’alto: due prospetti laterali, il prospetto frontale e la pianta. La copertura a volta è come una grande ala leggera che protegge l’assemblea.

Essa sorge sul terreno di una grande “fazenda” e la sua costruzione è stata voluta dalla anziana proprietaria nell’occasione del matrimonio di una delle nipoti. L’intorno – il prato ben tenuto, con l’erba rasa e florida, il bosco ordinato, lo specchio d’acqua formato da un ruscello che attraversa la proprietà, gli alberi che stendono i loro rami fino a lambire l’acqua sulla riva opposta a quella dove sorge la cappella – esprime un generale senso di armonia e di grazia nel
quale non si può dire che la cappella si inserisca. Più propriamente, con la sua forma ad arco che le dona leggerezza e semplicità, quanto anche luminosità, la cappella si intona con la natura, sboccia in essa come un suo prodotto ultimo e raffinato. Non rappresenta una chiusura templare, ma un’apertura: il costruito raccoglie il sacrale insito nel panorama e lo fa proprio esaltandolo nell’opera umana.

Cappella della Fazenda Veneza
a Valinhos, San Paolo, Brasile

Progetto architettonico e paesistico:
Arch. Décio Tozzi
Illuminotecnica: Antonio Carlos Mingrone
Acustica: Companhia de Projetos
Direzione lavori: Morumby Engenharia
Foto: Cristiano Mascaro. Gentilmente fornite dal Premio “Frate Sole”, a cui la Cappella Veneza ha partecipato per l’edizione 2004.

Il riflesso sull’acqua è uno degli aspetti che contribuiscono a integrare cappella e parco.
L’immagine notturna rende ancor più evidente la leggerezza dell’architettura.

Non si sente la presenza di muri laterali: si percepisce un’ala delicatamente posata a proteggere le sedute
per l’assemblea che fronteggia l’altare e, oltre a questo, vede il tranquillo fluire dell’acqua. La croce è posta prossima alla riva, con la radice nella docile corrente. Qui sta il segno della sacralità del creato: i fedeli seduti nell’assemblea la osservano da sotto la tettoia e la vedono esterna al breve ambiente coperto. Gli altri luoghi liturgici diventano
una protensione sequenziale dal battistero all’assemblea, all’altare, alla croce.
Le panche sono semplici come potrebbero esserlo quelle che si allineano lungo i viali dei giardini pubblici e digradando lungo il pendio sembrano avvicinarsi ancor più all’acqua.
Croce e altare a croce entrano in un dialogo immediato. Basse pareti laterali in pietra accentuano la direzionalità della cappella e ne completano il raccordo materico con l’intorno.
E’ difficile non lasciarsi affascinare da questa sublime capacità di rendere a unità la natura e la fabbrica, l’ordito programmato nel progetto e il canto libero del creato. Il tutto riassunto entro un ordine che si presenta sublime nella sua semplicità, luminoso nella sua immediatezza.

 

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