Il telelavoro, questo sconosciuto

Niente cartellini da timbrare ma orario flessibile e la possibilità di autogestirsi. Il telelavoro significa tutto questo e molto altro. L’ambiente abitativo personale si modifica: nuove logiche per concepire le postazioni studio, dall’illuminazione all’ottimizzazione degli spazi.

No more time cards to clock in but flexitime and the possibility to be run autonomously. Telework means all this and much more else. The personal house environment changes: new logics to conceive study spaces, from lighting to optimization of spaces.

“Il telelavoro, questo sconosciuto”: così iniziava “Il nuovo manuale del telelavoro” di Patrizio Di Nicola, pubblicato da Seam a Roma nel 1999. È ormai opinione diffusa che il telelavoro non sia un mestiere, ma un “modo originale e diverso di svolgere, una data attività lavorativa, rispetto a come veniva espletata in precedenza” (da “Telelavoro: dove, come, quando”, a cura di Patrizio Di Nicola, Edizioni del Cerro, 2003). Le definizioni che si possono dare del telework sono molteplici, ma il comune denominatore tra queste definizioni è comunque sempre lo stesso: l’utilizzo di strumenti di comunicazione al servizio del lavoro. Veniamo ora ai numeri. Attualmente nel mondo ci sono 130 milioni di telelavoratori, di cui 60 negli Stati Uniti. In Italia la situazione non è così rosea (solo lo 0,2% della forza lavoro opera da casa), ma è in continuo miglioramento. Basta pensare che nel 1998 è stata emanata la cosiddetta Bassanini ter, la Legge 191, che costituisce il punto di riferimento legislativo per l’attuazione delle forme di lavoro a distanza nella
pubblica amministrazione.

Nelle foto: Bastano un tavolo, una sedia e una libreria per creare un angolo lavoro in qualsiasi abitazione.
A desk, a chair and a bookcase are enough to create a working area in any house.

La sedia Sit&Move di Sitland è in grado di assecondare gli spostamenti del corpo grazie ad un sistema brevettato di movimento congiunto sedile/schienale. La struttura è in tubi di acciaio; sedile e schienale in copolimero acrilico trasparente.
The chair Sit&Move by Sitland is able to go alon with body movements thanks to a patented joined moving system seat/back. The structure is made out of steel pipes; seat and back of transparent acrylic copolymer.

“Telework, this stranger”: so it begins “the new manual of Telework” by Patrizio Di Nicola, published by Seam Roma in 1999. By now, it is widely held that telework is not a job, but an “original and different way to do a stated working
occupation compared to the way it was done before” (from “Telework: where, how, when”, edited by Patrizio Di Nicola, Edizioni del Cerro, 2003). Definitions that can be given of Telework are manifold, but the common denominator between these definitions is always the same: the use of communication tools in the service of work. Let us now come to numbers. At the moment there are 130 millions of tele workers in the world, of which 60 millions in the United States. In Italy the situation is not so rosy (just the 0,2 percent of the workforce works at home), but it is improving
more and more. Suffice it is to think that in 1998 it was issued the so-called Bassanini ter, the 191 Law, which constitutes the legislative point of reference for the carrying out of working forms at distance in the public administration.

Nelle foto: Cyber Box di Progetti è una work station completa; frutto di un’attenta ricerca, è utilizzabile con prodotti
hardware di tutte le marche.

Cyber Box by Progetti is a complete work station, result of a careful research; it can be used with hardware products of every brand.

E così il nuovo avanza. Il lavoratore non dovrà più timbrare il cartellino ma fornire risultati concreti, e per le donne questo significherà un’opportunità per conciliare meglio vita familiare e attività produttiva. Ai più attenti non sfuggirà però una domanda: il telelavoro si svolge prevalentemente in casa, ma ogni abitazione può ospitare un’attività lavorativa? Ogni stanza ha i requisiti per trasformarsi in un angolo-studio? Innanzitutto bisogna considerare che un homeworker deve necessariamente disporre di un computer, e quindi dovrà avere una scrivania o un piano di lavoro
su cui appoggiare il PC, il monitor, la stampante e tutte le eventuali periferiche. Molto adatti al caso sono i carrellini portatutto, realizzati in legno, plastica o metallo, spostabili su ruote, che oltre ad essere comodi risultano anche poco ingombranti. In mancanza di questi elementi d’arredo, possono essere utilizzati anche un piano sagomato, oppure una semplice scrivania, delle dimensioni e del materiale più adatto al resto dell’arredamento. È importante infine analizzare l’illuminazione della zona-lavoro e la scelta della sedia, perché una seduta non adatta potrebbe rovinarvi
la schiena.

Nelle foto: Ante pieghevoli nascondono al loro interno, una volta chiuse, una zona lavoro perfettamente attrezzata.
Flexible doors, once closed, hide inside a perfectly equipped working area.

And in this way the new goes forward. The worker will not have to clock in anymore but supply with concrete results, and this will mean for women an opportunity to reconcile better family life and working activity. A question will not slip careful people: telework is done mainly at home, but can every house accommodate a working activity? Does each room have requisites to turn into an office-area? First of all, it is necessary that a homeworker has a computer, and therefore a desk or a work top on which he can put personal computer, monitor, printer and all eventual devices. Very suitable for this case are carrying trolleys, made out of wood, plastic or metal, on small wheels, which are not only comfortable but also not much cumbersome. For lack of these furnishing elements, a shaped surface or even a simple desk can be used, having dimensions and material suitable to the other furnish. It is important to analyse lighting of the working area and to choose the chair, because if it is not a right one, it could ruin your back.

Foto di Michael Dunne, tratte dal libro “Home Workspace Idea Book” di Neal Zimmerman, The Taunton Press, 2002.

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