Il fascino dell’architettura e l’estetica del paesaggio

Un luogo votato alla sosta e all’ospitalità, quest’angolo di Umbria, fra le dolci colline e boschi secolari. Un vecchio molino ad acqua del XVIII secolo riportato a nuova vita e destinato a diventare un rifugio per i nuovi proprietari.
Cinque ettari di terreno circondano la proprietà: un bosco attraversato dal ruscello che alimentava il vecchio molino, un orto biologico, una piscina, ampie zone per il relax arricchite dalle opere scultoree dell’artista Germano Cilento completano questo straordinario paesaggio.
La sistemazione degli esterni è stata curata con grande maestria dalla paesaggista Sophie Clarke e dallo stesso proprietario, Daniel Aerni, con l’obiettivo di creare un perfetto equilibrio tra estetica del paesaggio e organismo architettonico, cercando di far conciliare le esigenze moderne con le caratteristiche ambientali e culturali dei luoghi. La struttura, interamente in pietra e intonaco di calce, è composta da diversi corpi di fabbrica che danno vita a un organismo dinamico.

Centralità del progetto: l’antico mulino è stato restaurato e trasformato in una country-house, con grande cura e attenzione del rapporto tra estetica del paesaggio e architettura.
Innovazione: abbattimento delle barriere architettoniche.
Nei tre corpi di fabbrica trovano posto anche un ristorante, una galleria d’arte e una palestra.
Uso dei materiali: infissi in ferro, pavimenti in pianelle, tetti e solai in legno di castagno e pianelle, manto di copertura con i coppi di recupero, soppalchi in ferro.
Nuove tecnologie: riscaldamento a pannelli radianti a pavimento in tutto l’edificio. Fonte energetica: centrale termica a legna, gpl (solo se necessario) e pannelli solari.Come è sempre stato nella tradizione delle case contadine umbre, le finestre e le porte sono piccole, i tetti sono in coppi, i solai sono in legno di castagno e pianelle. Tutto il materiale che si è potuto recuperare è stato riutilizzato, mentre dove è stato necessario ricostruire le parti crollate, la scelta progettuale dell’architetto Martin Stubenrauch è stata quella di lasciare in evidenza le ferite del passato mediante l’utilizzo di materiali e tecnologie diverse. La struttura è in gran parte accessibile ai disabili e sono state utilizzate energie alternative per il riscaldamento quali pannelli solari, pannelli radianti inseriti a pavimento e stufe economiche. Gli interni sono stati curati dai proprietari: il recupero di vecchi mobile d’arte povera, librerie e tavoli realizzati in materiali naturali, e l’utilizzo di toni caldi e avvolgenti, danno vita ad ambienti romantici e raffinati.Secondo i principi della Bio-architettura, la casa è considerata la “terza pelle” dell’uomo, dopo il derma e i vestiti che indossiamo: è per questo motivo che deve possedere tutte quelle caratteristiche di traspirabilità che ne consentano il mantenimento del perfetto equilibrio igrometrico.
Per il raggiungimento di questo scopo è opportuno che le strutture murarie verticali e gli orizzontamenti siano realizzati con materiali naturali, oltre che ecologici; lo stesso principio vale per le finiture (tinte ed intonaci). Ottima da questo punto di vista è la calce naturale che per la sua elevata porosità “cattura” l’umidità dell’aria e la distribuisce per capillarità alle murature ed all’intera struttura, così da favorire un continuo interscambio evaporativo verso l’esterno e mantenendo salubri gli ambienti interni.

Nella foto: Una delle camere per gli ospiti è caratterizzata dalle antiche travi originali di quercia, recuperate e consolidate. Elementi d’arredo in arte povera, pavimento in  pianelle fatte a mano, intonaco di calce naturale per le pareti.

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