I contributi di:S. Em. Card. Tarcisio Bertone, Prof. Arch. Raffaele Sirica, S.E.R. Mons. Mauro Piacenza, Arch. Giuseppe Maria Jonghi Lavarini, Dott. Giovanni Petrucci, S.E.R. Mons. Carlo Chenis, Ing.


S. Em. Cardinale Tarcisio Bertone
Segretario di Stato, Città del Vaticano

Senza dubbio nei nostri oratori, penso in particolare a quelli dei Salesiani di cui ho esperienza diretta, ma anche a quelli dei centri di altre Congregazioni, l’accoglienza è una delle finalità precipue: a questa si unisce la finalità educativa. Gli ambienti degli oratori hanno una tradizione e uno stile improntato alla proposta della promozione educativa di tutti i giovani: e sottolineo tutti. Tra le caratteristiche principali dell’oratorio salesiano c’è proprio questa: di non rivolgersi a una élite, ma di accogliere la massa dei giovani, provenienti da ogni strato sociale, allo stesso tempo dando ospitalità anche ai gruppi organizzati, come l’Azione Cattolica o gli Scout. Gli oratori sono un microcosmo in cui si sperimenta la convivenza autentica di tutti i componenti di quella che oggi si chiama società multietnica (…). Le attività di gioco, di sport, musica, teatro, ecc., si svolgono in ambienti idonei e le porte sono aperte a tutti.

Prof.Arch. Raffaele Sirica
Presidente del CNAPPC

Finalità principale dell’edizione del Premio di quest’anno è la proposta di un progetto di idee inerente gli spazi per le attività aggregative, sportive e culturali all’interno delle aree di pertinenza degli Enti Ecclesiastici. Nella scelta, potranno
essere privilegiati gli spazi di Enti Ecclesiastici presenti in aree meno conosciute, come centri minori o periferie di aree metropolitane, affinché le proposte ideative prodotte siano diffuse il più possibile sul territorio.
L’opportunità di rivolgere l’attenzione del progettista alle periferie delle aree metropolitane ha anche lo scopo di adeguare questo Premio alla nostra politica professionale tesa alla rigenerazione di quelle aree delle nostre città dove è maggiore il disagio sociale e la carenza di servizi. Il rilevantissimo patrimonio immobiliare della Chiesa anche in aree
decentrate e la disponibilità della Chiesa stessa di ridefinire parte di questo patrimonio oltre che per quanto previsto dalla sua missione anche a fini sociali, sportivi e di utilità generale è l’aspetto più interessante. Ed è altrettanto rilevante la possibilità di consolidare un dialogo tra Chiesa e Architettura, certo già ripreso dal nostro precedente Premio sui Sagrati, ma per troppo tempo rimasto esile.

S.E.R. Mons. Mauro Piacenza
Presidente della Pontificia
Commissione per i Beni
Culturali della Chiesa

L’architetto può essere un fantasioso regista dei luoghi di socializzazione. Luoghi che devono essere accessibili a tutti. Egli deve, però, intuire l’immaginario dei giovani, cogliendone le esigenze soggettive e oggettive per trasformarle in strutture. Con questo Premio l’architetto è chiamato a scrutare il territorio per individuare nell’ambito delle pertinenze
ecclesiali spazi da ridefinire entro parametri idonei a ripresentare l’oratorio “formato terzo millennio”. Deve, inoltre, attivare un sistema interdisciplinare per cogliere tali parametri a livello pedagogico, ricreativo, sociale, religioso, così da corrispondere ad esigenze concrete, presentandole con architetture affascinanti nella loro nobile semplicità e domestica maniera. L’oratorio è una mediazione fondamentale, sia per stimolare l’impegno sociale, sia per secondare la pratica religiosa. In esso si impara a maturare come persone, come cittadini, come cristiani.

Arch. Giuseppe Maria Jonghi Lavarini
Direttore di CHIESA OGGI architettura e comunicazione

La caratteristica della periferia è di non avere caratteristiche: di essere spesso costituita da brani di città senza volto.
La chiesa, nel quartiere, è sempre un luogo caratterizzato, ricco di valenze di significato, un polo di riferimento per tutto lo spazio circostante.
Il servizio che la chiesa offre alla comunità è anche quello di costituire un luogo di riferimento per tutti i cittadini, anche per attività diverse da quelle attinenti alla pratica del culto. Da qui l’importanza degli spazi di scambio: il sagrato in
primo luogo. E poi anche gli ambienti relativi all’accoglienza, allo sport, alla cultura che sorgono entro il centro parrocchiale. Questi ambiti dove la chiesa incontra la città, sono quanto va a costituire un genius loci proprio là dove questo sembra soffocato, oppure lo esalta là dove questo è già evidente.
Nel complesso quindi si può guardare a questi Premi Nazionali di Idee di Architettura come a delle operazioni tese a riqualificare le aree urbane per mezzo di interventi e ipotesi che riguardano lo snodo cruciale dello spazio abitato – di oggi e di tutti i 17 secoli passati, da quando la chiesa è evidente nel nucleo abitato.

