La chiesa di S.Lucia a Livorno

Ponte tra due quartieri

Il triangolo qui è inteso come simbolo, come elemento di riconoscimento, ma anche come forma capace di coinvolgere diverse realtà urbane nel segno dell’accoglienza. Nel progetto di Vincenzo Greco architettura e design si incontrano. Ne nasce, in un luogo prossimo al lungomare, un centro parrocchiale di grande completezza.

Una chiesa diventa sempre e comunque il punto di riferimento di una zona urbana. Questa sua essenza baricentrica per lo spazio circostante può essere variamente riflesso nella forma e nella distribuzione degli spazi dell’edificio. Nel caso di questa chiesa, composizione formale e distribuzione spaziale sorgono con immediatezza dalle condizioni esistenti. Ci troviamo lungo il litorale livornese, immediatamente a sud del capoluogo. La comunità parrocchiale proviene da due centri abitati vicini, ma fino a questi anni separati tra loro: la frazione di Antignano, formatasi attorno al nucleo dell’omonimo antico borgo, e il recente quartiere residenziale di Banditella, oggi entrambi incorporati nell’area urbana di Livorno. Proprio la nascita della nuova zona residenziale ha portato a una crescita numerica notevole della popolazione parrocchiale, che è aumentata in breve di circa 80000 unità. La chiesa medievale che serviva la comunità, con i suoi 150 posti disponibili si è rivelata drasticamente sottodimensionata a fronte delle nuove necessità. Non solo, al numero di residenti, durante i mesi estivi si somma una non piccola popolazione di villeggianti. Il nuovo edificio progettato dall’architetto Vincenzo Greco prende le mosse da questo stato di necessità. “La nostra zona è in prevalenza abitata da livornesi di reddito medio-alto che spesso entrano con la macchina in garage e da qui salgono direttamente in casa con l’ascensore; quasi non si conoscono tra loro, si incontrano solo al vicino centro commerciale, dove, fra un acquisto e l’altro, trovano appena il tempo di scambiarsi un frettoloso saluto.

Nelle foto: Un’ampia scalinata media il dislivello tra piazza e sagrato. La facciata, caratterizzata dall’elemento a “Y” rovescia che copre l’entrata in posizione baricentrica, è definita su un lato dal corpo dei servizi parrocchiali, sull’altro dal campanile. Lungo la facciata si allineano le quindici formelle bronzee della Via Crucis, opera (come anche il tabernacolo ) di Antonio Vinciguerra.
Il campanile reca su un lato un labirinto, sull’altro una meridiana, opera del Prof. Mimmo Di Cesare.
La planimetria. La chiesa dispone di un terreno ampio, ove trovano posto un parcheggio, giochi per bambini, campo sportivo e pattinaggio.
La pianta del complesso. I locali riservati alle attività parrocchiali e all’accoglienza dispongono di una metratura pari a quella dedicata all’aula ecclesiastica.

Ora potranno contare su spazi creati apposta per l’incontro” ha spiegato il Parroco, Don Paolo Razzauti. La nuova chiesa infatti viene pensata dal progettista, in sintonia con la comunità, come luogo di incontro: tra i due quartieri, tra i quali si costituisce come “ponte” o “cerniera”; ma soprattutto come luogo di facile accesso, aperto su tutti i fronti, dotato di ampi spazi liberi e di opere parrocchiali la cui superficie è pari a quella occupata dal luogo di culto. La chiesa è ubicata su un terreno di oltre 7000 mq in parte di proprietà della parrocchia, in parte reso disponibile dal Comune, allo scopo di soddisfare le necessità di spazi di ritrovo per i giovani. Nel disegno dell’edificio, dalla forte linearità orizzontale interrotta da emergenze che demarcano luoghi significativi (ingresso, presbiterio, campanile….) si legge immediatamente la funzionalità all’accoglienza. La facciata principale è rivolta verso il mare, in direzione ovest. Un elemento a “Y” rovescia distingue l’ingresso: ricorda la figura della tenda, immagine biblica del popolo itinerante. Il disegno complessivo è assai moderno, essenziale, quasi “americano” nella ricercata, forte coerenza tra funzione e espressione, tra solidità e capacità comunicativa. Ma pur nella schietta, moderna funzionalità dell’impianto, traspare con evidenza il tentativo di recuperare la valenza simbolica dell’architettura. Il triangolo è la forma generale che caratterizza il complesso e trova una sua ragione d’essere sia nel simbolo trinitario, sia nel suo rivolgersi alle tre realtà urbane che lo occasionano: i due quartieri collegati tra loro e la città.

