La casa mutante

Progetto di: Progettospore architecture di Andrea Carloni e Simone Pratesi, architetti

Il nome di questo progetto non deriva da una nostra scelta progettuale, ma semplicemente dalla capacità della committenza di rendere volatili e continuamente mutevoli le loro decisioni o meglio considerazioni in merito alla realizzazione di questo o un altro nostro secondo progetto. L’unica delle esigenze ben definite fin dall’inizio è stata la necessità di unire la zona giorno con la cucina.

In seguito a queste considerazioni la nostra proposta progettuale è stata caratterizzata da due elementi: il disimpegno centrale, che come un ventre smistasse i flussi, e la parete curvata. Il disimpegno con il suo aspetto antropomorfo è una morbida superficie continua dipinta di rosso dove la luce senza trovare ostacoli scorre uniformemente. La separazione giorno/notte viene affidata ad una parete continua di forma ondulata sulla quale è stato inserito un rivestimento in legno che in pianta ricalca parallelamente il percorso dei muri adiacenti, invece in alzato se ne distacca in ogni punto in maniera diversa.

Progettospore Architecture
È uno studio d’architettura che inizia a lavorare verso la fine del 2002 e raggiunge l’attuale configurazione nel gennaio 2004 quando diventa uno studio associato. Il gruppo (costituito dagli architetti Andrea Carlone e Simone Pratesi n.d.r.) ha una sede fisica a Pistoia ma non è assolutamente legato al luogo di origine perché questo spazio è stato destinato fondamentalmente all’installazione di un server dove è contenuta la “massa” modificabile, continuamente accessibile agli utenti. Sfruttando la rete lo studio si è dilatato o meglio smaterializzato, permettendoci di lavorare da qualsiasi luogo si desideri.
I clienti e tutti coloro che lavorano ad un progetto hanno ciascuno la possibilità di accedere al materiale che gli compete baipassando i membri dello studio e creare così una loro matrice di lavoro informatica. Ci piace rappresentare lo studio come uno spazio vuoto con all’interno solo il server, perché in realtà è questo il vero contenitore della nostra produzione, e non la stanza di un edificio dove è depositato assieme ad altre macchine. Le spore sono state scelte come simbolo perché come loro ci piacerebbe essere trasportati dai flussi e avere la capacità di lasciare un segno di contaminazione. Ci è piaciuto legare la parola progetto alle spore, che possono essere anche radioattive, perché dà al nome del gruppo un sapore anni 50’. Di quel periodo così oscuro della nostra civiltà, carico di aspetti negativi, ci affascina l’idea che tutto era interpretabile e quindi motivo di riflessione. L’aspetto interessante è che talvolta, nel tentativo di scoprire un soggetto, si faceva un lungo e faticoso cammino intellettuale che ci riportava al punto di partenza, a sovrapporre perfettamente l’essere all’apparire. www.progettospore.it

Questo perché la sezione verticale subisce una rotazione costante lungo il percorso longitudinale. Ad accentuare la
visibilità di questo movimento è l’utilizzo di doghe verticali, che frammentano e danno un ritmo a questa porzione
di nastro spaziale. Volendo realizzare una superficie veramente continua, abbiamo integrato completamente la porta di accesso al disimpegno nella struttura di legno in modo da renderla invisibile.

Una delle esigenze della committenza, vista la presenza di due bambini era quella di separare non solo fisicamente ma anche acusticamente la zona giorno da quella notte per ottenere una maggiore flessibilità degli spazi alla sera. Per soddisfare questa esigenza è stata realizzata una doppia parete composta da una struttura in laterizio disposta parallelamente e distanziata dal secondo strato costituito da doghe in legno lamellare. Nelle ore nottune la parete perde parte della propria matericità perché una striscia di luce dimmerabile si forma tra questa ed il soffitto. Il piano della parete frontale a quella curvata è stato esteso saldandolo al motivo geometrico di quadrati luminosi o colorati che costituisce la cucina.

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