L’identità espressa nel volto

La facciata e il portico della Cattedrale di Pistoia risultavano degradati, sottotono rispetto alle alte emergenze architettoniche, sovrastati dall’imponenza della torre campanaria e del Battistero. L’intervento di conservazione, con un’attenzione puntigliosa ai particolari architettonici, ha restituito la lettura storica e la testimonianza dei documenti materiali, in precedenza celate dal degrado. Sono stati anche ricollocati gli affreschi che erano stati staccati negli anni ‘60 e depositati presso il Palazzo Pitti a Firenze.

Realizzato con i fondi della legge per il Giubileo extra Lazio, integrati con quelli del Capitolo della Cattedrale, il restauro della facciata ha reso possibile il recupero dell’elemento architettonico più espressivo, la facciata e il suo portico. Da una parte l’intervento ha inteso restituire l’integrità strutturale ai molti elementi deteriorati, mediante l’applicazione di aggiornati interventi, dall’altra ha cercato di calibrare l’inserimento di una più ricca serie di elementi, come gli affreschi e le cromie degli intonaci, attraverso un confronto costante con le stratificazioni che si sono succedute nel tempo. E’ stato compiuto un approfondimento delle fasi costruttive dello spartito architettonico: in questo di fondamentale importanza e di non consueta procedura è stato l’apporto delle ricerca archivistico-documentaria. Le risultanze storiche venivano ulteriormente approfondite e confrontate in sede di cantiere con l’osservazione diretta e l’esecuzione di saggi e rilevazioni, arrivando quotidianamente ad adeguare le scelte progettuali e operative, per restituire l’originaria unitarietà.


Cattedrale di Pistoia

Progetto e d. l. del restauro: Dr. Arch. Roberto Fedi, Dr. Arch. Alessandro Suppressa
Consulenza storico-artistica: D.ssa Lucia Gai Soprintendenza B.A.A.: Dr. Arch. M. Lolli Ghetti, Dr. Arch. P. Grifoni, D.ssa F. Nannelli Esecuzione opere: Attucci srl e Vespignani srl Esecuzione restauro pittorico: A.R.C. Arte, Restauro, Conservazione (Pistoia) Collaborazione: La Casabella di Ricci Sergio
Fotografie: Da “La facciata della Cattedrale di Pistoia” (Pistoia, 2001)

La bifora (di cui vediamo qui sotto un particolare) era stata oscurata, così come il rosone, nell’ottocento e non era stata pienamente recuperata dai successivi interventi novecenteschi. L’intervento attuale ha ricostruito la bicromia della preziosa trama decorativa. Sono stati eseguiti i reintegri degli intarsi mancanti o lesionati, mediante l’utilizzo di malte a base di calce, polvere di materiale lapideo (marmo bianco e serpentino) e resina epossidica. Le due bifore centrali sovrapposte stanno ai di sopra del portone della Cattedrale, che vediamo in basso. E’ stato rilevato che per i portoni in legno di noce con applicazione nella parte esterna di chiodature in bronzo, in precedenza erano state effettuate pitturazioni a base di vernici coppali sintetiche filmogene. I trattamenti precedenti sono stati rimossi. La finitura è stata realizzata con fondo impregnante.

 

Nonostante l’apparente omogeneità compositiva e strutturale, il portico di facciata della Cattedrale risulta un abile assemblaggio di parti di epoche diverse. La parte destra, qui sopra illustrata, relativa all’accesso alla Cappella di S. Jacopo, venne realizzata nel maturo secolo XIV, la parte sinistra è invece completamento rinascimentale, della prima metà del ‘400, mentre la giunzione dei due distinti corpi di fabbrica, con arco e volta a botte rialzati, fu attuata su disegno di Andrea della Robbia, che ne eseguì il rivestimento in maiolica policroma nel 1505. La complessa vicenda costruttiva del porticato si riflette anche sulla disomogeneità degli elementi di sostegno delle arcate: basi, colonne, capitelli. Delle colonne, tutte di reimpiego, alcune sono tardo-romaniche (come quelle dell’arcata antistante il portale minore destro), altre quattrocentesche, altre frutto di sostituzione seicentesca. Evidenziata, come tutto il portico, dal forte disegno bicromo nel paramento esterno, la parte destra splende di pitture e colori alla parete e sulla volta.

L’affresco alla parete, di Giovan Battista Naldini e Giovanni di Bastiano Balducci (1582), raffigura Maria Salomè che chiede a Cristo un posto privilegiato in Paradiso per i suoi due figli Giacomo e Giovanni. Sopra: protome leonina romanica, inclusa nella testata nord della parte destra del portico, facente parte degli elementi decorativi del portale maggiore. Il rivestimento della volta rialzata al centro del porticato, realizzato da Andrea della Robbia in maiolica policroma. Il prezioso manufatto era stato oggetto di un precedente intervento di pulitura per consentire la rimozione di ampi strati di guano. Si evidenziavano alcune lacune dovute a piccole cadute della invetriatura, lievi scheggiature della maiolica che mettevano a nudo la terracotta, cadute delle stuccature nelle connessioni tra formella e formella. Il bordo esterno risultava protetto dalla mantellina in piombo; sotto di essa grappette metalliche a sostegno del materiale avevano provocato sul bordo esterno piccole lesioni. Dato lo stato di manutenzione generalmente buono dell’opera, l’intervento si è limitato a eseguire una nuova accurata pulizia con acqua deionizzata. Il particolare (sotto) evidenzia le perdite di invetriatura sulle parti in rilievo.

 


Parte sinistra della facciata. In alto vediamo un’immagine dell’ala laterale nord del primo ordine. La colonna all’estremità sinistra, prima dell’intervento, rivela l’aggressione degli agenti atmosferici e biologici che hanno condotto allo sfogliamento delle superfici, con conseguente perdita del modellato. A destra, effetto complessivo della reintegrazione del paramento murario, al di sotto degli ordini delle loggette, e del consolidamento degli elementi in arenaria. Qui sopra, immagine della parte sinistra del portico, oggi completamente restaurato, il cui pavimento reca motivi geometrici diversificati in marmo bianco di Carrara e verde di Prato.

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