Nelle foto: Sezione trasversale dell’intero complesso
L’imponente portale a forma di "Y" rovesciata.

Un’ampia scalinata in mattoni e travertino conduce al sagrato, proponendosi come strumento di raccordo con la sottostante piazza, verso la quale si dilata in segno di richiamo e apertura. Sul lato sinistro, verso nord, si protende, a continuazione del cateto di base, un braccio che ospita su tre livelli i locali parrocchiali e la canonica. Alla primaria funzionalità di luogo di accoglienza, si aggiunge la specifica funzione architettonica di chiudere lo spazio della facciata, evitando che la dilatazione orizzontale della forma si traduca in dispersione. Sul lato opposto della facciata tale funzione è assolta dal campanile, che si protende sopra una base che reitera la forma triangolare (in pianta e in alzato), completamento dell’insieme, coerente con esso. Una meridiana e un labirinto sono esposti entro quadri di geometrica coerenza sui due lati, ovest e sud-est. Rappresentano il tempo e lo spazio, ma soprattutto aggiungono un tocco di significato all’elemento che di per sé è già fortemente caratterizzante, il campanile che regge la croce. E’ questo l’elemento che chiarisce qual è la destinazione dell’edificio, questo il simbolo attivo che annuncia: questa è “chiesa”, luogo di culto, non solo centro di accoglienza. Nell’ampio spiazzo alberato che corona l’edificio trovano postoil parcheggio, un campo sportivo polivalente, una pista di pattinaggio a forma di anfiteatro, che può anche essere utilizzata p
er assemblee all’aperto, conferenze o spettacoli, un’area di gioco per bambini; insomma, una dotazione di servizi completa, entro un parco piantumato a lecci , platani e cipressi e perimetrata con siepi di alloro, barriera acustica e ottica verso i limitrofi assi viari.

Nelle foto: Vista verso il presbiterio, secondo l’asse centrale che determina una sorta di navata. Sulla sinistra in fondo si nota il luogo dell’adorazione eucaristica, che apre l’aula verso il fondo; sulla destra un accesso secondario dominato dal crocifisso.
Sezione trasversale dell’aula.

“Al di là di ogni possibile omologazione nell’ambito delle tendenze stilistiche contemporanee, l’intento espressivo prevalente – spiega l’architetto Greco – è stato quello di riuscire ad affidare l’immediata riconoscibilità dell’edificio al rigore geometrico di superfici architettoniche capaci di offrire spazio alla narrazione plastico-scultorea e di interagire con essa nella definizione di un preordinato programma simbolico”. L’aula celebrativa ha pianta a forma di triangolo rettangolo, con l’altare collocato nell’angolo retto. Questo è rivolto vero est e si trova su una pedana sopraelevata di due gradini rispetto al pavimento. La copertura dell’aula si eleva giungendo alla quota più alta al vertice del triangolo, in prossimità del presbiterio: ma un corridoio assiale collega, a questa stessa quota, presbiterio e ingresso. Viene in tal modo definita, pur entro uno spazio totalmente aperto e privo di colonne, una specie di “navata” centrale. La copertura è retta da travi lignee che a raggiera riconducono verso il polo celebrativo eminente. La pianta triangolare a volta porta a sacrificare lo spazio dell’altare, sottraendo il respiro sui lati.

