Multiplex Arcadia

Livelli fluidi e comparti dinamici si intersecano nei percorsi verticali.

Progetto Giancarlo Marzorati
Installazione Schindler

Entrando nel multisala si ha come l’impressione di essere pervasi dalla quintessenza cinematografica. Un vestito su
misura, di gran fattura sartoriale, disegnato appositamente per lei. In questi termini si rivela probabilmente quel quid in più che il cinema progettato da Marzorati possiede. Un piccolo monastero cinematografico, dove il pellegrino entra in rispettoso silenzio e si lascia guidare dalla settima arte.

Arch. Giancarlo Marzorati

Nelle foto: Planimetria generale. Rendering dell’ampliamento del Multiplex Arcadia.

Lo stesso porticato ad archi che circonda in toto il perimetro ellissoidale della pianta, sembra invitare il visitatore ad una sorta di meditazione, con i suoi giochi di luce e ombre che al tramonto creano effetti surreali. Qui l’arte del cinema riesce ad assurgere a una sfera maestosa, tale da suscitare ammirazione e rispetto. Lo spazio interno è complesso, con il suo
incrocio di percorsi, di strutture e di luci che diventa quasi disorientante, in grado di proiettare subito l’utente sulla scena di un set cinematografico. Lo spazio interno è razionale, funzionale, facilissimo da usare e da vivere. A fare gli onori di casa un atrio spettacolare, una calotta sferica vetrata sostenuta da travi a vista in c.a. convogliano in un punto centrale da cui si diparte una spina che ospita i percorsi verticali statici e dinamici. Un futuristico ascensore panoramico forgiato con vetro e acciaio eleva al livello superiore da dove dipartono gli ingressi cinematografici. L’importanza data ai percorsi verticali è sottolineata dal dettaglio con cui questi sono stati curati.

Visione interna dell’atrio.
Dettaglio interno dell’ascensore.

Scheda tecnica

ASCENSORE REALIZZATO DA SCHINDLER S.P.A.
Tipo di impianto: ascensore panoramico, oleodinamico con pistone centrale.
Portata netta: 1150 Kg
Capienza: 15 persone
Velocità di esercizio: 0,62 m/s
Corsa: 11,00 m
Arresti: 4 sullo stesso lato
Cabina: con parete di fondo semicircolare a fungo in cristallo di sicurezza in colore naturale. Pareti frontali e laterali in
acciaio inox a specchio. Pavimento in vetro, colore bianco serigrafato con motivi ornamentali.
Illuminazione a neon tra pavimento e telaio. Cielino in acciaio inox a specchio con motivi ornamentali come per il pavimento. Bottoniera orizzontale inserita nel corrimano. Corrimano in acciaio inox con punti luce, diametro 70 mm. Superficie totale 2,46 mq. – larghezza 1100 mm – profondità 2000 mm. Porte di cabina: centrali, in inox a specchio, apertura 900 mm. Carene inferiori e superiori in acciaio inox a specchio con lampade al neon.

Il movimento dell’ascensore è sottolineato da due tagli di luce sulla parte superiore ed inferiore della cabina a foggia di tronco di cono. Attorno ad esso si sviluppa un scala elicoidale che sembra costituirne la scia naturale. Anche l’importanza dei percorsi diagonali, che permettono all’utente di percepire appieno la trasformazione dell’architettura ai vari livelli non è stata tralasciata. Così vengono inserite delle sca- le mobili rivestite in acciaio lucido che riflettono i giochi di luce presenti nell’atrio.

Il tondo è una forma
che mi affascina
perché sfuggente.

Cinque sale, quattro elementi e l’unione di essi. Così vengono metaforicamente chiamate le sale del cinema Arcadia. Ai lati dello sviluppo longitudinale troviamo la sala Fuoco, la sala Acqua, la sala Aria e la sala Terra, magistralmente progettate per una visione, un’ergonomia ed un’acustica perfette. In testa troviamo la sala Anergia, quasi fosse un’unione simbolica dei quattro elementi. La sala più grande d’Europa, in cui uno schermo avvolgente largo più di venti metri crea un effetto a dir poco disarmante sullo spettatore. Non a caso è stata eletta da registi del calibro di George Lucas per la proiezione in digitale delle anteprime della sua maestosa saga fantascientifica di “Star- Wars”.

Nelle foto: Visione esterna del Multiplex Arcadia. Le travi in c.a. convogliano nella colonna centrale del trasporto verticale.

Ma il cinema non si accontenta e vuole evolvere e crescere. Così il progettista confeziona un nuovo abito, adatto alle nuove cerimonie tecnologiche e digitali del ventunesimo secolo. Una propaggine altrettanto maestosa si rivela in una restituzione digitale di un nuovo progetto. Una propaggine che termina con una sala sferica in cuilo schermo diventa momento di rivelazione delle nuove tecnologie quadridimensionali di proiezione. Uno dei rapporti più dialogici con l’architettura che il progettista abbia mai instaurato.

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