SANTA MARIA ASSUNTA di Alvar Aalto

ARGOMENTI DI ARCHITETTURA ISSN 1591-3171 N.3/2018
DOI: 10.13140/RG.2.2.15519.25765

Hugo Alvar Henrik Aalto

CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA

RIOLA DI VERGATO (BO)

 

ABETI Maurizio (IT)

Abstract

Fu inaugurata nel 1978, dopo otto anni dalla sua progettazione, la chiesa di Santa Maria Assunta, un’architettura in pietra, cemento e vetro, primo ed ultimo capolavoro di Alvar Aalto in Italia, è degna di essere conosciuta e visitata.
Nota da tutti come “la chiesa di Riola” , è ubicata in un piccolo paese, Vergato, in provincia di Bologna (Italia), precisamente nella frazione Riola, ed ha il primato, nel campo dell’architettura sacra, di aver applicato le nuove forme di rinnovamento liturgico dettate dalle riforme del Concilio Vaticano II.
Alvar Aalto, con il suo spirito organico, dimostra subito un’eccezionale tempra creativa tesa a configurare l’edificio religioso fuori d’ogni normativa schematica e da teorie astratto-figurativeo da o da neo-monumentalismi, nell’interesse dei fedeli di Riola. La sua forte identità, architettonica e strutturale, riesce a conformarsi con l’ambientale circostante tale da diventare segno tangibile e visibile, unità che si ritrova nell’architettura organica di Alvar Aalto.
Un’altra valenza (di carattere escatologico e simbolico) di questa opera sacra, che questo testo evidenzia, è il suo contenuto tipologico, il quale è caratterizzato da uno spazio liturgico progettato sulla base di due componenti spaziali: la centralità dinamica dell’altare, che configurata in una mensa/tavola invita i fedeli al banchetto comunitario, e l’assialità spaziale orizzontale convergente sulla stessa mensa ucaristica .
In conclusione, l’eleborato ha voluto dimostrare che una chiesa dall’estetica semplice e raccolta in una dimensione che non è più solo architettura, ma delle volte anche arte, è capace di proiettare i fedeli, nell’ascolto del Cristo risorto. Contrariamente alle proposte architettoniche degli ultimi tempi che, piene di contraddizioni, mancano di quella sensibilità professionale e spirituale , tale da permettere all’uomo contemporaneo di vivere l’incontro con Dio presente e salvatore.

1. Opere di Hugo Alvar Henrik Aalto 

Fig. 1 Baker House, MIT, Cambridge, Massachusetts, 1943-1948 – ©Wikipedia, author,original uploader was Daterot at en. wikipedia

Hugo Alvar Henrik Aalto (1898 – 1976), architetto e disigner finlandese, fu tra le figure più autorevoli nell’Architettura del XX secolo ed è considerato uno dei maggiori maestri del Movimento Moderno, il massimo esponente europeo dell’architettura organica.
Studiò architettura al politecnico di Helsinki (Teknillinen Korkeakoulu) e si laureò nel 1921. Il suo processo architettonico ebbe come ascendente due temi stilistici della tradizione nordica: il romanticismo nazionale, con particolare riferimento al comfort dell’uomo, all’integrazione organica nel paesaggio e alla ripresa di edifici con tetti di paglia e all’impiego del legno e granito rosso; e l’impostazione classica, riproponendola con un maggiore inserimento nell’ambiente naturale.
La sua ricerca architettonica iniziale fu condizionata dal clima razionalista. e funzionalista degli anni ’20, sopratutto nelle sue prime opere come la sede del quotidiano “Turun Sanomat” (1928-1930) a Turku, nel Sanatorio di Paimio (1929-1933) e nella Biblioteca municipale di Viipuri (1930-1935), oggi Russia allora Finlandia, non trascurando, però, di introdurre influenze classiche ed elementi di architettura organica fuori d’ogni regolamentazioni indicative e da dottrine astratte; dando prova subito di un’eccezionale carattere creativo (Fig. 1).
Oltre questi edifici pubblici, progettò stabilimenti industriali, abitazioni private e costruzioni religiose in Finlandia, negli Stati Uniti, in Francia,in Germania e in Finlandia (fabbrica di cellulosa di Sunila a Kotka nel 1930, Aalto progettò sia la fabbrica che le case degli operai con servizi sociali e residenze; la Maison Louis Carré a Bazoches-sur-Guyonne nel 1959-1961, nei dintorni di Parigi; abitazioni nel quartiere dell’Interbau a Berlino e sempre in Germania, a Brema, la Casa a torre di Neue Vahr nel 1959-1962 e il grattacielo Aalto-Hochhaus nel 1958-1962, alto all’incirca 65 metri per 22 piani; la chiesa di di Muurame nel 1926-1929 e quella delle Tre Croci a Imatra nel 1956, entrambe in Finlandia, etc.) Inoltre, gli si devono alcuni piani urbanistici eseguiti in Svezia e in Finlandia.
Ha insegnato a lungo a Boston nel Massachusetts Institute of Tecnology per il quale disegnò la casa dello studente.
Il suo stile fu caratterizzato soprattutto dal prevalere di grandi superfici ondulate o piane e dall’uso frequente del legno, condotto sino al virtuosismo.
Bruno Zevi scrisse: ‹‹Aalto delinea la via europea dell’architettura organica e, percorrendone un lungo tratto, ne indica gli sviluppi…. Il culmine della creatività aaltiana, il momento in cui egli parla a se stesso oltre che agli altri, è rappresentato dal Padiglione Finlandese all’Esposizione Universale di New York del 1939…… Frank Lloyd Wrigth, ammirandolo esclamò: “Aalto is a genius”›› .

