L’angolo del barbecue

Wellness today® è … il barbecue

La presenza del barbecue in giardino ne determina un carattere e funzioni diversi. Lo apre a diverse
possibilità di fruizione. Non solo momenti di relax, distensive passeggiate e piacevoli parentesi personali d’isolamento. Il giardino diventa un angolo di ritrovo familiare e conviviale, dove sostare e gustare pietanze alla brace.

Siamo avvezzi al fast lunch. Un boccone di corsa, magari freddo e non tanto gustoso. Fermarsi e dedicare un tempo piuttosto lungo al pranzo o alla cena e farlo coincidere con le chiacchere con amici e familiari è diventato quasi un lusso, un’occasione alla quale non rinunciare. Un barbecue nel giardino della tua casa è un vero e proprio invito a ritrovare non solo il piacere di gustare ma anche di cucinare ottimi piatti di carne o di pesce; non solo la voglia di raccontarsi ma anche di condividere intimi gesti domestici con chi ami. (Nell’immagine , il barbecue “Sumatra”, Palazzetti.)

In Edicola

Due linee diverse di salotti da esterni. Da UnoPiù, in ferro battuto il modello “Toscana” (1). Accanto un ricco e raffinato
angolo per il relax da comporre seguendo il proprio gusto estetico e le proprie esigenze. È il nuovo modello “Welcome” (2) disponibile anche in versione angolare, con struttura realizzata in teak e morbidi cuscini bianchi. Entrambi vantano una lavorazione connotata dall’attenta cura artigianale e da un’alta qualità dei materiali scelti.

Wellness today® è … riscoprire il piacere della convivialità

La pianta sottostante è il progetto di un giardino privato con zona barbecue, dell’architetto Paola Paoletti. Immaginiamo una passeggiata per poterne considerare tutti gli elementi che lo caratterizzano. Gli accessi sono due, dal lato corto e da quello lungo. In entrambi i casi si otterranno prospettive che incuriosiscono il visitatore, lo porteranno a interpretare la passeggiata come una graduale scoperta. Dal lato lungo una siepe estesa fino alla deviazione della curva accompagna l’andamento sinuoso del vialetto che attraversa tutto il giardino.

Da Stefanplast, la fioriera a calice ‘Venezia’, rettangolare o quadrata, in plastica riciclabile, ecocompatibile.

Oltre si scopre la presenza del barbecue e man mano quella del pergolato. Entrando dal lato corto è invece il pergolato stesso ad impedire l’immediata visuale complessiva. Al di là di questo appaiono i vari elementi. Costituito da
una trama lignea rigorosamente geometrica, il pergolato regge piante rampicanti che a loro volta ne costituiscono una fitta copertura. Associato al barbecue, rappresenta la zona per pranzare e cucinare in compagnia. Tutto lo scenario del giardino diviene prolungamento o preambolo a questa zona.

INSAPORITORI… CHE PASSIONE!