Chiesa di S. Lucia a Livorno

Progetto e d.l.: Arch.Vincenzo Greco
Collaboratore: Arch. Massimo Colombo
Climatizzazione: Robur Spa,Verdellino Z. (BG)
Pavimenti interni: Floor Gres Spa, Fiorano (MO)
Illuminazione int: Reggiani Spa,Vedano al L. (MI)
Legno lamellare: Habitat Legno Spa, Edolo (BS)
Copertura in rame: Metecno Spa,Tribiano (MI)
Campane: Fonderie Trebino, Uscio (GE)
Panche: Caloi Industria Srl, Susegana (TV)
Rivestimenti: Toscomarmi, S. Pietro Palazzi (LI)
Foto: Giuliana Chiri Brioschi, Massimo Colombo

Nella foto: Il battistero, in cui è presente sia il fonte adatto al battesimo dei neonati, sia una vasca adatta al battesimo per immersione, lastricato con pietre che recano i nomi dei parrocchiani. Sotto: ambone e tabernacolo.

Nel caso di questa chiesa, l’innalzamento della copertura e l’avanzamento dell’altare verso l’assemblea, la collocazione di ambone e tabernacolo in posizione strategica sul lato sinistro dell’altare, l’apertura di un accesso secondario sul lato rispetto al presbiterio, evitano la sensazione di angustia, dilatano lo spazio e contribuiscono a porre l’accento sulla dimensione verticale, sottolineata dalla fenditura che attraversa verticalmente la parete di fondo. Non di secondaria importanza, nel controllo dello spazio interno, è la scelta di tinteggiare le pareti in azzurro chiaro e le colonne in azzurro leggermente più scuro. Talché queste si presentano come elementi che ritmano lo spazio e ne accentuano l’aspetto etereo e slanciato. L’altare è formato da due blocchi di travertino toscano incastrati l’uno sull’altro, la mensa liturgica è levigata mentre la base ha aspetto grezzo, nell’intento di rievocare la natura rocciosa del litorale antistante. La presenza dell’altare è ulteriormente sottolineata dalla paretina di legno profilata a “V” su cui si appoggia la sede del presidente. In travertino sono realizzati anche gli altri luoghi liturgici principali, l’ambone e il battistero. L’ambone, contrariamente a quel che avviene di solito ai nostri giorni, non è collocato sulla pedana presbiterale, ma posto accanto alla parete laterale, come si usava in antico, ed è autenticamente sopraelevato. L’area battesimale è posta presso il vertice sud del triangolo di base, in coincidenza col campanile e ad essa si affianca l’area confessionale. Il battistero è illuminato da un lucernario ed è presente pure una vasca a pavimento che consente anche il battesimo per immersione. L’acqua sgorga dalla parete e inonda la vasca lastricata con pietre di vario colore.

Nelle foto: Ambone e Tabernacolo

Ogni parrocchiano ne ha portata una e vi ha inciso il proprio nome. Così tutte assieme queste pietre simboleggiano la diretta partecipazione dei fedeli all’edificazione della loro chiesa e invitano la comunità a riunirsi idealmente nel segno del battesimo. Nella cappella del Santissimo Sacramento la custodia eucaristica è stata concepita come un solido scrigno sospeso nella luce che penetra attraverso una feritoia. La cappella è dominata da una vetrata trapezoidale raffigurante una croce che suddivide lo spazio in quattro zone cromatiche: celeste (cielo), azzurro (acqua), rosso (fuoco) e marrone (terra); sono i colori dei quattro elementi della natura che richiamano anche alcuni momenti della vita sacramentale. Il crocifisso ligneo, opera di Francesco Paziente, interpreta metaforicamente il travaglio del secolo. La voluta genericità del volto di Gesù è intesa come originata dal desiderio di oggettivare l’immagine dell’uomo: che rappresenti ognuno di noi, al di fuori da ogni pregiudizio razziale. E’ un segno ricapitolativo, che si inserisce in questa chiesa già tutta “disegnata”, con tratto a un tempo scorrevole e autorevol
e.

Condividi

Utilizziamo i cookie per offrirti la migliore esperienza sul nostro sito web.
Puoi scoprire di più su quali cookie stiamo utilizzando o come disattivarli nella pagine(cookie)(technical cookies) (statistics cookies)(profiling cookies)