Il VescovoDalla teologia all’architettura

 

 

 

Nell’intervista che qui riportiamo, S.E.R. Mons. Roberto Amadei ci spiega come la diocesi si pone di fronte al compito di realizzare nuove architetture: quali i principi e le procedure seguite nell’accompagnare l’evolversi dei tempi e delle sensibilità progettuali.

Esiste una programmazione per il futuro dell’edificazione di nuove chiese a Bergamo ?
Non esiste una programmazione centralizzata. L’iniziativa di edificare una nuova chiesa nasce dalle esigenze della parrocchia e dalla stessa viene gestita, pertanto quando la parrocchia decide di edificare una nuova chiesa dialoga con gli uffici di Curia affinché si predispongano tutti gli elementi che consentano questa attuazione. Anche la scelta della modalità di affidamento dell’incarico del progetto di costruzione di una nuova chiesa è a carico della parrocchia, la quale può scegliere se affidare direttamente l’incarico ad un professionista di fiducia della parrocchia, oppure affidarsi al Concorso.
Che consigli dare ai progettisti che si cimentano nella costruzione di una chiesa ?
Il documento della Conferenza Episcopale Italiana racchiude tutte le raccomandazioni utili. Mi sembra opportuno ricordarne qui alcune che ritengo rilevanti:
– La progettazione di una chiesa si evolve in modo adeguato se si basa sulla conoscenza di alcune verità di fondo in campo teologico. Senza questa conoscenza un tecnico progetta qualcosa che non sa che cosa dovrebbe e potrebbe essere. Anche da una ricca conoscenza teologica nascono progetti completamente diversi sia urbanisticamente che architettonicamente; per esempio, un conto è pensare la chiesa come “la casa di Dio in mezzo alle persone”, altro pensarla come “la casa in cui le persone socializzano”, altro ancora vederla come “il monumento che si impone dal punto di vista urbanistico”, e pure diverso intenderla come “la realtà nascosta e isolata dalle altre realtà umane”. Ma in troppi progetti queste idee sembrano legate a frequentazioni estemporanee, spesso risalenti all’età della fanciullezza, a sensazioni legate a esperienze solo soggettive, a volte addirittura quasi inconsce, non approfondite con quella cura con la quale è opportuno frequentare i tempi e i luoghi in cui queste idee hanno la possibilità di esprimersi e di essere conosciute al meglio. Un altare posto un metro avanti o dietro, o 30 centimetri su o giù, sono decisioni non solo estetiche o funzionali, ma anche coinvolte in realtà che complessivamente mettiamo sotto il nome di ecclesiologia o liturgia.
– Altro aspetto critico è quello della funzionalità, che in parte è pure legata all’aspetto teologico nel senso che se si conosce a cosa serve questo edificio, si rendi anche funzionale all’obiettivo, se invece l’obiettivo non si conosce, la funzionalità è estremamente carente, e si progettano e si costruiscono chiese nelle quali manca lo spazio per i confessionali, o per il battistero, o c’è una sagrestia sproporzionata, o manca uno spazio dove preparare gli addobbi floreali, o dove collocare le suppellettili di uso saltuario, ecc.
– Come deve essere il rapporto architetto/liturgista/artista secondo le nuove disposizioni della CEI: consigli e osservazioni. Questa disposizione della CEI è recente, ed estremamente intelligente: prima della Conferenza Episcopale Italiana pochi avevano pensato di codificare questo rapporto di collaborazione in una prassi di lavoro. Gli architetti hanno difficoltà ad entrare in quest’ottica, perché sono da sempre abituati a far “vedere” il progetto al parroco considerato soprattutto come committente, e non come esperto di teologia. Certo non è sufficiente modificare la prassi dei progettisti, occorre che anche da parte dei committenti ecclesiastici ci sia lo sforzo di una maggior consapevolezza e confronto a livello teologico, liturgico, artistico.
– L’architetto deve coordinarsi anche con l’artista in un progetto in cui sia combinato l’aspetto tecnico con quello artistico, visto non come aggiunta, ma come parte integrante del progetto architettonico. Esiste anche il problema dell’iconografia, che spesso non si basa su una riflessione contemporanea su temi teologici comunicati con mezzi espressivi attuali, ma è, a volte, una continua riproposizione di tipologie datate e stereotipate.
Ritiene possibile e perseguibile l’idea di istituire occasioni di aggiornamento rivolte ai parroci, per meglio far comprendere i rapporti da tenere con i progettisti e gli artisti , secondo le indicazioni della CEI ?
Una preparazione adeguata sarebbe auspicabile e perseguibile, anche dal periodo del Seminario. E’ importante che i sacerdoti conoscano la storia dell’arte anche moderna, e alcuni esempi di espressioni artistiche diversificate… come, nello stesso tempo, è auspicabile che gli stessi professionisti e artisti si avvicinino sempre più a queste tematiche indicate dalla CEI con desiderio di competenza e passione.

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