Il Duomo di UrbinoUn volto nuovo per i colori del ‘700

Un volto nuovo per i colori del ‘700

La Cattedrale sorge accanto al Palazzo Ducale di Urbino: sul suo impianto architettonico del ‘400 è stata apposta una nuova facciata in pieno ‘700. Il restauro attuale, occasionato dal sisma del 1997, è il primo per importanza dopo quello col quale il Valadier rivide completamente l’interno. Ce ne parlano il Vescovo, Mons. Francesco Martinelli e il direttore dell’Ufficio tecnico della Curia, Alessandro Cioppi che collabora anche col progetto europeo "Cathedral".
Vista absidale del Duomo, adiacente
al Palazzo Ducale di Urbino.

L’Ing.Alessandro Cioppi dirige l’Ufficio Tecnico dell’Arcidiocesi di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado. Gli chiediamo di parlarci del programma europeo in cui è inserita la cattedrale di Urbino. «Il progetto europeo, la cui esatta denominazione è "Cathedral.it", include anche la Cattedrale di Vienna – S. Stefano – e quella di Regensburg, dedicata a S. Pietro.
Tale ricerca rientra nell’ambito della commissione europea “Programma Cultura 2000” e il suo obiettivo è l’elaborazione di un metodo per favorire un monitoraggio costante delle strutture storiche onde evitare di dover ricorrere a interventi straordinari occasionati da catastrofi. L’idea di questo progetto è sorta indipendentemente dall’operazione di restauro del Duomo di Urbino. Comunque anche i danneggiamenti subiti dal Duomo pongono in evidenza la necessità, al di là dell’intervento in emergenza, di disporre di un monitoraggio continuo. L’opera di conservazione è la sola che può prevenire danni gravi in caso di eventi eccezionali.

Disegno storico, raffronto tra il duomo del XV secolo e i rifacimenti settecenteschi.
Un disegno del 1750.

Il progetto, inserito in un circuito europeo, mira a promuovere uno scambio di idee, informazioni e know-how. Per la cattedrale viennese è stato sviluppato un software per il monitoraggio strutturale che speriamo di riuscire ad adottare anche qui».
Comunque è nelle singole diocesi che si opera….

«Certamente. A Urbino il restauro è stato anche occasione per riorganizzare in parte il funzionamento della curia. Si è costituito un gruppo di tecnici che oggi continuano un’indagine nel territorio dell’arcidiocesi. Nella parte del palazzo arcivescovile dedicata a museo diocesano contiamo di installare un laboratorio di supporto per la conservazione delle opere architettoniche e artistiche della diocesi».
Che accadrebbe nel caso di nuovi terremoti?
«Non credo vi saranno problemi. La struttura è controllata seppure ancora in modo tradizionale. Si sta valutando la possibilità di informatizzare il monitoraggio. Il restauro attuale è stato svolto a regola d’arte sotto la direzione e l’alta sorveglianza della Soprintendenza. Direi soprattutto che tutti gli interventi strutturali sono stati realizzati secondo le tecniche più avanzate, ottenendo un miglioramento sismico della struttura nel rispetto dell’originario sistema statico-strutturale; ad esempio non è stato utilizzato il cemento armato per consolidare la struttura danneggiata della cupola e della navata centrale, bensì la più leggera fibra di carbonio».
Quali sono stati i problemi maggiori?
«Più che nel restauro strutturale, alcuni problemi sono emersi nel restauro storico-artistico. Il nostro intervento è stato il secondo, in termini di consistenza, dopo quello settecentesco del Valadier. Si è posta particolare attenzione agli aspetti cromatici dell’interno; chi entra in Duomo ora, lo trova diverso da come lo vide prima del ’97.Abbiamo ritrovato il colore originario e lo abbiamo ripristinato, usando tutte le tecniche e gli accorgimenti tipici di un restauro puramente conservativo. Ne è derivata una luminosità interna assai maggiore di quella che consentivano i precedenti intonaci biancastri. Un’altra parte sostanziale dell’intervento ha riguardato l’impiantistica; 11 chilometri di tubazioni costituiscono il nuovo sistema di riscaldamento, invisibile sotto la pavimentazione in marmo che è stata rimossa, catalogata e riposizionata con precisione. La lucidatura opaca ha consentito di recuperare appieno la coloritura settecentesca degli interni».

Duomo di Urbino

Committente: Curia Arcivescovile di Urbino
Progetto restauro architettonico: Arch. C. Botti, Arch. G. Rinaldesi
Progetto impianti: Ing. P. Principi, Ing. R. Girelli
Direzione restauro architettonico: Arch. Biagio De Martinis, Soprintendenza BB. AA. AA.
Direzione restauro artistico: D.ssa Agnese Vastano, Soprintendenza Beni Storici
Responsabile Tecnico Arcidiocesi: Ing. Alessandro Cioppi (Urbino)
Impresa esecutrice: I.co.R. Srl, Piobbico (PU)

E per quel che riguarda le "grotte"?
«Si èoperato un totale risanamento conservativo. Vi abbiamo trovato un sistema di aerazione che nel tempo era stato otturato e lo abbiamo ripristinato. L’
antico sistema di tubature era stato studiato con intelligenza per evitare l’accumulo di umidità».
Il suo ricordo più bello?
«A Pasqua del 2002 promisi all’Arcivescovo che il restauro sarebbe stato pronto per la festa del patrono, san Crescentino, l’1 di giugno. In realtà si era ancora molto indietro. Ma tutti, circa 60 persone, si misero all’opera con grande impegno: c’era l’orgoglio di operare per qualcosa in cui tutta Urbino si riconosceva. E ci siamo riusciti.Tutti hanno partecipato
con passione: il direttore dei lavori architettonici, l’arch. Biagio De Martinis della Soprintendenza per i Beni Architettonici e del Paesaggio delle Marche, il direttore dei restauri artistici, d.ssa Agnese Vastano, della Soprintendenza per i Beni Storici, i muratori, i restauratori, i tecnici degli impianti, gli addetti alle pulizie…. Un’opera veramente corale».

Trattamenti di finitura, ipotesi di progetto del prospetto sud.
Vista del Duomo da Piazza Rinascimento. Sezione longitudinale firmata dal Valadier.
Qui sotto, immagine storica della facciata settecentesca.

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