2. La storia

Fig. 2 La facciata principale della chiesa di Santa Maria Assunta – RIOLA di Vergato (BO), rivolta ad est, preceduta dal grande piazzale del sagrato.

Presentando quest’architettura sacra di Alvar Aalto, alcuni pensieri vengono alla mente. Il primo, che fu progetta nel 1966 quando non era stato ancora assimilato il concetto di spazio per la liturgia postconciliare. Il secondo è la riconoscenza al cardinale Giacomo Lercaro (1891 – 1976) fautore dell’architettura sacra “moderna”, per la sua ispirazione che portò ad affidare a Aalto la progettazione del complesso ecclesiastico di Riola. Al concorso progettuale furono inviati tre fra i maggiori architetti del tempo: il francese Le Corbusier (1887 – 1965), il giapponese Tange (1913 – 2005) ed appunto Aalto. A tal proposito Bruno Zevi (1918 – 2000) scrisse: «nessun architetto sembrava meglio idoneo a colmare il distacco tra architettura sacra e realtà sociale, denunciato più volte dal porporato di Bologna». Sempre al cardinale Lercaro va dato il merito di aver tracciato per questa costruzione ecclesiastica le nuove direttive conciliari (fu membro della commissione postconciliare per l’interpretazione dei testi del Concilio) affermando: «una chiesa pensata come luogo di convocazione comunitaria del popolo, partecipe del flusso di vita della città, non isolata ma saldata al quartiere e tale da qualificarlo». Intenzione del committente ecclesiale era di edificare una chiesa capace di ripudiare la sontuosità e il fasto decorativo e rifiutare l’ispirazione e il riallaccio al monumentalismo, tendenza architettonica che nel corso del ‘900 si ispirava alla tradizione classica passata o al neoclassicismo.
Quindi, il progetto trasse origine e coraggio dal confronto di concretizzare in una tipologia tangibile il messaggio ed i significati concettuali della riforma liturgica indotta del Concilio Vaticano II.
L’edificazione della chiesa ebbe inizio nel 1975, terminata ed inaugurata nel 1978 e completata con la costruzione del campanile nel 1994.

3. L’edificio – chiesa

Fig. 3 La pianta della chiesa.

La chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta (Fig. 2), della frazione Riola di Vergato (BO), piccolo comune dell’Appennino Emiliano, è l’unica opera realizzata in Italia da Alvar Aalto ed appartiene al genere di architettura organica da lui prodotta. È un’opera architettonica caratterizzante il territorio di Riola e si propone inoltre di riorganizzare lo spazio di risulta esistente tra le sponde del fiume Reno e parte del paese, e anche di essere centro di aggregazione di altri edifici parrocchiali.
La concezione architettonica e le soluzioni strutturali contengono alcuni spunti di notevole interesse. Il sistema compositivo nonché il contenuto tipologico (Fig. 3) di questa opera sacra riescono a plasmare la struttura armonizzandola con l’ambientale circostante attraverso i rapporti dimensionali, la scelta d’uso dei materiali, il valore della luce, la chiara fruizione degli spazi, l’essenziale geometria. È la realizzazione di quel nuovo sistema in equilibrio tra ambiente costruito e ambiente naturale che si ritrova nell’antico spirito organico: rifiutare le ideologie dell’architettura “scientifica”, immodificabile e universale, per difendere i diritti di un progettare umano e flessibile, connesso con la realtà.

Fig .4 Il campanile.

Nella sua struttura le linee seguono curve dinamiche, la planimetria è conformata secondo la logica dell’orografia del sito; la copertura, fortemente inclinata, ricerca profili ricurvi rifacendosi ai monti appenninici che circondano la vallata, e presenta grandi aperture esterne orizzontali. Tutto il concetto dell’edificio si basa sull’idea del fascio di rette che convergono verso un punto simbolico: nel punto centrale della croce, la quale è senza il crocifisso a simboleggiare che Cristo è Risorto e che la nostra vita non termina con l’esistenza terrena.

4. La facciata principale

La facciata principale della chiesa è rivolta ad est, ed è preceduta dal grande piazzale del sagrato , piazzale lievemente inclinato e di grande mediazione, il quale verso sud è chiuso da un portico, collegato al campanile, mentre a nord limita il fiume Reno
Le pareti esterne, prefabbricate, sono state completate esternamente da una controparete di 15 cm. di calcestruzzo ed argilla, realizzata in opera e con funzioni di isolamento termico, e un rivestimento in pietra calcare tipica di Montovolo (montagna dell’Appennino bolognese) di 4 cm. di spessore.
Il campanile è composto da sei alti e sottili pilastri “a lama” in cemento armato, indipendenti e paralleli, fra cui sono sospese le diverse campane (Fig. 4).

5. L’architettura interna

Fig. 5 L’interno dell’aula liturgica.

La sua struttura portante, progettata con elementi prefabbricati in c.a. (la costruzione fu realizzata quasi esclusivamente in cantiere a Pontecchio Marconi, sotto la guida del geom. Mario Tamburini della Grandi Lavori spa), è costituita da sei archi asimmetrici la cui curva esprime una caratteristica aaltiana, posti tutti ad interasse regolare, che rappresentano l’elemento fondante dell’impianto ecclesiale e circoscrivono, racchiudendo, l’intero suo volume (Fig. 5). La copertura, sempre in pannelli prefabbricati in c.a.p. (rivestita con lastre di rame), ha una forma simile agli elementi a shed per gli edifici industriali. La specificità di tale struttura è appunto la realizzazione degli archi portanti le vele del coperto, che aperte sul lato lungo, originano le aperture ad abbaino in lunghezza e garantiscono l’illuminazione naturale interna della chiesa e nel contempo ne rappresentano un componente architettonico caratterizzante.
L’aula celebrativa asimmetrica, con la sua forma rettangolare oblunga a “cono”, assume spontaneamente una forma unitaria a cui si adeguano tutti gli elementi della struttura: dai sei archi portanti a quelli dell’arredamento che unitariamente creano tensione verso la centralità posta sull’altare.

Fig. 6 Area presbiterale.
Fig. 7 Il tabernacolo.

 

