La scheda – Chiesa S.Biase a Ceraso (Salerno)

I Beni culturali della Chiesa sono la componente più importante nell’ambito del nostro patrimonio artistico culturale: non solo per il valore più importante in assoluto, inteso come ricchezza materiale, ma singolarmente come la più vasta testimonianza della cultura, del pensiero e della creatività dell’Uomo. Quindi un valore inestimabile e irripetibile ancor più se conservato nel suo contesto storico e ambientale naturale, perché meglio così può esserne compreso il significato nella sua interezza, compreso quello di "strumento di aiuto di quella nuova evangelizzazione di cui il Santo Padre parla in tutti i suoi contenuti". Patrimonio dunque che va protetto come dovere primario di noi Italiani che ne siamo i "depositari" e come diritto di impedire che vada disperso per l’incuria del tempo o peggio ancora per mancanza
di attenzione e quindi tutela. Il contributo di ogni singolo concorrerà alla conservazione e quindi all’arricchimento dei beni che ci appartengono per storia e per tradizione oltre che nel senso materiale, che si è detto, ancora più nell’insieme di tutti quei valori spirituali che contraddistinguono la nostra creatività ben nota in tutto il mondo che fa del nostro Paese meta ambita di visite turistico-culturali, uniche e affascinanti.

Le schede – Chiesa a San Biase di Ceraso (Salerno)

Località: San Biase di Ceraso (Salerno)
Nome della Chiesa: San Biagio
Oggetto segnalato: Affreschi
Caratteristiche: Cappellina lato destro abside chiesa, con dipinti murali a fresco, sec. XIV in stato conservativo generale cattivo
Costo di intervento: e 11.930,00
Segnalato da: Don Aniello Panzariello, Parroco, San Biase (Salerno)

Il ciclo di affreschi della chiesa parrocchiale di San Biagio, di notevole interesse storico-artistico, decora le pareti e la piccola volta a botte della cappella murata dietro una nicchia laterale dell’altare. La cappella è stata rinvenuta
casualmente durante dei lavori di manutenzione nel febbraio del 1998 dal parroco don Aniello Panzariello.
Sulla parete di fondo della cappella, a terminazione piana, è rappresentata al centro una figura femminile – si presume una Madonna, che sicuramente è stata dipinta in epoca posteriore al resto – alla sua destra Santa Barbara e alla
sinistra San Donato.
San Biagio vescovo è raffigurato sulla parete laterale destra, seguito da un’altra immagine, della quale sono visibili solo alcuni accenni pittorici. Sull’altra paretina, dai pochi frammenti rimasti è deducibile la rappresentazione
di un santo martire, le cui piaghe e il palo che s’intravede dietro la figura, e al quale presumibilmente è legato, fanno pensare a San Sebastiano e al suo martirio.
La lunetta centrale è dominata dalla canonica rappresentazione del Cristo Pantocratore, dall’aspetto giovanile e orientaleggiante, che regge con la mano sinistra, stringendolo al petto, il libro aperto della “Lex”, e con la mano
destra alzata.

affresco raffigurante san Sebastiano;
Cristo Pantocratore

Questo gesto, in genere, a causa della piegatura delle dita, viene interpretato come un atto di benedizione; invece s’intende con tale postura indicare l’atteggiamento di colui che parla.
La voltina a botte è completamente affrescata dalle figure dei quattro evangelisti con i relativi simboli, dei quali risulta non leggibile solo quello riconducibile a San Giovanni. Lo stato conservativo generale è cattivo. La superficie pittorica e gli strati preparatori di intonaco sono interessati da zone estese con grossi problemi di coesione e cadute di colore (soprattutto sulla voltina).
Gli affreschi, risalenti al XIV secolo, legati probabilmente alla presenza dei monaci a San Biase in questo periodo, sono tutti connotati da una matrice orientale (evidente anche dalla provenienza geografica dei santi martiri raffigurati), ma si imperniano sugli stilemi della pittura occidentale del Trecento che fa del bizantinismo uno dei maggiori referenti culturali. Una probabile descrizione è relativa alla visita pastorale che il vescovo Lelio Morello fece nel 1600, quando visitò una cappella dedicata ai SS. Martiri. Il 30 giugno 1873 il vescovo mons. Siciliani visitò la chiesa dedicata a
San Biagio e durante la sua visita interdì al culto alcune cappelle bisognevoli di restauri, tra cui la cappella dei Martiri. Attualmente la Chiesa Madre di San Biagio si presenta nella sua complessità molto diversa rispetto al suo stile originario, viste le trasformazioni che ha avuto nel corso dei secoli.

affresco raffigurante S. Biagio;
Santa Barbara

La scoperta degli affreschi certifica la notizia riportata dall’Antonini (cfr. Antonini, La Lucania, Napoli 1745) circa l’esistenza nel casale intorno all’anno 1000 di un hospitale costruito dai monaci greci che da Velia, per la Valle del fiume Bruca erano saliti dopo aver elevato la chiesa di Santa Barbara (centro abitato vicino a San Biase): "Eravi uno spedale sito avanti la Chiesa di S. Maria dei Martiri", (va chiarito
comunque che il termine spedale – hospitale – sta ad individuare una istituzione benefica che serviva per accogliere i pellegrini o gli infermi più per solidarietà cristiana che per ragioni curative). Sembra che nel corso dell’epidemia del 1300 l’hospitale di San Biase sia stato ingrandito utilizzando locali attigui.
Non è da escludere che anche i Benedettini successivamente si siano occupati della suddetta istituzione (dopo la scomparsa dei monaci italo-greci fondatori dell’abitato), dato il notevole concorso di pellegrini che affluivano nel casale in onore del santo.

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