Le “Rolling stones” nellepraterie del West

Il racconto di una pietra che diventa sasso… dopo essersi staccate dalle Montagne Rocciose, queste pietre hanno rotolato, si sono scontrate, hanno vissuto la forza delle correnti, si sono sbattute, levigate, arrotolandosi le une sulle altre.
Le pietre, anno per anno, secolo per secolo, sono saltate dalle cascate, si son spezzate e smussate, hanno conosciuto la violenza della natura, che senza pausa ha lavorato, scolpito forme sempre diverse.

Le pietre… oggi, scelte dal “pioniere “, diventano l’architettura, il boccascena del fuoco. Il grande bufalo ha corso le praterie, padrone del territorio, protagonista di mandrie sconfinate ha vissuto le giornate insolate e le nevicate più fredde d’inverno.
Oggi, il suo trofeo, troneggia padrone.

Colpisce la pluralità di oggetti che attorniano il centro visivo del focolare. La stuoia leggera posata al suolo di fronte alla bocca del camino è un’evidente (e onestamente un po’incauta) contraddizione, come alquanto incongrua è il “luster” che suggerisce situazioni lontane da quelle della prateria.
Ma l’eclettismo è anch’esso una scelta di stile.

Davanti al camino solo lo schioppettare del fuoco rompe il silenzio. C’è una pausa che fa pensare… la natura si è fermata …tutto è incastonato nella parete… il silenzio del muro non dimentica tutti i rumori , i suoni, il vento, l’acqua, il sole e il freddo, la neve e la pioggia.
Questo muro, è un boccascena speciale; la sua testimonianza è ricca di significati che regalano al “nuovo pioniere” e
ai suoi ospiti una storia antica che rivive e affascina.

G.M.J.L.

L’atmosfera del Far West è data con immediato impatto grafico dalla testa di bisonte posta nel centro focale della parete, a sua volta composta da tronchi sovrapposti.
Il camino della casa dello scultore William Minschew non ha grandi dimensioni: è commisurato a un ambiente piccolo ma luminoso.

La designer Shawn Hall vive in un cottage presso San Francisco. In questa città sta anche l’Editore Chronicle Books,
che ha pubblicato questo interessante volume “Fireplace”, di Alexandra Edwards, da cui sono state tratte le immagini
di queste pagine. Al tocco di tradizione nella cornice in pietra e legno, la proprietaria unisce elementi che definisce “natura”, secondo la pop art.

È stato costruito assemblando ciottoli in un elemento in muratura che diventa cornice.
La pietra si accosta al legno: c’è un richiamo alla rudezza della vita del pioniere, che avrebbe potuto acquisire autenticità, se non fosse stata sovraccaricata di altri elementi eterogenei, a partire dalla inceratura superficiale dei ciottoli, trattati come se fossero marmo, per terminare coi candelabri dai modi settecenteschi provenienti da Verona.
Ma anche in questo c’è qualcosa tipico del cow-boy.

L.S.

I caratteristici pilastri rastremati sono il segno evidente che caratterizza il progetto, radicandolo con la
loro presenza, scultorea e lapidaria, come elemento che sorge sul pendio in forte dislivello.

In edicola

A Berkeley Hills, Daniel J. Liebermann unisce brutalismo e “casual” con la monumentalità in un camino che incentra l’ambiente, inserito nell’apertura zenitale, contrapposto agli archi pavimentali.

In Berkeley Hills, Daniel J. Liebermann brings together Brutalism and ‘casual’ with a monumental fireplace in the centre of the room, inserted in the zenithal opening, and contrasting the floor arches.

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