La Chiesa, maestra di cultura

S.E.R. Mons. Francesco Marchisano (secondo da destra), alla presentazione del nuovo Santuario Madonna del Divino Amore, presso Roma. Da sinistra, Don Pasquale Silla Rettore del Santuario, l’Arch. G.M. Jonghi Lavarini, ultimo a destra P. Costantino Ruggeri.

È particolarmente interessante leggere il pur sintetico sunto delle opere di S.E.R. Mons. Francesco Marchisano, Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, scritto dal Rev. Prof. Carlo Chenis nell’occasione della nomina del primo a Vicario Generale per lo Stato Città del Vaticano, Arciprete della Basilica di S. Pietro e Presidente della Fabbrica di San Pietro. Un’opera che spazia dalla dedizione all’educazione dei bambini sordomuti ai più impegnativi incarichi pastorali e diplomatici, sempre avendo in mente l’importanza dei beni culturali quali veicolo autentico e fedele di un’identità umana e religiosa.
Ed è con immensa gioia che salutiamo questa nomina: il Santo Padre non avrebbe potuto scegliere meglio. Quello della cultura, quello dell’architettura e dell’arte è un linguaggio universale, come universale è il messaggio della Chiesa. In quest’epoca in cui tanto si parla di “globalizzazione”, è forse il caso di ricordare che la prima, la più importante globalizzazione è quella che si realizza con la cultura che autenticamente affranca dalla schiavitù delle piccole necessità del momento per elevare il pensiero allo splendore della verità. Una cultura di cui la Chiesa è la maggiore maestra nel mondo. Siamo certi che Mons. Marchisano saprà portare un autentico vento di novità e che saprà compiere l’opera magnifica di coniugare religione, arte e cultura nell’armonia che è insita nella loro natura e nella loro storia. Nel nostro piccolo cercheremo di fare tutto il possibile per diffondere questo messaggio, antico e sempre nuovo, nelle pagine di CHIESA OGGI architettura e comunicazione, attraverso le quali ricerchiamo il senso e il messaggio autentico delle architetture ecclesiali di tutto il mondo.
Nel numero scorso lanciavamo un appello: “Architetto, non essere egoista!”. Perché l’autenticità dell’architettura non risiede nel disegno “firmato” e confezionato nei minimi dettagli da una sola mano, ma nella collaborazione realizzata sotto la guida vigile e sapiente di un architetto (“capo costruttore”) che sappia coordinare e integrare diverse suggestioni, molteplici appor ti: perché la chiesa non sia “sua”, ma di tutta la comunità e testimoni il nostro tempo, ma con un occhio a tutta la storia, a tutte le epoche. Il liturgista, Rev. Prof. Antonio Santantoni, ha voluto riprendere quel nostro grido e farlo suo, rappresentando la difficoltà che spesso il committente incontra quando ha a che fare con un progettista che talvolta sembra quasi sentirsi onnipotente di fronte a parroci e liturgisti. È necessario, direi quasi doveroso, che questo dibattito continui, perché cultura vuol dire scambio, dialogo, confronto, non elitario arroccarsi su posizioni precostituite.
E proprio per il dialogo e per il confronto è nata e vive CHIESA OGGI architettura e comunicazione, privilegiato luogo di incontro di tendenze diverse, di proposte che in modo vario cercano un’unica verità. Ogni opera è ricca della storia di tanti uomini, è un grande libro che va letto, riletto, coltivato e vissuto. Vediamo opere grandiose del passato, come la torre campanaria di San Marco a Venezia, di cui ci parla il Rev. P. Angelo M. Caccin, O.P.. Quest’anno ricorre, ci piace ricordarlo come esempio di coraggio e di volontà, il centenario del crollo di quel campanile che è, insieme con la Basilica, il simbolo di Venezia. Distrutto, il campanile di San Marco venne ricostruito esattamente “come era e dove era” prima del crollo. Testimonianze come questa non devono cadere, perché recano in sé la speranza, la gioia, il lavoro di centinaia, di migliaia di uomini. Perché sono il segno di una fede che non morrà.
Giuseppe Maria Jonghi Lavarini

 

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