La proclamazione dei vincitori

Foto del servizio: Daniela Giglio.

La Cerimonia di Premiazione, con cui si è concluso il Primo Premio Nazionale di Idee di Architettura “I Sagrati d’Italia” è stata l’occasione per approfondire e consolidare il dialogo che coinvolge la Chiesa, il mondo degli architetti, attraverso il Consiglio Nazionale Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC), l’opinione pubblica attraverso CHIESA OGGI architettura e comunicazione.

E’ sul sagrato che memoria e attualità si incontrano: così S.E.R. Mons. Mauro Piacenza, Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, ha aperto la cerimonia conclusiva del Primo Premio Nazionale di Idee di Architettura “I Sagrati d’Italia”, il 18 marzo 2005. L’evento è stato ospitato nella “Sala dei 100 Giorni” dello splendido,
rinascimentale Palazzo della Cancelleria, dove la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa ha la propria sede. Gli affreschi del Vasari, che ricoprono totalmente le superfici interne della Sala, hanno conferito un tono di
aulicità all’evento, sottolineandone l’eccezionalità. Come ha messo in rilievo la giornalista Alessandra Comazzi, che ha presentato i relatori via via succedutisi sul podio, questo è stato il primo premio nazionale di architettura totalmente gestito per via informatica, secondo le nuove direttive europee.

S.E.R. Mons. Mauro Piacenza
Prof. Arch. Raffaele Sirica
Arch. Gjlla Giani

La competizione è stata portata avanti congiuntamente dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Paesaggisti, Pianificatori e Conservatori (CNAPPC) e da CHIESA OGGI architettura e comunicazione e ha visto l’adesione della quasi totalità degli Ordini professionali provinciali. Tra gli oltre 140 progetti presentati, la Giuria nazionale ha selezionato dieci vincitori ex aequo e quindici segnalati ex aequo. Le linee direttrici del Premio erano state definite da un Comitato Scientifico presieduto, come ha sottolineato Mons. Piacenza, dal Rev. Prof. Carlo Chenis, Segretario della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa. In tal modo si è stabilita una collaborazione diretta, istituzionale, tra Chiesa e CNAPPC, l’organismo che rappresenta tutto il mondo degli architetti italiani. Una collaborazione che rimanda ai grandi momenti della storia dell’architettura, quelli che hanno dato luogo alle maggiori produzioni che arricchiscono il nostro territorio.

La “Sala dei Cento Giorni” gremita. In prima fila, quinto da sinistra, l’Arch. Giuseppe Maria Jonghi Lavarini.
Il tavolo degli oratori: al centro, S.E.R. Mons.
Mauro Piacenza.

Non a caso Mons. Piacenza ha posto in evidenza come iniziative di questo genere consentano di ritrovare le nostre radici. Il sagrato riconduce alle antiche tradizioni popolari. L’Italia nel suo complesso ha radici cristiane – ha rilevato Mons. Piacenza – e la rivalutazione del sagrato permette di ridare al paesaggio urbano e campestre il luogo che ricorda la “plantatio ecclesiae”, nella sua manifestazione storica e attuale.
“Vedrei il sagrato come uno spazio bello, elevato, che anticipa l’aura sacrale del luogo di culto” ha specificato Mons. Piacenza. Un luogo di tutti, dove ognuno possa riflettere sul cammino religioso. Luogo che deve far levare lo sguardo in alto, verso Dio e presentare i misteri cristiani in uno spazio capace allo stesso tempo di stupire e di accogliere. L’Arch. Gjlla Giani, Direttore Restauro e Patrimonio Culturale di CHIESA OGGI architettura e comunicazione,
ha portato i saluti del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, On. Giuliano Urbani, e ha ricordato le numerose attività della rivista diretta da Giuseppe Maria Jonghi Lavarini.

Arch. Massimo Gallione
Rev. Prof. Carlo Chenis, SDB

E’ nell’ambito di queste iniziative, intese alla ricerca della capacità espressiva ed estetica dell’architettura contemporanea, che, nel corso del Congresso Nazionale degli Architetti svoltosi a Bari nell’ottobre 2003, è maturato il progetto del Premio Nazionale di Idee di Architettura “I Sagrati d’Italia”. “Il sagrato – ha spiegato Gjlla Giani – è interpretabile come il cuore sacro della città; è il soggetto generatore di tutte le altre piazze”. Il grande successo riscosso dal Premio ha dimostrato come tra gli architetti vi sia un grande desiderio di ritrovare i luoghi della socialità e della religiosità. La qualità dei lavori presentati (pubblicati su CHIESA OGGI architettura e comunicazione n. 70) è stata posta in evidenza dall’intervento di Mons. Giancarlo Santi, che aveva presieduto la Giuria Nazionale. “Rispetto ad altre giurie cui ho avuto occasione di partecipare – ha commentato Santi – noto che qui abbiamo lavorato con grande serenità. Il confronto di idee è stato ampio, frutto di una attenta riflessione e le decisioni prese riguardo ai progetti risultati vincitori e segnalati è stato concorde”. Dopo le parole del Presidente della Giuria, Prof. Raffaele Sirica, Presidente del CNAPPC, è intervenuto per mettere in rilievo l’eccezionalità del Premio. E la ampiezza delle forze che lo hanno ideato e realizzato, portando così a compimento quel riavvicinamento tra mondo professionale e Chiesa che da tempo si auspicava. Tale collaborazione era venuta meno nel corso dell’epoca contemporanea.

