IMMERSA NEL VERDE

Sulle colline sopra Bolzano
serivizio di Walter Pagliero, foto Fabrizio Gini

Intorno a Bolzano le montagne cominciano ad alzarsi con un declivio decisamente ripido percorso da lunghe strade tortuose. E’ qui, su queste colline oggi piene di frutteti, che nell’800 la borghesia mercantile altoatesina costruì le proprie residenze estive; poche centinaia di metri in linea d’aria dalla città ma con un microclima del tutto diverso, molto più salubre e fresco. Wolfgang Comployer, architetto ben radicato nel territorio, ha sentito il richiamo della natura e ha costruito casa e studio sulle alture dominanti in un piccolo spiazzo naturale che gli ha permesso anche una piscina oltre a piccoli laghetti nel bosco che lo contorna.

La casa-manifesto di un architetto altoatesino che ama sentirsi circondato dal verde in un’ architettura con pareti avvolgenti come in un grembo materno.

L’architettura è quella tirolese tradizionale, mentre gli interni sono più d’avanguardia e ricordano l’architettura espressionista di fine anni ‘10.

La casa è stata fotografata in ottobre, durante una delle ultime giornate miti in cui si può ancora pranzare all’aperto: manca il tripudio dei fiori di primavera, ma la natura è ancora di una bellezza rigogliosa e struggente. Una natura curata in modo che sembri spontanea, quasi un ricordo del biblico giardino primigenio che ha accolto la prima inconsapevole umanità. Per quanto riguarda la costruzione noto che l’architettura è quella tirolese tradizionale, mentre gli interni sono più d’avanguardia e ricordano l’architettura espressionista della fine degli anni ‘10, quella di Mendelsohn in particolare. A questa osservazione l’architetto ha risposto: “L’interno è uno spazio fluido senza porte dove, ispirandomi ai soffitti voltati delle nostre case antiche, ho inserito dei volumi arrotondati, quelle masse curve che a me piacciono ma che talvolta incontrano le resistenze dei clienti.” Sono proprio queste sinuosità avvolgenti, questi muri plasmati come fossero sculture, che rendono le architetture di Comployer un fenomeno espressivo assai personale e comunicativo. Le sue case risultano molto “alpine” e si collocano nel solco di una tradizione tirolese che risente ancora dell’eredità gotica, di quei valori di fluente ascensionalità. “Non amo gli angoli, gli spigoli netti; penso che le linee fluenti diano più continuità allo spazio e lo rendano più omogeneo.” Questa “organicità” dell’interno si riflette anche nell’esuberanza del giardino costruito personalmente dall’architetto. “I muretti e tante altre sistemazioni le ho eseguite io stesso, perché è bello lavorare manualmente stando in mezzo alla natura. Mi piace molto abitare in questa casa e da qui mi muovo il meno possibile.”

Le piante all’interno e i trompe-l’oeil vegetali continuano il verde del giardino.

 

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