Luca Zevi


Concezione
Una fascia luminosa lunga 70 metri, recante i nome delle quasi duemila vittime innocenti (non ancora tutte identificate), è disposta a terra lungo il bordo dell’aiuola centrale del Parco dei Caduti del bombardamento del 19 luglio del 1943, nel popolare quartiere di S. Lorenzo a Roma. È l’opera realizzata a seguito di un concorso indetto dal Comune di Roma in occasione del sessantesimo anniversario dell’evento più luttuoso registrato nella capitale italiana durante l’ultimo
conflitto mondiale.
Non monumento e neppure memoriale, piuttosto si tratta di una presenza della memoria storica nella quotidianità.
Un approccio al tema della memoria – anti-monumentalismo e priorità del luogo sull’oggetto – che è parso particolarmente appropriato al ricordo delle vittime del bombardamento di S. Lorenzo per almeno due ragioni: la prima di ordine spaziale, in considerazione del fatto che nel cuore del parco già oggi insiste un monumento ai caduti di tutte le
guerre; la seconda di ordine morale, essendo i 1674 (o più) morti di S. Lorenzo caduti non in combattimento, ma a causa di un bombardamento indiscriminato su un quartiere della città, per giunta ad opera delle forze che stavano consentendo la liberazione del nostro paese dal giogo di una dittatura ventennale.

Per l’introduzione di una seconda presenza monumentale, che avrebbe conferito al ricordo dell’evento un improprio sapore celebrativo, non vi era dunque ‘spazio figurativo’. Ma non vi era neppure ‘spazio etico’, non essendo la strage di S. Lorenzo altro che una tragedia di ordinaria guerra, che ha lasciato sul campo vittime ‘casuali’, imprimendo una ferita indelebile ed inconsolabile non soltanto alle rispettive famiglie, ma all’intera comunità alla quale appartenevano.
E questa comunità, a sessant’anni di distanza, ha inteso giustamente ricordare, una per una, le vittime innocenti di quella lacerazione.
Da queste semplici considerazione è scaturita una proposta progettuale che evita di stabilire un rapporto di duplicazione e di competizione con il monumento preesistente, al quale propone al contrario un dialogo nella complementarietà; evita di produrre una modificazione del giardino attorno a se stessa, ponendosi al contrario come marchio di un’assenza(le vittime del bombardamento); sottolinea un segno già presente nell’area – una porzione del bordo della grande aiuola centrale – con una fascia di pura luce a terra, sulla quale sono incisi tutti i nomi delle vittime.
Un progetto ‘al negativo’, perché la memoria attiva della strage sospinga in nostro cammino verso un orizzonte di pace.

Progetto
Un modulo scatolare in acciaio – aggregato in linea – percorre il bordo dell’aiuola centrale del parco, in corrispondenza degli ingressi dalla via Tiburtina e dalla via dei Peligni, per un tratto di circa 70 metri. È per metà incassato nel terreno, a ridosso del ciglio di travertino esistente, con un’inclinazione di 45° sull’orizzontale.
Delle due facce emergenti dal terreno l’una, quella rivolta verso il sentiero pedonale, è chiusa da una serie continua di cristalli acidati e blindati sui quali sono impressi con il laser i nomi delle 1674 vittime del bombardamento; sull’altra, retrostante e non visibile dai visitatori, sono posizionati i portelli di ispezione.
All’interno di ciascun modulo sono fissati apparecchi al neon a tenuta stagna, che di notte irradiano luce uniforme alle soprastanti lastre di cristallo incise.
Sulle due testate triangolari della fascia è incisa la data della tragedia: 19 luglio 1943.

 

Coinvolgimento
Il progetto auspica un rapporto non di pura contemplazione, ma di partecipazione attiva del quartiere a questo intervento mirato all’alimentazione ed alla valorizzazione della memoria storica collettiva. A questo fine esso propone l’ adozione della fascia luminosa nel giardino da parte degli alunni della scuolaprospiciente l’area (all’angolo fra
via dei Peligni e via Tiburtina Antica), che prendono in carico la manutenzione dell’opera, così come tanti loro coetanei hanno deciso di ‘proteggere’ monumenti, aree verdi ed altri manufatti rappresentativi delle rispettive collettività.

Un’ assunzione di responsabilità da parte delle nuove generazioni, che rappresenta un impegno alla trasmissione della memoria storica, senza il quale non è pensabile la formazione di individui consapevoli ed impegnati a scongiurare il pericolo, sempre incombente, di errori ed orrori del passato.

Unicam - Sito ufficiale
www.archeoclubitalia.it
Archeoclub d’Italia
movimento di opinione pubblica
al servizio dei beni culturali e ambientali

 

Condividi

Utilizziamo i cookie per offrirti la migliore esperienza sul nostro sito web.
Puoi scoprire di più su quali cookie stiamo utilizzando o come disattivarli nella pagine(cookie)(technical cookies) (statistics cookies)(profiling cookies)