L’impresa e la Chiesa

ILTI LUCE

Le immagini mostrano diverse prospettive della Cappella della Riconciliazione, frutto del recupero del volume originario occupato nel ‘900 da tramezzi impropri.

La Soprintendenza ai Beni Architettonici dell’Abruzzo di Chieti dette incarico, nel 1999, per l’illuminazione del tabernacolo del Santuario di Lanciano, alla prima azienda italiana specializzata in illuminazione di spazi museali e vetrine: ILTI LUCE di Torino. Si trattava di illuminare, appunto, il Tabernacolo che conteneva l’ostensorio argenteo delle Reliquie del Miracolo Eucaristico. Per prima cosa bisognava garantire, in considerazione della preziosità delle Reliquie, che la luce utilizzata fosse completamente fredda e priva di radiazioni. ILTI LUCE decise di utilizzare, date le premesse, il sistema a fibre ottiche in vetro, con l’obiettivo di raggiungere un livello di illuminamento medio pari a 150 lux. Grazie, infatti, alla messa a punto di un nuovo tipo di vetro ad altissimo rendimento, il sistema di illuminazione a fibre ottiche di ILTI LUCE è determinante per la conservazione di opere d’arte o reliquie preziose, dal momento che consente l’azzeramento dei danni normalmente causati dai raggi UV e IR emessi dalle fonti luminose tradizionali. Il progetto prevedeva l’illuminazione dall’alto dell’Ostia e dal basso del Calice. Nella cupola di ottone del tabernacolo furono inserite 4 fibre ottiche di diam. attivo 4,3 mm dotate ognuna di faretto dorato, direzionabile con lente. I faretti, del medesimo colore della cupola, si confondevano con essa e annullavano la loro struttura. Le fibre ottiche, necessarie a condurre la luce ai faretti, erano collegate a due a due ad altrettanti illuminatori alogeni con lampadina 75W a fascio concentrante. Opportuni filtri dicroici color rosa pallido, interposti tra le lampadine e le fibre ottiche, consentivano di trasportare, tramite due fibre in direzione dell’Ostia, una luce rosata, mentre le altre due fibre, prive di filtro, trasportavano la luce bianca, simile alla luce naturale, sulla raggiera d’argento. In basso, in prossimità dei 4 angoli del piano di appoggio del calice in cristallo di rocca, contenente il vino tramutato in Sangue, furono posizionate 4 fibre con terminazioni semirigide, incassate nel marmo, che trasportavano luce bianca naturale. Tutti gli illuminatori utilizzati erano dotati di dimmerazione della luce, in modo da dare la possibilità di variare l’intensità di illuminamento a seconda degli effetti che si volevano ottenere.

 

Tutti gli elementi “moderni” sono legati tra loro dal riferimento a concetti significanti antichi, quali la volta azzurra, citazione delle volte stellate gotiche. L’asimmetria dell’aula sottolinea la distinzione tra elementi nuovi e antichi. I confessionali nuovi sono posti sulla sinistra, la parte destra mantiene caratteristiche antiche. La porta a vetri consente di guardare verso la seicentesca teca in ferro, tabernacolo attuale, che conteneva un tempo le Reliquie. Lo spaccato mostra la relazione spaziale tra Cappella della Riconciliazione, sacello del Santissimo, aula basilicale e custodia del Miracolo.

 

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