L’inventario computerizzato


La decisione di operare una ricognizione critica del "Tesoro di Craveggia" attraverso una precisa inventariazione di ogni singolo pezzo è nata dalla necessità di valutare con attenzione la portata storico-artistica del complesso, anche in vista di un possibile futuro progetto teso ad una sua più ampia fruizione. La CEI ha da anni promosso, e in parte finanziato, un imponente Progetto di Inventariazione Computerizzata dei Beni Culturali Mobili delle Diocesi italiane. Sembra una lodevole operazione culturale volta alla conoscenza e alla salvaguardia del patrimonio artistico ecclesiastico: ma è molto di più.
Si tratta di una impresa … titanica, data l’ampiezza, la ricchezza e la distribuzione sul territorio di questo patrimonio, che rappresenta l’assoluta maggioranza dei beni artistici del nostro Paese. Prendiamo ad esempio la Diocesi di Novara: un territorio di 4.283 Kmq (più vasto del territorio della Diocesi di Milano), con 346 parrocchie e 1.647 chiese.
Il progetto novarese di inventariazione prevede oltre 400.000 schede inventariali, realizzate da specialisti (storici dell’arte, architetti, fotografi, informatici).
In questo contesto ben si è inserita la ricognizione sul nostro Tesoro che si è inserita nel nuovo significato assunto dagli inventari: essi non sono ormai soltanto dei repertori di beni mobili e immobili, ma uno strumento di identità storica, culturale, liturgica, per mezzo del quale impostare il progetto culturale della Parrocchia e della Diocesi, recuperando tutte le funzioni educative che il patrimonio ha raccolto nei secoli.

Don Carlo Maria Scaciga

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