Da sinistra:
Carlo Chenis, Raffaele Sirica,
Giuseppe Maria Jonghi Lavarini,
Massimo Gallione e Gjlla Giani
nel corso della cerimonia.

Il CNAPPC si è impegnato sulla strada del dialogo, con la convinzione che in questo modo la qualità dell’architettura diffusa potrà essere risollevata, dopo gli errori e i malfunzionamenti che hanno costellato la storia degli ultimi cinquant’anni. Sirica ha rievocato l’impegno assunto dal CNAPPC nel Convegno di Assisi del 1998, in difesa della qualità dell’architettura. Il cammino percorso da allora ha portato a consolidare lo strumento del Premio come presidio della qualità dei progetti e del confronto di idee, per promuovere una nuova maturità nel mondo professionale. I risultati di questo Primo Premio Nazionale di Idee di Architettura “I Sagrati d’italia” saranno presentati al Congresso Mondiale degli Architetti di Istanbul, dell’estate 2005. Ma avranno anche importanza per il successivo Congresso Mondiale, che si svolgerà a Torino nel 2008. Il tema qui sarà “Transmitting Architecture”: l’essenza è la comunicazione. La buona architettura, ha detto Sirica, coniuga etica ed estetica: nella misura in cui la bellezza appartiene a tutti essa diventa un fatto etico. E questo aspetto è particolarmente evidente nel caso dei sagrati. Il problema dell’architettura è quello di potersi esprimere in progetti significativi, capaci di portare un segno e di dare un senso allo spazio urbano.

Arch. Maria Carmela Frate, della Giuria Nazionale.
Prof. Sandro Benedetti, della Giuria Nazionale.
Arch. Maurizio Campo, della Giuria Nazionale.

Questo è anche quel che dà un senso al lavoro stesso dell’architettto. Massimo Gallione,Vicepresidente del CNAPPC, ha toccato proprio questo punto nel rievocare quando, il 30 settembre del 1999, al V Congresso Nazionale degli Architetti, intervenne il Card. Ersilio Tonini. “Quando, alla fine della mattinata, parlò il cardinale nella sala gremita calò il silenzio e l’attenzione risultò evidente. ‘Penso che gli architetti non possono andare all’inferno, perché lì non c’è spazio per l’arte’ disse Tonini. Fu un grande gesto di speranza”. Gallione ha ringraziato tutti quanti hanno profuso il loro impegno con entusiasmo e con passione per la riuscita del Premio, ricordando in particolare i presidenti degli Ordini provinciali che hanno aderito all’iniziativa e gli architetti Caterina Parrello e Mario Caruso che hanno concretamente dato forma alla partecipazione di tanti progettisti raccogliendo e ordinando il materiale, e gestendo il sito attraverso il quale sono passati tutti i progetti presentati. Questo il quadro generale dell’iniziativa tracciato dai suoi organizzatori.
Ma, naturalmente, i protagonisti del Premio sono stati i progettisti stessi, che hanno contribuito le loro idee, pensate per i luoghi più disparati d’Italia.
Elenco (- Enti Baditori, – Progetti Vincitori Ex Aequo, – Progetti Segnalati Ex Aequo)
Il che ha permesso un confronto tra diverse sensibilità, tradizioni, ambientazioni storiche e architettoniche. La progettazione del sagrato è assai infrequente, per molti motivi: tra gli spazi di pertinenza della chiesa è forse quello che meno attenzione usualmente riceve per motivi economici, poiché l’impegno maggiore del committente è per l’aula liturgica. Il sagrato è un “vuoto” che tuttavia dev’essere pieno di significato, e così la sua progettazione non è scevra da difficoltà. In particolare chi ha partecipato al Premio, l’ha fatto come contributo a un dibattito: il Premio infatti non era collegato ad alcuna ipotesi di committenza specifica. Ecco che i partecipanti, col loro contributo di idee, hanno costituito un “campionario” di sagrati possibili dove si legge il tentativo di mediare il rapporto tra la città moderna, coi suoi problemi, così nuovi e diversi rispetto a quelli della città storica, e il luogo della chiesa.

La Sala affrescata dal Vasari,
affollata da una platea di persone provenienti 
da tutta Italia.

Se questa un tempo occupava la centralità dell’abitato, il ridisegno del sagrato fa sì che essa recuperi una posizione di preminenza, strappandola alle insidie assillanti del traffico veicolare che ha eroso sempre più gli spazi pubblici della città. In realtà i protagonisti del Premio sono stati proprio coloro che non si sono espressi in parole, ma con i progetti: il premio ricevuto dai vincitori e dai segnalati è stato un elemento simbolico, il “tangram” dell’architettura, un parallelepipedo di cristallo inciso a laser, coniato espressamente, su disegno, per questo evento. Un riconoscimento a un lavoro che si intende all’inizio, non alla sua conclusione. Come ha sottolineato il Presidente del Comitato Scientifico del Premio, Rev. Prof. Carlo Chenis, si è trattato di una sfida, per riportare l’architettura al servizio della comunità. E il tema del sagrato è centrale per questa sfida, poiché esso rappresenta il punto in cui “si incontrano l’aspetto comunitario con l’apertura alla trascendenza”. E senza questo incontro anche oggi la città resterebbe vuota.

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