Inês Dantas Bernardes


Quali sono i collanti che possiamo cercare oggi per il paesaggio e per il territorio? Intendiamo per collanti solo gli oggetti fisici o anche altre logiche non necessariamente costruite?
Questi collanti devono essere per forza tangibili? In quali altri spazi si possono cercare?
Attraverso le immagini ogni individuo rappresenta il territorio in cui abita e nel quale si muove, come possiamo quindi avvalerci della capacità dell’architettura e dell’arte di creare immagini?
Nel 1968, gli architetti americani Charles e Ray Eames, hanno condensato in immagini la conoscenza delle diverse scale dell’universo nel film ‘Powers of Ten’, prodotto per la Commision on Collegge Physics. Il film inizia con la scena di un picnic di una coppia sul lago Michigan a Chicago, poi la camera comincia a fare una serie di zoom outsfino ad arrivare all’universo per poi ritornare al picnic ed alla mano dell’uomo che dorme, per entrare fin dentro le cellule. Gli Eames
trasferivano in immagini la coscienza del salto di scala, facendo nascere nello spettattore l’utopia dell’infinitamente complesso. Nell’ incrocio delle diverse scale sta la conoscenza del mondo reale che però sfugge all’occhio e al cervello nudi.
In una lettera a Vittorio Gregotti, aggiunta al film, gli Eames scrivevano che ‘a quel tempo il mondo iniziava a imparare quello che gli architetti sempre avevano saputo, cioè che tutto è architettura’.1 Con questo pezzo filmato, che è un incrocio fra progetto artistico, scientifico e tecnologico, gli Eames mettevano l’architettura dentro una piattaforma
interdisciplinare.

Fotogrammi del film Powers of Ten, versione prodotta per l´IBM, 1977, Copyright Eames Office

Mediatizzare ciò che è reale e non visibile, è stato il compito degli Eames, creando nello spettatore delle immagini di un mondo che si era allargato. Gli Eames hanno fatto vedere il territorio nel senso documentale facendo una trasmissione scientifica della cultura del mondo. Per mezzo del film, gli Eames trasmettevano la cultura come l’ha definita Edgar Morin nel 1973 ‘sistema generativo di alta complessità senza il quale questa complessità crolla per dare luogo a un livello organizzativo più basso. In questo modo la cultura deve essere trasmessa, insegnata, imparata cioè riprodotta in ogni nuovo individuo durante il suo periodo di apprendimento, learning per potersi perpetuare, perpentuando così l’alta complessità sociale’.2
Mediatizzare il reale è il primo passo per poi andare avanti e far vedere non solo quello che esiste, ma anche come le cose possono essere. È questa la capacità disciplinare dell’architettura, dell’arte e della ricerca innovativa.
Si progettano nel paesaggio vettori non sempre visibili, non sempre cartografabili, alcuni reali, altri del dominio dell’immaginazione. È attraverso la conoscenza del mondo che ci circonda e delle proposte per esso, nel tempo, che si forma una cultura e un immaginario urbansitico, territoriale al quale tutti possono ricorrere.
Attraverso l’immaginario del territorio che ogni individuo porta con sé, si può cominciare a costituire un nuovo collante per un paesaggio, che oggi si è allargato e ridefinito in un modo inimmaginabile all’occhio nudo.
È mia convinzione che gli architetti devono essere implicati nel processo di comunicazione, di creare immagini di cambiamenti o consapevolezza della cultura, portando l’architettura oltre l’architettura, per così osservare il mondo, capirlo, ridefinirlo come gli Eameas hanno saputo fare, e poi … ritornare alla disciplina.
L’arte e le materialità alternative come il video, la fotografia, le immagini digitali, danno una forma alla metafora e spingono l’architettura ad un livello che la trascende e va verso altre discipline.
Queste sono le possibilità, oltre la costruzione effettiva di edifici e pezzi di città, che noi architetti, possiamo uttilizzare come trasformazione e collante del paesaggio.

1. Colomina, Beatriz, in Prototypo#007 Seminário de Arquitectura Prototypo 01, n. 7, Agosto 2002, Publicação Stereomatrix.
2. Morin, Edgar, O Paradigma Perdido: A natureza humana, 6a Ed., Publicações Europa- América, Portugal, 2000 (Ed. Orig. 1973).

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www.archeoclubitalia.it
Archeoclub d’Italia
movimento di opinione pubblica
al servizio dei beni culturali e ambientali

 

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