Laura Thermes




Dall’inizio degli anni novanta, quando fu teorizzata da Marc Augé, ad oggi, la nozione dei non luoghi ha vissuto una inversione radicale.
Essi sono infatti passati da una dimensione negativa a una condizione positiva, divenendo così neoluoghi, superluoghi o iperluoghi, ovvero entità chiamate a esaltare la capacità della metropoli di accogliere e di rilanciare grandi flussi di energia urbana. Identificandosi con nuove centralità, i non luoghi si sono trasformati in sistemi complessi nei quali convivono più realtà funzionali. Contro la riduzione a un solo uso, gli iperluoghi si configurano infatti come una stratificazione di più attività, da quelle commerciali a quelle direzionali, da quelle abitative e comunicative a quelle ricreative. Da spazi privi di identità, sospesi tra indistinzione e anonimato, i non luoghi hanno dimostrato non solo di
possedere una loro precisa riconoscibilità, ma di fare di questa identità durevole e metamorfica, un elemento strutturale della città contemporanea.
Rivelando la loro identità, i non luoghi hanno sostanzialmente smentito le ipotesi formulate dall’antropologo francese. La città non può produrre non luoghi, ma solo luoghi, seppure dotati di intensità diverse. Un esempio romano della trasformazione dei non luoghi in luoghi è rappresentato dall’Europarco Castellaccio, un nuovo insediamento vicino all’Eur che è una delle diciotto centralità metropolitane previste dal nuovo Piano Regolatore Generale.

Shopping Mall ‘EUROMA2’
Nuova centralità urbana Europarco Castellaccio-EUR, Roma 2002-2008
Franco Purini e Laura Thermes con Studio Transit
Vista da via Cristoforo Colombo

L’Europarco Castellaccio si iscrive all’interno di alcuni processi che stanno interessando la Capitale. Negli ultimi anni Roma ha cercato di consolidare le proprie espansioni, da quelle più lontane nel tempo alle più recenti, all’interno di un modello evolutivo più consapevole e versatile di quelli finora adottati, un modello che si fonda sul completamento
dell’esistente piuttosto che sull’ipotesi di cambiamenti radicali della struttura urbana. In questo quadro l’esistente non si propone più come un semplice dato materiale, vale a dire come la mera presenza fisica di edifici, di strade, di spazi pubblici, di verde, di infrastrutture, ma come un sistema di risorse ancora in gran parte inespresse, che solo accurate strategie progettuali possono rendere funzionali a un’identità delle città più attuale e decisa, nonché maggiormente precisata nelle sue varie e a volte contraddittorie declinazioni. Il conferimento all’esistente di una dimensione più complessa, nella quale la manutenzione si affianchi alla riqualificazione, e questa alla riscoperta della bellezza degli spazi e degli edifici, richiede il reperimento di aree interstiziali nelle quali concentrare attrezzature destinate a rendere la città più articolata e flessibile. Tramite circoscritte saturazioni di aree residuali, che liberano in altre parti dell’insediamento urbano ampie zone da lasciare inedificate, si può migliorare la tonalità del tessuto edilizio mettendolo in grado di stabilire connessioni nuove, nella prospettiva di trasformarlo in una rete comunicativa più efficace ed estesa,
capace di esaltare la rapidità dei flussi favorendo l’instaurazione di più avanzati processi produttivi di tipo immateriale. In effetti la città contemporanea è tanto più capace di inserirsi in quella competizione mondiale tra centri urbani, che contraddistingue oggi l’economia e la cultura del pianeta, quanto più è in grado di produrre e di scambiare la merce più preziosa dell’età globale, ovvero l’informazione.
Gli interventi che rispondono a queste esigenze sono quelli che realizzano nuove centralità metropolitane. Queste costituiscono gli ambiti di una complessa ricomposizione delle funzioni delle città sotto il segno di una densità insediativa relazionata alle infrastrutture, una densità capace di esprimere dinamismo e attitudini evolutive. Sulla città
esistente si stende così una rete di nuove polarità che determinano un diverso orientamento e una più decisa riconoscibilità della struttura urbana, di cui si accentua l’evoluzione policentrica.