Dott. Giovanni Petrucci
Presidente CONI

Lo sport negli oratori è alla base della cultura sportiva italiana.Tut
ti noi siamo passati dagli oratori a fare sport, a tirar calci a un pallone. Anch’io ho una tradizione personale di pratica sportiva iniziata nelle parrocchie della mia gioventù.(…) Si parla a volte di “sport minori”; a me non piace questa dicitura. Potremmo definirli, al limite, sport meno popolari.
Si è visto che cosa è accaduto in occasione degli ultimi Giochi Olimpici sia di Atene, sia di Torino. L’entusiasmo della gente e l’audience fatta registrare da alcune discipline semisconosciute, penso al curling ad esempio, è stato strabiliante. La gente ha voglia di volti nuovi, di facce pulite e lo sport sa regalare le giuste emozioni. Io penso che tutti dobbiamo contribuire a far crescere la cultura sportiva italiana, cultura che non deve essere basata sulla vittoria a tutti i costi, ma sulla possibilità anche di perdere. Lo sport è vita. E nella vita si può vincere e si può perdere. Importante è non fare drammi.

S.E.R. Mons. Carlo Chenis
Vescovo di Civitavecchia- Tarquinia

Il progetto di rimodulazione di un “oratorio” può essere riordinato a un riuso di fabbricati aventi altre destinazioni,
a una ristrutturazione di spazi con tale destinazione, alla costruzione di nuovi complessi. (…)
In una cultura architettonica sovente massificante o puramente estetizzante, l’urgenza di ripensare un’adeguata “architettura oratoriana” diventa sfida per imparare a riprogettare nel quartiere il “foro dei giovani”.
Se la “architettura oratoriana” deve esprimere la libertà espressa dai nuovi “santuari” dei giovani, quali il muretto, i giardini, la discoteca, il bar, la pizzeria, ecc., si deve anche indicare con essa l’urgenza della maturazione interpersonale e la possibilità del cammino spirituale.
L’”oratorio” può riqualificare l’habitat collettivo, per cui non deve risultare una nota stonata con l’intorno, identificando il sistema urbanistico e attivando servizi utili. La “architettura oratoriana” deve avere estrema duttilità per assecondare le persone, tollerare le differenze, promuovere i frequentatori al fine di esprimere la “nuova religione in spirito e verità” nell’ambito di una democrazia autenticamente urbanistica.

Ing. Don Giuseppe Russo
Responsabile Servizio
Nazionale per l’Edilizia di Culto della CEI

Il Servizio Nazionale per l’Edilizia di Culto è impegnato nella promozione di eventi tesi a tematizzare l’assoluta imprescindibilità della progettazione globale, in riferimento ai molteplici luoghi interessati (per esempio non si può pensare di progettare un oratorio parrocchiale senza tenere in debito conto la chiesa cui è annesso o le altre opere comprese nel complesso), ed integrata, in relazione alle numerose discipline e competenze coinvolte. Non a caso recentemente si è svolto a Bari un convegno nazionale sul problema dell’acustica nella progettazione delle chiese: è una delle tante materie che meritano di essere correttamente affrontate e risolte, in modo integrato e che invece
sono sistematicamente trascurate quando ci si cimenta a progettare un edificio di culto.

Mons. Carlo Mazza
Direttore Ufficio
Nazionale per la Pastorale del Tempo libero, Turismo e Sport della CEI

In questi ultimi anni la realtà oratoriale è in forte ripresa, in tutta Italia. (…) L’obiettivo degli oratori non è nella qualità tecnico atletica delle strutture e delle offerte sportive, ma nella qualità delle relazioni e del progetto educativo che esse comportano. Tuttavia anche gli oratori si evolvono e modificano le loro strutture. (…) Quel che distingue l’attività sportiva in ambito oratoriale è senza dubbio la presenza di animatori e di educatori ispirati da una visione ideale strettamente connessa con la crescita della persona. Si distinguono inoltre per la libertà di accesso: per entrare negli oratori infatti non è richiesto un ticket e non sono necessarie tessere. Val bene aggiungere che l’oratorio è una
realtà saldamente radicata nel tessuto sociale del territorio, così che diventa più immediato e fecondo il dialogo con le famiglie…

Arch. Don Stefano Russo
Direttore Ufficio per i Beni Culturali della CEI

Nell’azione pastorale di una parrocchia, le attività ludiche, sportive e culturali costituiscono un momento molto importante di incontro e di aggregazione.
Attraverso di esse è possibile entrare in contatto con persone di qualsiasi convinzione ed estrazione sociale. Di conseguenza la progettazione degli spazi e degli ambienti dedicati a queste attività deve essere fatta con particolare cura. Deve emergere con chiarezza che questi spazi sono parte integrante del complesso parrocchiale e di conseguenza di un programma pastorale che lo comprende.
Bisogna evitare di relegare questi ambienti a spazi di risulta, separati in modo evidente dagli altri. (…)
Mi preme sottolineare con un semplice esempio l’importanza che rivestono: solo se c’è una buona cucina, si potranno realizzare feste e incontri che sono ottime occasioni di reciproca conoscenza e di approfondimento dei legami.

 

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