In pristinam dignitatem

Restituzioni 2004. Tesori d’arte restaurati

Esempio di collaborazione tra pubblico e privato, "Restituzioni" è una delle iniziative di Banca Intesa a tutela dei beni
culturali. Una novantina le opere esposte fino al 20 giugno 2004 a Palazzo Leoni Montanari di Vicenza. Presentiamo le
testimonianze di Giuliano Urbani, Giovanni Bazoli, Carlo Bertelli e Giorgio Bonsanti.

Più di quattrocento opere "salvate" nel corso di quindici anni. Questo il risultato dell’iniziativa " Restituzioni". «Il progetto Restituzioni, avviato dalla Banca Cattolica del Veneto e sviluppato dal Banco Ambrosiano Veneto, giunge grazie al coerente impegno di Banca Intesa a una dimensione nazionale» ha evidenziato Giuliano Urbani, Ministro per i Beni e le Attività Culturali, presentando l’edizione di quest’anno. Come è già avvenuto per le undici edizioni trascorse,
anche le oltre novanta opere restaurate quest’anno sono in mostra, dal 20 marzo al 20 giugno, alle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari di Vicenza. In tal modo il restauro diviene occasione per l’evento culturale: la celebrazione dell’opera rinnovata, la sua autentica valorizzazione non come tesoro nascosto, ma come bene disponibile. Le opere provengono
in prevalenza da Milano (Pinacoteca Ambrosiana, Musei Poldi Pezzoli e Bagatti Valsecchi), da Venezia (Gallerie dell’Accademia, Fondazioni Giorgio Cini e Querini Stampalia,Tesoro di San Marco) – ma anche da Brescia,Vigevano,Adria, Altino,Vicenza. Il fatto di mostrarle tutte assieme, pur nella loro relativa disomogeneità formale, cronologica (risalgono
alle epoche più diverse) e di provenienza, lascia in luce l’attività stessa del restauro, e la specificità di un approccio alla conservazione delle testimonianze storico artistiche. «Negli ultimi anni – ha detto Giovanni Bazoli, Presidente
di Banca Intesa – ho avuto modo di ribadire più volte che il problema della conservazione e valorizzazione dei beni culturali nel nostro Paese non potrebbe trovare una soluzione adeguata alla loro straordinaria consistenza, se alle pubbliche risorse non si affiancasse l’impegno munifico dei privati… Restituzioni – avviato quindi anni or sono con lungimirante visione da Feliciano Benvenuti – è un programma che propone una forma esemplare di collaborazione tra pubblico e privato. La sinergia non può infatti produrre risultati importanti se si risolve nella presentazione di saltuarie richieste da parte pubblica e nell’elargizione di corrispondenti risorse da parte dei privati.

Matteo Cesa, Madonna della Misericordia, 1475 ca.
Maestro lombardo, Santa Apollonia, parte di
polittico, 1477 ca. (?)
Pinturicchio, Madonna con Bambino e devoto, primo decennio XVI sec.

L’iniziativa in oggetto, invece, si è caratterizzata nel corso di tre lustri per essere un’occasione stabile di incontro tra il nostro istituto e i pubblici organismi deputati nel territorio alla tutela dei beni culturali». In pratica: le opere "restituite" alla loro autenticità, leggibili con chiarezza, ripulite – nuove, nella loro nobile vetustà – sono messe a disposizione del
pubblico.
Come sono selezionate le opere? «L’obiettivo iniziale era stato d’intervenire positivamente nella conservazione e riscoperta del patrimonio artistico del Veneto – spiega Carlo Bertelli, Coordinatore del Comitato scientifico che riunisce diversi Soprintendenti – In seguito i criteri di scelta si sono allargati alla Lombardia, conservando però un radicamento regionale forte e produttivo, specialmente nel settore meno appariscente, quasi segreto, ma più ricco di novità, costituito dall’archeologia ».
Giorgio Bonsanti, dell’Università di Firenze, nel presentare la mostra, ha spiegato la complessa situazione del restauro oggi, ponendo in evidenza un problema fondamentale, quello della scelta dell’opera su cui intervenire. Chi opera la scelta mette in relazione una serie di oggetti «vagliandone le urgenze, tenendo come riferimento le disponibilità economiche e gestionali già presenti e quelle prevedibili future. E’ un calcolo delicato, alla ricerca di equilibri difficili…».
Vi è uno sfondo storico artistico che accomuna i beni culturali tecnicamente più diversi: il calice cesellato e l’affresco, la chiesa e l’opera scultorea: è il valore di testimonianza storico artistica di un’epoca, di una sensibilità, della maestria di un autore, del modo in cui la cultura del tempo si riflette nella materia plasmata ad arte.
La disomogeneità cessa di apparire tale quando si assume il bene culturale nel suo valore primario di veicolo di un’idea e di un modo di sentire. Su questo sfondo la Stele funeraria di Lisandra, del II secolo a.C., visibile all’inizio del percorso espositivo di Palazzo Leoni Montanari, o il grandioso olio su tela della "Caccia al cervo" attribuito al Cavalier Tempesta,
degli ultimi due decenni del ‘600, portano il visitatore a una serie di salti concettuali. Nei quali tutti si finisce per ravvisare l’arte allo stato puro: la passione umana di rappresentare il mondo e l’idea di far proprio il visibile e di rendere trasmissibile anche l’invisibile.

Manifattura veneziana, Pastorale, metà XV – fine XVI
secolo. Officina romana (?),
Reliquiario della vera croce
(Croce smaltata di Pasquale I), primo quarto IX secolo(?).
Mosaicista costantinopolitano e orafo, Icona di san Giovanni Battista, prima metà sec. XIV.

Di porre in evidenza la nobile capacità del creare, pur da parte di chi si riconosce creatura. C’è la Madonna in trono con il Bambino tra sant’Ambrogio e san Michele, del Bramantino, dai colori vividi: come dipinta ieri. Densa di carica simbolica, solenne nelle immagini di Ambrogio e di Michele, appassionata nella figura di Gesù bambino che si protende verso le anima salvate. La forza del restauro sta anche nel restituire l’immagine alla nostra sensibilità odierna: ci dice che anche oggi quel gesto è per noi importante, come cinque secoli fa. Al proposito sono impressionanti i ceselli e gli intarsi medievali, i calici lavorati come in filigrana tanto da costruire un mondo intero nel loro stelo: splendenti come fossero appena usciti dalle mani dell’artefice, ricchi di vibrazioni, attuali.
Nelle raccolte stanze di Palazzo Leoni Montanari, questi oggetti si fanno prossimi e si apprezzano, uno a uno, nella loro singolarità. Se il musicista fa apprezzare la musica nel momento dell’esecuzione, il restauro fa apprezzare l’arte trascendendo i secoli, realizzando la compresenza della cultura nella storia.

L. Servadio

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