Vista dall’interno di Europarco
Vista dall’interno di Europarco
Vista da via Cristoforo Colombo

Fatto proprio questo cambiamento dell’orizzonte progettuale, si è cercato di sperimentare una delle modalità attraverso le quali fosse possibile non considerare gli shopping mall e le altre funzioni presenti nell’Europarco Castellaccio come fatti isolati, ma come componenti di un’area urbana organizzata da un progetto unitario.
A fronte di quella contrapposizione tra gli shopping mall e la città, per la quale essi non si integrano nel tessuto urbano ma si contrappongono ad esso, come se il loro ruolo si esaltasse in questo dualismo, la strategia progettuale scelta si è orientata nella direzione di una composizione organica di funzioni diverse, capaci di costituirsi come un sistema coordinato dielementi.
L’Europarco Castellaccio occupa una vasta area residuale la quale,
a causa della sua collocazione strategica, può giocare un ruolo essenziale nella ridefinizione funzionale e formale dell’intero settore sul quale essa insiste. L’intervento può permettere infatti, al tessuto di recente formazione che lo circonda, di acquisire quella vocazione a farsi sezione interattiva di un circuito ad alta concentrazione informativa che è il tratto distintivo della città contemporanea. Il disegno
dell’area prevede una serie di colline artificiali rivestite di vegetazione che si piegano e si frantumano svelando i prospetti degli edifici tra i quali, oltre a una serie di volumi per uffici, il grande centro commerciale.
A volte questi rilievi verdi si configurano come un grande piano inclinato, lasciando spazio all’emergere di due torri alte cento metri poste a misura dei passi edilizi come traguardi, visibili da grande distanza, che conferiscono una nuova identità allo skyline ormai storico dell’Eur. Emergenze, queste, che si configurano come veri e propri nodi spaziali dell’intero insediamento. Uno di questi edifici alti accoglierà funzioni terziarie mentre l’altro, la ‘Torre Eurosky’, è estinata
ad abitazioni. Legata all’altro edificio da una vasta piazza pedonale, semplice nella sua forma, coronata da un grande impianto di pannelli fotovoltaici, che conferirà alla sua architettura un aspetto spettacolare, la Torre Eurosky è una costruzione che cerca di fare della sostenibilità la componente di una nuova dimensione estetica dell’architettura. A lavori iniziati sono emersi il basolato di un’antica strada romana e i resti di un ponte: inserita nella composizione urbana
questa preziosa presenza archeologica è stata considerata come il segno insperato e positivo di una continuità insediativa sulla stessa area, una traccia vivente che l’Europarco cercherà di trascrivere nella sua architettura.
Il progetto dell’Europarco Castellaccio, di cui si stanno progressivamente realizzando gli edifici previsti, si inserisce nella categoria degli iperluoghi per il suo ricomporre in una scala conforme presenze difformi, spesso ritenute tanto più efficaci quanto più esse rimangono separate dalle altre. In particolare lo shopping mall è stato risolto considerando
per un verso la sua rilevante massa edilizia un elemento di forte espressività, da esporre senza alcuna mediazione, per l’altro facendo dialogare il grande volume con una serie di edifici che stabiliscono nei suoi confronti significative relazioni di contiguità spaziale.
In tal modo è stato raggiunto l’obbiettivo di disegnare una parte di città distinta nelle sue varie componenti, ma resa al contempo omogenea da una forte unità morfologica. Tale unità regola i rapporti tra le componenti stesse inserendole in un ordine urbano chiaro e compiuto, in grado di proporre i propri valori attraverso una serie di immagini dall’evidente contenuto diagrammatico. Nonostante le difficoltà che un intervento di questa complessità incontra nella sua realizzazione – difficoltà causate dalla sovrapposizione delle fasi di esecuzione, dal grande numero di decisioni da prendere, dalla compresenza di più realtà operative da coordinare – il risultato è stato coerente con le aspettative. L’Europarco Castellaccio è oggi, anche se non ancora completato, un episodio che ha radicalmente cambiato la struttura e l’aspetto del settore urbano in cui si inserisce. Un settore che ha conseguito, tramite la presenza di questo insediamento ampio e multiforme, un suo ruolo preciso e avanzato negli equilibri sempre in movimento della metropoli romana.

LT
Università ‘Mediterranea’ di Reggio Calabria

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