La dinamicità della culturaAl centro del Mediterraneo

Al centro del Mediterraneo

Il Museo Diocesano di Catania si è dimostrato particolarmente attivo: dispone di sale attrezzate per incontri, organizza convegni, l’anno scorso ha compiuto una campagna pubblicitaria in tutta Italia. Parla Don Santino Salamone, Direttore del Museo.
Antonio Cavallucci "Sacra Famiglia", 1790 ca. (part.):
la pittura simbolo del Museo di Catania.

Don Santino Salamone, come mai tanto attivismo?
Penso che qualsiasi cosa (oggetto o struttura) prima di poter essere vissuta, partecipata, fruita, debba essere conosciuta. Per quel che attiene al museo, la pubblicità non ha avuto funzione promozionale bensì conoscitiva. Amo dire che il nostro museo è un "pensiero", prima che una struttura. E’ un’idea ed in quanto tale esso va "capito", cioè va "riempito" e reso “tangibile” attraverso la comunicazione. Per la campagna pubblicitaria abbiamo investito in tre anni 75.000,00 euro circa. Qualcuno giudicherà questa spesa una follia, tanto più che Catania, non essendo considerata città d’arte, non permette per i pochi flussi turistici l’ammortamento in tempi brevi dei costi, ma la nostra è stata una scommessa sia culturale sia economica al fine di promuovere il Museo a trecentosessanta gradi.
Quest’ultimo in realtà è uno dei problemi che occorrerà necessariamente affrontare in sinergia con le amministrazioni locali. A Catania vi sono siti culturali e archeologici molto importanti: il teatro greco, le terme, Castel Ursino, la meravigliosa via Crociferi, le chiese di San Francesco Borgia e di San Giuliano, la Collegiata, la stessa Cattedrale…. Tuttavia manca ancora una promozione attiva dei beni culturali che permetta una spinta sia a livello turistico sia a livello occupazionale. In tale contesto, il Museo Diocesano, fortemente voluto da Mons. Luigi Bommarito, arcivescovo emerito, e attentamente seguito dall’arcivescovo attuale, Mons. Salvatore Gristina, si è distinto come realtà viva e presente nella vita culturale della città e della Diocesi, essendo l’unico Museo aperto tutto l’anno in Catania.

Quale la concezione alla base del museo?
L’abbiamo concepito come dimensione temporale e spaziale, luogo del kairòs, cioè dell’incontro col Trascendente. Se fosse stato privo del dinamismo comunicativo sarebbe stata un’operazione solo museale e non culturale. La cultura è dynamis che coinvolge l’uomo nel suo spirito e lo proietta nella linearità della storia dove il passato diventa memoriale attraverso segni e simboli che solamente l’arte può rappresentare. L’ar te sacra è simbolo e memoria sacramentale della presenza di Cristo nella Chiesa e nella storia attraverso la liturgia. La Liturgia non può non fare uso di arredi sacri che nel corso dei secoli sono stati sempre più impreziositi dagli stili artistici. Tali arredi espletano la loro funzione rimanendo puri strumenti significanti il memoriale della Pasqua di nostro Signore Gesù Cristo. Un esempio: nella seconda sala del Museo sono esposti gli arredi argentei della cattedrale; l’itinerario liturgico fa sì che i visitatori siano coinvolti a livello sia spaziale sia temporale. Lo spazio rappresenta la kenosi (svuotamento) del Dio vivente, perché Egli si offre come esteriorità del creato mediante il mistero dell’incarnazione; il tempo rinvia invece allo splendore della Trinità, perché rivela l’interiorità della creazione, poiché l’uomo diventa partecipe del dinamismo dell’Origine, della Venuta e dell’Avvenire. Nella visione agostiniana del tempo: il visitatore non guarda il passato, ma rivive il passato nel presente, non anticipa il futuro, ma vive nel presente l’attesa del futuro. Fondamentale è l’atteggiamento del visitatore, al quale chiediamo di entrare non per vedere, ma per rivivere il mistero globale di Cristo Gesù. La visita del Museo deve meravigliare. Deve rappresentare un momento di incontro col Trascendente o, se volete, l’accoglienza di un annuncio.

E chi ha la funzione di angelo annunciante?
Lo staff del Museo è formato da sei persone, quattro donne e due uomini, che si dividono i compiti, sia gestionali sia amministrativi e quindi anche quello di guidare e accompagnare i visitatori. Ognuno lavora in sinergia con tutto il gruppo pur mantenendo vive le proprie capacità e competenze. In collaborazione stretta con gli altri, ognuno è in grado di
svolgere qualsiasi compito: dallo studio delle opere esposte alla preparazione di un convegno, all’organizzazione
di un pranzo per i visitatori più esigenti.

Un pranzo?
A volte i visitatori ci chiedono anche questo: il pranzo, la cena, il cocktail e noi forniamo una vasta gamma di menù di piatti tipici catanesi. Siamo in contatto con i migliori ristoranti della città. Con le entrate delle visite riusciamo a coprire solo una parte dei costi. Così cerchiamo di fare del nostro meglio mettendo a disposizione alcuni spazi attrezzati per il catering.

Recentemente si è svolto presso il vostro Museo il simposio "I beni culturali ecclesiastici, memorie del passato,
argomentazioni del presente, prospettive del futuro". E’ stato solo un incontro tra esperti o ha rappresentato

anche un momento di dialogo con la città?

E’ stato in primo luogo il preludio del Forum Internazionale sui Beni Culturali Ecclesiastici e di Interesse Religioso. Pian piano stiamo imparando a parlare con voce sempre più chiara e a un numero sempre maggiore di persone. Il dialogo con la città è stato sia a livello tecnico sia a livello spirituale. Trecento persone si sono prenotate e stimiamo che almeno 800 abbiano partecipato. Ma il fine del simposio era di porre le basi per un discorso più ampio. Catania si trova al centro del
Mediterraneo e la sua vocazione storica è quella di rivolgersi a tutte le culture che si sono sviluppate nei secoli attorno a questo
mare. Mi riferisco alle diverse popolazioni, alle arti e alle scienze ma anche al dialogo tra le culture e le diverse religioni. In questo contesto multietnico, è importante aprirsi a un discorso culturale capace di dialogare con questi
nostri fratelli. Diversamente il rischio sarà lo scontro, come drammaticamente testimoniano le diverse situazioni della recente politica internazionale. Il dialogo si esprime anche attraverso i beni culturali. Se fallissimo nel dialogo interculturale, falliremmo anche nella pacifica intesa e nel reciproco arricchimento. Obiettivo del Forum sarà permettere a tutti di esprimersi e di riconoscersi attraverso l’arte, che è elemento di coesione e di dialogo.

L. Servadio

(Un ampio servizio sul Museo Diocesano di Catania è comparso su CHIESA OGGI architettura e comunicazione n° 52)

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