L’aula celebrativa asimmetrica, con la sua forma rettangolare oblunga a “cono”, assume spontaneamente una forma unitaria a cui si adeguano tutti gli elementi della struttura: dai sei archi portanti a quelli dell’arredamento che unitariamente creano tensione verso la centralità posta sull’altare. Quindi, tutta l’area presbiteriale (Fig. 6) , con l’altare, il syntronos, l’ambone e il tabernacolo (Fig. 7), quest’ultimo visibile, ma indipendente, esprime una profonda forza espressiva come centro focale dello spazio sacro. Sulla destra della zona destinata al clero, troviamo il battistero, che è ubicato in un luogo autonomo ed esterno alla dinamicità spaziale dell’aula sacra. La ricerca compositiva di Alvar Aalto tiene presente il suo ruolo iconologico con la sua discesa, composta da quatto gradini, a significare che il nuovo cristiano scende nella vasca battesimale, è ricoperto dalle acque ed emerge ad una vita nuova. Sopra il fonte battesimale l’architetto filandese progettò un lucernario piramidale in vetro (Fig. 8), a simboleggiare la discesa dello Spirito Santo sopra i battezzati. Ed inoltre il suo ambiente è caratterizzato da un’unica finestra da dove è possibile intravvedere lo scorrere del fiume Reno con allusione più o meno velata al fiume Giordano.

6. La luce naturale

Fig. 8 Il lucernario piramidale in vetro sopra il fonte battesimale.

Un altro elemento architettonico costruttivo dello spazio, capace di organizzare e temprare il “vuoto” di questo edificio – religioso, è la sua luce naturale. Infatti, penetrando nell’aula ecclesiale attraverso i suddetti lucernai orizzontali in maniera indiretta, i particolari propri strutturali subiscono una “liberalizzazione” dalla loro realtà materiale e non contrastano più ad un senso di percepire trascendentale. La luce naturale, riflettendosi sulle superfici tutte di colore bianco, magnifica e rivela lo spazio, non più, quindi una manifestazione solo d’irradiazione luminosa (Fig. 9).

7. Una luce deve scendere dall’alto

Fig. 9 Gli archi portanti le vele, aperte sul lato lungo, che originano le aperture ad abbaino in lunghezza.

La luce e il colore, protagonisti, che penetrando dall’alto si ricollegano alle parole di Sant’Ignazio di Layola: “una luce deve scendere dall’alto”.
Lungo sempre il lato di destra troviamo la schola cantorum, con l’organo sistemata su un basso podio a gradoni (il punto più alto sovrasta di soli due metri il pavimento della chiesa) in modo da darle un contatto più diretto con l’assemblea e rendendola così, con la sua parte musicale, componente della dinamicità liturgica. Dinamicità resa evidente in quanto ogni elemento nella sua diversità contribuisce, come sopra accennato, a creare l’insieme (l’archetipo) e la caratteristica dell’organismo architettonico.
Quest’architettura, questa forma architettonica, è semplice, è bella, è esplicita, ed è espressione di Aalto, e le andremo incontro come tale. L’architettura contemporanea non raggiungerà il suo stile, io credo, ma si rivelerà per espressioni d’autore: espressioni che non hanno antecedenti che nell’autore stesso, e che non avranno successori che nei plagi. Così, quest’opera architettonica, oggi, è un’opera d’arte, né si dirà che un’opera è classica formalmente, ma è classica dell’autore. Questa chiesa è un classico di Alvar Aalto.

Si ringrazia il Dott. Andrea Paltrinieri (andrea.paltrinieri@amarevignola.it), autore del reportage fotografico, per l’autorizzazione concessami a pubblicare le foto.

Bibliografia

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  • K. Fleig, Alvar Aalto, Zanichelli, Bologna 1978.
  • O. Gentilini, Chiesa di Alvar Aalto. Non solo architettura, Riola di Vergato, Associazione Riola di più, 2012, p. 70.
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  • G. Gresleri, La chiesa di Alvar Aalto a Riola nell’epopea lercariana di metà secolo a Bologna, in “Parametro. Bimestrale di architettura e urbanistica”, 222 (1998), pp. 45-47.
  • T. Keinänen, P. Korvenmaa, K. Mikonranta, Á. Ólafsdóttir, Alvar Aalto e gli oggetti, Electa 2004.
  • B. Zevi, Spazi dell’architettura moderna, seconda edizione ampliata, Giulio Einaudi Editore, Torino 1973.
  • Internet: Wikipedia, Alvar Aarto, Http://il.Wikipedia.org/wiki/Alvar_Aalto.
Abeti Maurizio
Graduate in Architecture
Independent researcher
Via SottoTen. Gaetano Corrado, n.29 83100 Avellino(Italy)
cell. Phone: +393393146816
maurizioabeti@gmail.com
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