Il ferro battuto

Dall’oggetto industriale al manufatto di produzione artigianale, sino ad arrivare a realizzazioni di artisti che hanno scelto proprio il ferro come materiale privilegiato da lavorare e al quale dare ogni tipo di forma.

Plasmare, forgiare, rendere mille altre volte incandescente il ferro per sistemare un particolare non è arte d’altri tempi. La produzione in ferro battuto non è, come molti possono credere, solo oramai affidata ai macchinari e ad un tipo di lavoro seriale. Esiste ancora, soprattutto in Italia, l’amore per le cose fatte a mano, per i particolari curati, per i dettagli che personalizzano e differenziano i prodotti. Soprattutto per questo modo di saper conferire carattere esclusivo ad ogni singola realizzazione il “Made in Italy” si è affermato su scala internazionale.

Nelle foto: Insolita la lavorazione di questa ringhiera per scala interna. “Atene – Uccelli”, Mario Sampietro

Una delle sculture degli artisti salentini Gigante & De Luca.

E prima che la moda e tanto più il design, il “Made in Italy” identifica piuttosto il manufatto, la passione e l’accortezza del lavoro che richiede, per non parlare della grande perizia tecnica, una ricchezza che si eredita da un contesto che ha una tradizione e una cultura importanti. Non che il ferro battuto in particolare non abbia conosciuto la lavorazione industriale, per la quale tra l’altro esistono dei referenti d’innegabile prestigio, ma ha mantenuto diverse nicchie privilegiate che sanno combinare, ancora magistralmente, la manualità con l’estro creativo, l’utile ed il Bello.

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Nella foto: ”Parlando a bocca chiusa” è il titolo di questo volto in ferro dai lineamenti femminili. Gigante & De Luca

Così tra le mani di esperti “maestri” prendono forma candelieri che ricalcano l’etnico o lampadari di un’eleganza “antica”, piccoli segnaposti come imponenti cancellate, torte ringhiere e persino sculture minimali. In questo servizio vogliamo raccontare come la produzione di arti applicate abbia potuto contribuire in maniera determinate a definire la specificità di usanze e culture di intere comunità, in che modo abbia registrato interessanti fenomeni di osmosi fra le cosiddette “arti minori” e le “arti maggiori”.

Nelle foto: La copertura di sapore barocco, “Atene”. Mario Sampietro
Questa scultura, differentemente dalla precedente, sembra urlare. Gigante & De Luca

Lo faremo attraverso tre storie diverse, tutte accomunate dalla passione per la lavorazione del ferro battuto. La prima ha inizio nel 1927 ad opera di Mario Sampietro. La sua azienda, con sede a Lipomo nei pressi di Como, nonostante nel tempo si sia ingrandita – tanto da dover sostenere un impegno sempre crescente con una committenza anche estera – non ha mai perso la propria tipicità. Quasi maniacale nel formare una manodopera altamente specializzata e motivata attraverso decenni di praticantato, si cimenta oggi in lavori di grossa entità come faceva con le pregevoli opere dei primi anni.

Nelle foto: Il Cigno “Odette”, forgiato in estemporanea alla Biennale di Stia del 2003 dai maestri Gigante, De Luca e dall’allievo Gianni Rampini.
Lampadario a otto luci, decorato a mano con foglie, ricci, fiori e rose in ceramica. L.T.A. di Renzo Siorpaes

Come Mario Sampietro, così Renzo Siorpaes, fabbro artigiano di Cortina d’Ampezzo vanta una lunghissima esperienza. L.T.A., la sua impresa, propone oggetti che manifestano una grazia mutuata da quella “sapienza antica” che è la “cifra” di riconoscimento della nostra arte – artigiana in tutto il mondo. Discendendo l’Italia fino al limitrofe Salento, a Cavallino, frazione della bellissima capitale del barocco, Lecce, da molti anni è attiva la bottega artigiana di Gino Gigante e Salvatore De Luca. Il primo maestro del secondo. Si affiancano nel lavoro della bottega e dello showroom, ed oltre ad esibire arredi unici, si cimentano nella creazioni di sculture, veri e propri pezzi d’arte con i quali realizzano installazioni di mirabile suggestione.

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