Il messaggio spirituale delle pietre

Tratto da:
Chiesa Oggi 47
Architettura e Comunicazione

Il messaggio spirituale delle pietre

S. E. Mons.
Erminio De Scalzi


S.E. Mons. Erminio De Scalzi, Vicario episcopale dell’Arcidiocesi di Milano e Abate della Basilica di Sant’Ambrogio ha seguito fin dall’inizio il progetto di illuminare le chiese storiche. È stata un’esperienza di cordiale collaborazione tra istituzioni pubbliche e sponsor privati.

Come si è venuto sviluppando il progetto di dare nuova luce alle chiese storiche milanesi?
Anzitutto devo sottolineare che per me è stata un’esperienza di cordiale collaborazione tra istituzioni diverse: Comune, Curia arcivescovile, Soprintendenza ai Beni architettonici e gli sponsor, OSRAM e AEM per l’illuminazione esterna delle “sette più sette” chiese, con la partecipazione della Siemens per l’illuminazione interna di Sant’Ambrogio. Mi sembra un bell’esempio di un modo nuovo per affrontare i problemi della città.
Una Basilica come Sant’Ambrogio infatti rappresenta un bene non solo per la comunità cristiana, ma per tutta la città..
Quale fu il punto di partenza, e la motivazione che sta alla base di tutto il progetto?
Siamo partiti da Sant’Ambrogio. È la chiesa più antica e più cara ai milanesi, un po’ il cuore della città. Volevo che fosse un segno di speranza e di bellezza, che la sua architettura fosse eloquente anche nelle ore notturne. La nuova illuminazione valorizza il complesso monumentale della Basilica. Attraverso l’effetto ricreato dalla luce, la Basilica diviene ambientazione architettonica di un messaggio spirituale che mi auguro possa illuminare la vita e il cammino di tutte le persone che vi passano accanto.
Qual è stato il risultato?
La nuova illuminazione ha consentito una migliore fruizione del complesso monumentale. Luce vuol dire anche sicurezza: per esempio nel maggio scorso, grazie al nuovo impianto, abbiamo potuto tenere aperta la Basilica anche nelle ore di oscurità, e chi lo desiderava ha potuto visitarla accompagnato da guide che ne illustravano i tesori artistici e architettonici. La luce determina una discreta spettacolarità che attrae e fa sì che il passante sosti e osservi. E nel godimento artistico si può arrivare a comprendere un messaggio più alto, perché questa chiesa ricorda agli uomini il primato dello spirituale. Tutto questo si traduce in una maggiore umanizzazione della vita civile, in una più attenta e pronta capacità di dialogo con ogni cultura. Il nuovo impianto illuminotecnico non diffonde una luce forte, anche se allo stesso tempo demarca la differenza tra il luogo sacro e l’intorno urbano. Sant’Ambrogio è un luogo che bisogna scoprire con calma per cogliere appieno la bellezza silenziosa del romanico. La velatura di luce aiuta: si sente che le pietre parlano, raccontano la storia fatta di memorie e soprattutto di preghiere, la storia di questa città. Questo è un servizio importante: per l’arte, ma soprattutto per la spiritualità. Il nostro tempo ha bisogno tutto questo per riaprirsi al colloquio con Dio.
C’è chi critica l’uso della luce elettrica, soprattutto all’interno della chiesa…
In certe occasioni noi mettiamo dei piatti con cera e stoppino per l’illuminazione esterna della Basilica di S. Ambrogio, ma siamo nel 2001 e la luce artificiale ha fatto passi da gigante: certamente va dosata opportunamente. L’illuminazione interna dev’essere realizzata con discrezione, deve differenziare la chiesa da altri luoghi, e nella chiesa i diversi luoghi liturgici. Ma se in casa si usa la luce elettrica: perché non usarla anche in chiesa? In Sant’Ambrogio sono state collocate le fibre ottiche per illuminare particolari importanti, e il risultato dimostra l’utilità della tecnologia quando è bene usata. Non bisogna essere nostalgici.

 

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