Intervista con Marco Gozzi, Presidente e Amministratore Delegato della Ariosto s.p.a.
Oggi, il tempo riservato alla preparazione dei cibi è sempre più ridotto. Uno dei contributi più validi alla “cucina veloce” è dato dagli aromi naturali. Ottimi per il “mangiar sano” gli insaporitori. Vengono aggiunti ai cibi durante la cottura e mentre salano, danno sapore e profumo ad ogni pietanza. Ne parliamo col titolare di un’azienda leader del settore.
Come è nato il suo interesse per le erbe aromatiche?
Ariosto Insaporitori è nata nel 1962 dall’incontro casuale di un imprenditore milanese col gestore di una trattoria di Reggio Emilia che era solito regalare ai clienti un sacchetto di aromi utilizzati in cucina: è venuta così l’idea di produrli industrialmente e di lanciarli sul mercato. Sono entrato in quest’azienda dapprima come semplice collaboratore alle vendite, dopo qualche tempo sono diventato direttore commerciale. Quando l’azienda nel giro di tre o quattro anni è fallita ingloriosamente ho rischiato di perdere il posto di lavoro. Fortunatamente subentrati alcuni banchieri svizzeri intenzionati a recuperare ciò che di questa realtà era risultato valido, mi è stato dato l’incarico di selezionare
i prodotti trainanti. Ho scelto le caramelle svizzere alle erbe Ricola, la birra bavarese Königsberg e la ditta italiana di Insaporitori Ariosto. Già dopo un anno l’azienda prometteva bene, e quando mi chiamarono in Svizzera per chiedermi di rinunciare all’Ariosto, prevedendo per quegli stessi prodotti un’evoluzione positiva sul mercato, ho deciso di acquistarla io stesso e di dedicarmi esclusivamente al suo sviluppo.
Può dire di aver avuto l’idea giusta al momento giusto e il coraggio di puntare sul cavallo vincente.
Quarant’anni fa la distribuzione organizzata era ai suoi albori e bisognava battere a tappeto negozio per negozio. Ho avuto l’intuizione di scegliere un canale che all’interno del settore alimentare veniva poco utilizzato, quello delle macellerie. Mettendo la nostra scatola di bustine in esposizione sul banco delle macellerie, l’impatto visivo sul pubblico era immediato, mentre nei negozi alimentari tradizionali, le drogherie, il nostro prodotto si sarebbe confuso tra una miriade di confezioni.
Per gli aromi avete sempre fatto una politica di qualità?
Le nostre miscele nascono in Emilia (in dialetto erano chiamate “cunse”) seguendo ricette utilizzate dalle massaie degli anni ’50. Sono rimaste le stesse, genuine, e poiché le erbe aromatiche rifuggono da qualsiasi trattamento chimico, nei nostri insaporitori l’unico elemento non vegetale è il comune sale da cucina. Il sale ha una duplice funzione: salare e far penetrare gli aromi negli alimenti, insaporendoli dall’interno. Chi ha voluto abbassare la quota di sale (come è successo nel mercato svizzero) ha ottenuto risultati controproducenti. I nostri prodotti hanno solo componenti rigorosamente naturali.

Ma per l’alta qualità, questo non basta. Utilizziamo solo erbe fresche che
necessitano di trattamenti più costosi. Per il rosmarino -per esempio- occorre staccare le foglioline dai rami legnosi, operazione non semplice né a mano né con il macchinario adatto. Usiamo una qualità d’aglio depurato a cui è stata tolto il filamento interno, responsabile di problemi d’alitosi e digeribilità, senza compromettere il suo bouquet di aromi. In sintesi, due sono i motivi per i quali i nostri prodotti godono dell’attenzione e della stima del consumatore da più di trent’anni: il modo in cui vengono presentati ed esposti, raggruppati in tante varianti, e l’ottima qualità dovuta alla scelta di erbe naturali e sempre fresche e dei trattamenti più adeguati.

Oggi dove vengono esposti, e quali sono i loro impieghi in cucina?
I prodotti Ariosto si trovano nel 95% dei supermercati, nella piccola distribuzione e nelle macellerie. Per coprire tutte le esigenze della cucina mediterranea, le erbe che impieghiamo sono ventidue, ma ciascuna ricetta ne utilizza solo una parte. Gli insaporitori si differenziano tra loro, avendo ognuno una caratteristica del gusto e dell’utilizzo in cucina. L’insaporitore per carni arrosto e ai ferri è diverso da quello per carni in umido e stufate; quello per il pesce alla griglia o al forno diverso da quello per il contorno di patate. Le ricette a base di uova hanno il loro specifico bouquet di aromi,
e ci sono insaporitori differenziati per i sughi: a base di pomodoro piuttosto che con la verdure.
Sotto il marchio Ariosto ci sono anche altre proposte?
Recentemente abbiamo lanciato sul mercato alcuni nuovi prodotti: una pastella senza uovo (ideale per verdure,
pesce e frittelle) e un preparato per l’impanatura con uovo; un mix di verdure disidratate per soffritti, minestre, risotti,
intingoli e ragù; infine, un succo di limone che conserva il sapore, l’odore e il colore originari. Il successo di questi articoli (anche in formato gigante per gastronomie, ristoranti e hotel) è stato formidabile: in poco tempo la loro vendita ha raggiunto il 25% del fatturato totale della nostra azienda.

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