La casa del “Bequiet”

Intervento Studio d’architettura: Lavarello, Genova
Servizio: Luisa Carrara
Foto: Athos Lecce

Una casa di recente costruzione, ma caratterizzata da un forte legame con il passato dovuto alla presenza di una scultura di cui troviamo traccia negli antichi racconti popolari.

Si tratta di una costruzione recente, ma con tetto ricoperto dalle tipiche lose valdostane e realizzata nello stile caratteristico delle vecchie case di Cogne, utilizzando materiali recuperati da case d’epoca e da vecchie baite. Il giardino che la circonda, in cui sono presenti più di 120 specie di fiori di montagna, è solcato da una cascatella naturale, attraversata da un suggestivo ponticello di legno. Per meglio vivere questo spazio all’aperto, da cui è possibile godere dello splendido panorama del Gran Paradiso, sono stati collocati un forno in acciaio, un barbecue
con tavolo ed una piccola piscina, incastonata nel prato e delimitata da una pavimentazione in pietre del luogo.

L’ingresso, esternamente, è riparato un vecchio tetto recuperato da una baita del ‘700, che si accosta perfettamente con la pietra a vista ed il legno. La costruzione si sviluppa su due piani ed è provvista di una taverna dominata dal camino decorato con il simbolo del tamburello, immagine che rispecchia il carattere allegro dei cogneins. Il seminterrato è illuminato da un cavedio centrale che attraversa in verticale tutta la casa. Il cavedio ospita una preziosa cultura del “Bequiet du Recougie” (un diavoletto locale) scultura del 1400, che la leggenda racconta essere stata scolpita per allontanare il male dall’alpe Recougie.

Cogne è, oggi, una famosa località turistica, ma è nato come un paese di minatori. La particolare composizione delle rocce glaciali della Valle d’Aosta ha dato origine a una serie di marmi e di graniti, utilizzati nell’edilizia e nell’arredo. Gli antichi Romani, nella terra dei Salassi, cercavano l’oro ed in seguito le miniere hanno costituito un aspetto importante per l’economia locale (tanto che a Cogne è stato aperto un museo dedicato alle miniere). Oggi, le attività estrattive in queste zone si limitano ad alcune cave di pietra, come appunto il marmo verde, la pietra di Cogne e l’ardesia, utilizzata per le lose di copertura dei tetti) e di sabbie e affini per l’edilizia.

Anche l’arredo della cucina (locale in cui la tecnologia entra necessariamente sottoforma di moderni elettrodomestici) è in stile ed i vari elementi, scelti ad incasso, sono mascherati da antine create con pannelli d’epoca. Il piano lavoro
è in travertino, quello cottura ed il lavello sono in acciaio, la cappa è vecchia e i mobili provengono tutti da antiche case di Cogne. La cucina è proiettata verso l’esterno e si apre sul giardino da due lati. Tutte le porte di questa casa provengono da una casa settecentesca e sono state recuperate dopo un accurato intervento di restauro.

Il piano seminterrato prende luce da un cavedio centrale che attraversa
in verticale tutta la casa, caratterizzandone fortemente l’organizzazione
spaziale. In questo spazio trova posto la preziosa scultura del 1400
del “Bequiet du Recougie” di cui parlano le vecchie leggende locali. Cultura, tradizione e modi di vivere, s’intersecano dando vita ad un’ abitazione ricca di suggestione.

“Bequiet” house

A house of recent construction that has nonetheless strong ties to the past thanks to a sculpture that has survived through to this day and that can be traced back in ancient folktales. It is a house of recent construction built in the
traditional style of old Cogne houses using reclaimed material taken from period houses and chalets and featuring typical “losa” stone roofs from Valle d’Aosta. On the outside, the hallway is sheltered by an old roof taken from an 18th century chalet that blends in well with the self-faced stones and wood. The two-storey building also includes a tavern; a central vertical airshaft offers light to the basement and houses a valuable sculpture by “Bequiet du Recougie”.

IL “BEQUIET DU RECOUGIE”
È una scultura lignea composta da tre pezzi, che rappresentano il diavolo imprigionato tra San Grato e San Bernardo da Mentone, custodita in un cofanetto di legno. Le figure risalgono al 1400 e sono state realizzate in tempi e da mani diverse; la più antica, tra le tre, è quella raffigurante il diavolo. Una tra le varie leggende che ne raccontano l’origine, è quella di una coppia di sposi, un tempo proprietari dell’alpeggio chiamato appunto “Recougie”, dove erano soliti portare a pascolare le loro mucche e dove alla donna apparve più volte un essere mostruoso.

Dopo aver deriso la moglie, anche il marito incontrò il mostro e decise di fare qualcosa per scacciarlo: a tal scopo intagliò la figura del diavolo incantenato che da allora non fu più visto.

Cucina e zona pranzo, in questa casa, pur non essendo separate dal soggiorno tramite pareti in muratura, sembrano costituire un’area a sé: sono, infatti, state disposte in un angolo dell’ampio locale, vicino all
’ingresso e, grazie ad un sapiente gioco di elementi divisori in legno, dalla zona conversazione si intravedono appena.

 

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