Gli arredi lignei

Dal parroco di provincia al più noto architetto italiano nel mondo… Come ha vissuto la Genuflex questo cambio di prospettiva? Lo chiediamo a Paolo Lion, titolare dell’azienda trevigiana.
Con grande orgoglio, come può ben immaginare, ma anche con la consapevolezza che sono stati i parroci di tutta Italia, in quarant’anni di attività, a fare la fortuna della nostra azienda… e la faranno ancora perché anche dopo il grande exploit di San Giovanni Rotondo si torna al lavoro in termini realistici e a considerare le loro richieste, piccole o grandi che siano, con la passione di sempre.Guardi, la collaborazione con Renzo Piano la considero una sorta di premio alla carriera, un’esperienza che indubbiamente ha lasciato il segno ma che non mi ha montato la testa. La Genuflex resta un’impresa a misura di parroco.

Qualche aneddoto riguardante questa avventura vissuta tra Maser, Genova e San Giovanni Rotondo? L’incontro con Renzo Piano, per esempio, in che atmosfera è avvenuto?
Nel modo più semplice, senza troppe formalità, entrando subito nel vivo della questione. Noi siamo arrivati a Genova in furgone, con i prototipi dei banchi da chiesa, e l’architetto ci si è fatto incontro in modo molto cordiale. Una stretta di mano – si è anche concesso per una foto ricordo – e ci siamo messi al lavoro – si trattava di montare e smontare i prototipi per evidenziarne le caratteristiche tecniche – noi dapprima un po’ titubanti, poi incoraggiati dal suo reale interesse alle soluzioni adottate per tradurre il progetto in realtà. Bene, se siamo portati a pensare un grande architetto come a una persona astratta, un artista nel senso meno pratico della parola, questo non è il caso di Piano, che ci ha sorpresi per il gusto di entrare nel dettaglio parlando con competenza d’umidità del legno, d’incastri
d’incollaggio, di ferramenta. Questo vuol dire avere considerazione del lavoro del tuo fornitore. La nostra avventura cominciava sotto buoni auspici.

L’Arch. Renzo Piano con il Dr. Paolo Lion
(a sinistra), titolare della Genuflex.

A prima vista i banchi da chiesa disegnati da Piano per il Santuario di San Pio sembrano quanto di più semplice
si possa immaginare. Le cose stanno proprio così?

L’apparenza inganna perché invece la loro realizzazione è stata una vera e propria sfida tecnica ed è qui che la Genuflex ha dato il meglio di sé stessa. Per capire come bisogna considerare innanzitutto la volontà del progettista di esprimere anche in questi arredi la comunione della Chiesa con la natura e il senso del tempo nella sua prospettiva più ampia. Ecco dunque il perché della scelta del legno massiccio e della fisicità che deriva dai notevoli spessori e dalla finitura a vena naturale. Un approccio antico a questo materiale, si può dire, che ha richiesto però accorgimenti tecnici d’avanguardia. Per dirla in parole povere, banchi così massicci, sottoposti a forti escursioni termiche, anche 25 °C nel giro di poche ore, rischiavano non solo di scricchiolare fastidiosamente ma addirittura di riempirsi di crepe e rompersi.
In secondo luogo, dal progettista veniva la richiesta di arredi di grande flessibilità funzionale. L’asimmetria delle superfici, accentuata dalla diversa inclinazione dei pavimenti, ha reso necessari non solo numerose tipologie dimensionali di banchi ma anche la messa a punto di un sistema di combinazione e di smontaggio degli stessi in grado di soddisfare rapidamente le più svariate funzioni d’uso dello spazio, dalla messa per pochi fedeli alle grandi celebrazioni.
Sono dettagli che a prima visto sfuggono ma all’armonia della chiesa contribuisce anche il susseguirsi delle file di banchi, che sottolineano con naturalezza le linee della struttura. Sapesse quanto oscuro lavoro di progetto! Ad ogni buon conto, ne valeva la pena. Sull’uno e sull’altro fronte, evidentemente, le soluzioni Genuflex sono risultate le più convincenti. Mi sembra fondamentale sottolinearlo: la decisione a favore della mia azienda è maturata esclusivamente
su base tecnica, tant’è che la proposta economica è stata formulata in seguito.

Entriamo dunque nel dettaglio tecnico, visto che proprio su questo piano s’è giocata la gara d’appalto. In che cosa si è distinta la Genuflex?
Per quello che mi è dato di sapere due sono stati gli aspetti determinanti. In primo luogo la garanzia che viene dall’esperienza quarantennale e dalla posizione leader che occupiamo nel settore dell’arredo sacro. Padre Gerardo, responsabile della nuova costruzione, assieme a tutti i confratelli che hanno collaborato all’opera, ben conosceva i molteplici aspetti della nostra attività e la passione che vi profondiamo. Le buone referenze, se così si può dire, hanno
posto di diritto la Genuflex nel novero delle 6 aziende candidate. Ben più determinante agli occhi del progettista, tuttavia, è stata la possibilità di poter controllare tutto il processo di produzione degli arredi, dalla materia prima alla installazione, lungo un arco temporale di cinque anni, dal 1999 al 2004. Si trattava di produrre a colpo sicuro 1700 banchi in legno massello, per non dire del resto. Un lavoro così delicato richiedeva le massime garanzie. E così è stato, giudichi lei. Il primo passo è stato l’approvvigionamento del legname – 1200 metri cubi, lo stesso volume di una casa di due piani per darvi un’idea – stabilendo perfino il momento più propizio per il taglio. La scelta è caduta sul rovere di Slavonia, praticamente il meglio in fatto di durata e qualità – ben lo sa chi costruisce botti da grandi vini – con una
venatura marcata e luminosa di bellezza inimitabile.

Finora abbiamo parlato di banchi ma l’intervento della
Genuflex ha riguardato anche gli arredi delle sacrestie
e della penitenzeria…

L’arredo di questi spazi del santuario poneva sostanzialmente problemi di praticità – provate a immaginare il via vai di centinaia di sacerdoti e di migliaia di penitenti – ed è qui che abbiamo potuto mettere a frutto la nostra ultradecennale esperienza nell’andare incontro alle esigenze del clero e dei fedeli. Le sacrestie del santuario si sviluppano su quattro piani e hanno spazi enormi che vengono qualificati nella loro funzione essenzialmente dalle armadiature: mobili di linea moderna dai rivestimenti dogati, impostati alla massima semplicità d’uso, con grandi carrelli scorrevoli e altre ingegnose
soluzioni per il guardaroba. Analogo è il caso della penitenzeria, con ben 31 confessionali disegnati in armonia con le linee curve della struttura, realizzati con le più moderne tecnologie, dall’insonorizzazione alla ventilazione, con specifici accorgimenti per garantire l’accessibilità agli handicappati. Insomma, una sfida vinta grazie coniugando esperienza
e tecnica, tradizione e innovazione.

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