I problemi di inquinamento, derivanti anche dall’uso di combustibili fossili per riscaldamento, rendono sempre più attuale l’uso della legna: infatti, essa è una risorsa rinnovabile, basta adottare un’adeguata politica di rimboschimento, è un’energia pulita, dato che l’anidride carbonica liberata dalla combustione è uguale a quella accumulata dalla pianta nella sua vita o a quella che libererebbe decomponendosi nel bosco, ha un facile approvvigionamento e una disponibilità costante, e inoltre garantisce un’occasione di reddito per le aree montane e collinari svantaggiate. Un altro fattore, però, va considerato: la convenienza economica della legna rispetto agli altri combustibili a parità di potere calorifico. Ad esempio, un chilo di legna stagionata costa circa 12 centesimi di Euro e ha un potere calorifico di 4 kWh/kg mentre il gasolio ha un costo equivalente, fatto uguale il potere calorifico, di 30 e il metano di 29, e quindi sono rispettivamente più cari del 152 e del 140%; se esaminiamo il problema da un altro punto di vista, per fornire lo stesso potere calorico di un chilo di gasolio occorrono circa tre chili di legna stagionata e per un litro di metano circa due chili e mezzo: però un chilo di legna costa 12 centesimi, un chilo di gasolio ne costa 90 e un litro di metano ne costa circa 80.
massimo di umidità, ha un Potere Calorifico Inferiore (PCI), cioè detratto quello necessario per l’evaporazione dell’acqua, di 4 kWh/kg, mentre lo stesso chilo di legna fresca, con circa il 75% di umidità, raggiunge a stento 1,3, quindi fornisce solo un terzo del calore rispetto all’altro tipo di legna. Riguardo alle diverse essenze legnose, hanno un maggiore potere calorifico le conifere, quali il larice o il pino silvestre (4,4) o l’abete rosso (4,5) che però sono resinosi; le latifoglie come il faggio (4), l’olmo o il pioppo (4,1), o il cerro (4,2) hanno un leggero svantaggio termico ma l’assenza di residui dannosi.
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